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Se l’occhio è troppo opaco…

di Redazione Quattrozampe

Occhio del Carlino a rischio

L’occhio del nostro cane è a rischio e la minaccia si chiama Cheratocongiuntivite secca (Kcs): si tratta di una malattia infiammatorio/degenerativa dell’occhio, molto frequente in alcune razze (Carlino, Yorkshire Terrier, Cocker e altre) associata a riduzione della lacrimazione. La causa è da ricercare nel malfunzionamento delle ghiandole lacrimali. Generalmente si tratta di una adenite autoimmune secondaria ad altre patologie (allergie, malattie infettive). In un minor numero di pazienti la causa può essere neurologica (interruzione o paralisi del nervo della ghiandola) frequentemente con compartecipazione di patologie ormonali predisponenti (malattie di tiroide e surrene). Più raramente la responsabilità è da ascrivere a terapie con farmaci che diminuiscono la lacrimazione (sulfamidici e altri) o a pratiche chirurgiche (interventi sulle palpebre); è inoltre possibile l’insorgenza spontanea in Carlino e Yorkshire Terrier.

Questa patologia ha un decorso subdolo e di solito la diagnosi non è precoce. Nelle prime fasi il proprietario può pensare di trovarsi davanti a una semplice congiuntivite purulenta o a una normale cheratite. Il cane ha una secrezione molto densa nel sacco congiuntivale e l’occhio ha un aspetto opaco. Spesso c’è spasmo delle palpebre e modificazioni della cornea, che può essere arrossata e ulcerata; l’esito della cheratite, in mancanza di terapia, sarà la formazione di un “panno” di tessuto spesso, opaco, che porterà progressivamente alla cecità. La diagnosi non è molto difficile per un veterinario esperto, e il sospetto potrà essere confermato con un semplice test di lacrimazione. La terapia, se iniziata precocemente, dà buoni frutti. I farmaci da impiegare sono essenzialmente immunomodulatori (Ciclosporina), stimolanti della lacrimazione (Pilocarpina), colliri antibiotici e lacrime artificiali. A questi rimedi andranno eventualmente associati medicamenti idonei a curare malattie sottostanti che possono aver contribuito alla disfunzione lacrimale. Nei casi più avanzati si potranno tentare interventi chirurgici di tipo specialistico mirati sia alla rimozione di parte del “panno” che al ripristino della lubrificazione deviando nel sacco congiuntivale una parte della secrezione salivare.

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