Motivazioni e talento di razza
Ogni specie animale si caratterizza non solo per le caratteristiche percettive e comunicative ma soprattutto per gli interessi che dimostra verso il mondo e per le tendenze. Facciamo qualche esempio. Mentre un essere umano è interessato agli oggetti rossi o che spiccano dal contesto – tradendo la nostra origine di frugivori raccoglitori – il cane si orienta preferibilmente sui target in movimento. Gli interessi sono perciò delle disposizioni a orientarsi verso certi stimoli e a ricercare nel mondo specifici target. Un discorso analogo può essere fatto per le tendenze, vale a dire le disposizioni a proporre in modo elettivo certi comportamenti e a rispondere agli stimoli con precise coreografie motorie.
A tutti sarà capitato di vedere come il cane invita al gioco inchinandosi sulle zampe anteriori o come il gatto sia attirato da piccoli oggetti che rotolano e come metta in atto delle precise e ben caratterizzate sequenze predatorie. Questi interessi o tendenze sono, di fatto, delle disposizioni innate, frutto della selezione naturale, e prendono il nome di “motivazioni”. Le motivazioni, proprio come le emozioni, possono essere suscitate dagli eventi della realtà esterna ma, nella loro specificità orientativa ed espressiva, appartengono alla struttura comportamentale della specie (etogramma).
Con la parola “motivazione” si indica l’essere predisposti a preferire certe cose piuttosto che altre e a proporre precisi comportamenti. Le motivazioni rassomigliano un po’ ai desideri e come questi sono caratterizzate da aspettative e inducono stati d’inquietudine se non trovano soddisfazione, ma altresì di ricerca attiva di certi oggetti che possono esaudirli, di vulnerabilità verso particolari stimoli che lasciano presagire eventi di gratificazione.
Una motivazione è perciò come un languore che chiede urgentemente di essere ristorato e che se non trova ascolto crea frustrazione, mentre se assolto dà un forte appagamento. Ogni animale perciò si caratterizza per le specifiche sensibilità verso il mondo e per le proposte che fa al mondo.
I cani delle diverse razze presentano assetti motivazionali differenti, pertanto se è vero che tutti i cani fanno capo allo stesso etogramma, ogni razza presenta i livelli motivazionali impostati in modo specifico. Questo significa che le vocazioni – ossia gli interessi, gli orientamenti, le proposte – che ogni razza manifesta sono specifiche e vanno tenute in debita considerazione ogni volta che si vuole adottare un cane e nel predisporre un progetto educativo sul cucciolo.
Rispetto al primo punto va detto che non ci si può orientare sul cane seguendo esclusivamente dei canoni estetici – quantunque ovviamente importanti e rispettabili – perché ogni razza presenta tendenze e aspettative specifiche che vanno confrontate con le disponibilità che la persona può mettere nel proprio rapporto. Ci sono cani che hanno bisogno di una vita esplorativa e olfattiva fortemente carica e che quindi mal sopportano la clausura casalinga e sono viceversa adatti a persone che fanno passeggiate nei boschi. Altri cani richiedono un proprietario sicuro, capace di strutturare bene l’accreditamento, e che quindi non sono adatti a persone incerte o poco presenti o dal comportamento ambivalente. E’ molto importante che prima di adottare una certa razza la persona si informi, consultando persone esperte – quali allevatori, medici veterinari comportamentalisti, istruttori cinofili – evitando di lasciarsi prendere dall’entusiasmo del momento.
Rispetto al secondo punto va detto che le vocazioni di razza definiscono il tipo di proposta ludica e interattiva che il cucciolo mette in atto nonché il tipo di espressione agonistica e sociale che il cane adolescente presenterà in modo elettivo. Ovviamente una proposta, sia ludica che agonistica, si aspetta di assumere competenza attraverso l’esperienza e la guida che viene offerta dai referenti sociali. La vocazione non è in sé una dote, lo diventa solo a patto che venga declinata in modo specifico e non generalizzata su qualunque target, in qualunque modo e in qualunque contesto: in questo caso il comportamento vocato diviene incompetente e maniacale.
Spesso si pensa che lasciare che il cane metta in atto un certo comportamento significhi semplicemente lasciarlo sfogare, in realtà le ricerche di neurobiologia degli ultimi decenni hanno dimostrato che l‘espressione è in sé esercizio, vale a dire accresce a lungo andare la probabilità di ripresentazione di detto comportamento. Un tempo chi prendeva un cane di una certa razza lo faceva per adibirlo a una specifica attività e questo già comportava un “disciplinare la vocazione” ovvero darle delle linee guida precise di target, contesto e modo. Oggi le persone adottano un cane semplicemente per vivere con lui una generica esperienza relazionale e così è più facile che, assecondando le proposte del cucciolo in modo generico, enfatizzino e generalizzino l’espressione motivazionale.
Oggi è pertanto indispensabile aiutare i proprietari a strutturare le attività di gioco e di interazione in modo tale da evitare le derive maniacali e di portare a eccellenza il talento di razza.
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Di Roberto Marchesini
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