Giraffa uccisa in Danimarca: per L’Enpa migliaia gli animali a rischio
Mentre in tutto il mondo non accenna a placarsi l’ondata di sdegno per l’agghiacciante uccisione della giraffa di Copenaghen – abbattuta, dissezionata davanti ai visitatori dello zoo e poi data in pasto ai leoni -, l’Enpa lancia l’allarme: da dati diffusi da Caps si stima che solo in Europa tra i 7.500 e i 200mila animali, ogni anno appartenenti a varie specie, potrebbero seguire lo stesso terribile destino del povero Marius.
«Non sempre gli esemplari vengono soppressi, questo dipende infatti dalla legislazione dei singoli Paesi UE – spiega il direttore scientifico dell‘Enpa, Ilaria Ferri – tuttavia il pericolo esiste ed è concreto. Si tratta infatti di animali in sovrannumero, frutto della sistematica “sovrapproduzione” messa in atto dagli zoo; animali indesiderati, dunque, di cui le strutture si disfanno abbattendoli, oppure vendendoli ad altri zoo o ai commercianti di esseri senzienti non umani.» E in questi casi – avverte Ferri – il “rimedio” può essere peggiore del male perché gli esemplari scampati all’abbattimento finiscono spesso nelle riserve di caccia (game farm), nei circhi, nelle strutture di ricerca oppure diventano carni esotiche da commercializzare sugli scaffali dei supermercati.
Ad essere sotto accusa non è soltanto la struttura di Copenaghen, che in questo caso rappresenta una cartina di tornasole, ma l’istituzione zoo in quanto tale. «E’ necessario che si prenda atto, prime fra tutte le istituzioni europee, che le strutture di reclusione per animali sono anacronistiche e che non hanno più alcun senso di esistere. Del resto – prosegue Ferri – esse non svolgono alcuna funzione né per gli animali, costretti in una condizione innaturale quale la cattività, né per gli uomini. Insegnare ai bambini che è ammissibile ed etico che una specie domini le altre non ha nulla di educativo; né è educativo, nel caso dello zoo danese, farli presenziare ad un “spettacolo” barbaro e disumano quale la dissezione in tempo reale di una povera giraffa.»
Non è dunque un caso se uno degli eredi tra i più noti proprietari di zoo britannici, Damian Aspinall, si sia schierato pubblicamente per l’abolizione di tali strutture. C’è un’argomentazione molto interessante usata da Aspinall in qualità di “addetto ai lavori”; una argomentazione che conferma quanto l’Enpa e le altre associazioni abolizioniste sostengono da sempre. Ovvero che gli zoo non hanno nulla che vedere con la conservazione. Dice infatti Aspinall che circa l’80% degli animali detenuti non appartengono a specie in via d’estinzione perché si tratta di esemplari ibridati e che, se veramente si vogliono proteggere le specie in pericolo, allora si deve smettere di finanziare nuove strutture ed usare il danaro per fare in modo che gli animali tornino liberi. «Zoo e altre strutture della cattività non hanno alcuna ragione di esistere, se non per i guadagni di chi le gestisce – conclude Ferri – : è giunto il momento di chiuderli, tutti e subito. Solo così il sacrificio del povero Marius non sarà stato vano.»
Fonte ENPA (ENTE NAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI – ONLUS)
Photo: REUTERS/Keld Navntoft/Scanpix Denmark
© Riproduzione riservata.