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Demenza senile: i cani la curano meglio degli umani

di Redazione Quattrozampe

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Studio sulla demenza senile: i cani curano meglio degli umani anche in pazienti con demenza grave

I cani curano meglio degli umani, almeno per quanto riguarda risvegliare i sentimenti e stimolare l’attività fisica, e questo anche negli anziani con demenza grave. Lo dimostra uno nuovo studio sulla pet therapy realizzato in un Centro Diurno Alzheimer di Firenze da un’equipe universitaria in collaborazione con gli esperti dell’associazione Antropozoa.

Condotto dall’Unità di ricerca in medicina dell’invecchiamento dell’Università di Firenze, con Francesca Mugnai, presidente dell’associazione Antropozoa e responsabile all’ospedale pediatrico Meyer del progetto Pet therapy, la ricerca è stata pubblicata dalla rivista `International Psychogeriatrics´ e sarà presentata oggi a Pistoia nella giornata di chiusura del quinto Congresso nazionale sui Centri Diurni Alzheimer.

Protagonisti due i cuccioli, ha spiegato la dottoressa Mugnai, Muffin, un barboncino di tre anni, e Gynni, una golden di sette. Dieci invece i malati: Rosa, Francesco, Anna, ecc., tutti ultrasessantenni afflitti da demenza grave, ovvero assai difficili da coinvolgere in qualunque tipo di attività.

Lo studio è stato condotto in due fasi. Per prima cosa i pazienti sono stati sottoposti per tre settimane ad attività con l’aiuto di peluche, poi i peluche sono stati sostituti con i due cani sempre per un periodo di tre settimane. Ciò che non è accaduto nella prima fase si è invece felicemente verificato nella seconda. Il contatto con Muffin e Gynni – ha ricordato Mugnai – ha ridotto le manifestazioni di ansia e di tristezza, mentre ha aumentato in modo evidente quelle di piacere e interesse, sentimenti che in questa categoria di pazienti sono decisivi indicatori di qualità della vita.

Nel corso della seduta i malati sono usciti anche dall’immobilità con un significativo risveglio delle attività motorie. Ma ciò che ha dato particolare valore al test è che le positive variazioni di umore e di comportamento sono state osservate anche successivamente a distanza di ore.

Secondo Mossello, questi fenomeni sono da interpretare in un solo modo: la pet therapy è più efficace del semplice contatto umano per migliorare il tono affettivo e aumentare l’attività fisica dei pazienti, peraltro secondo uno schema di benefici sulla demenza già ben individuato. La pet therapy può infatti ravvivare i meccanismi cerebrali dell’attenzione, stimola il coordinamento psicomotorio, riaccende motivazioni, aiuta a relazionarsi. Può ridurre i sintomi psicologico-comportamentali evocando emozioni positive, stimolazioni tattili piacevoli, elementi ludici. Arriva perfino a costruire una relazione non verbale con l’animale e, spingendo a portarlo a spasso, incentiva l’attività fisica.

Fonte Androkonos

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