Il linguaggio dei segni per parlare con i gatti
Il linguaggio a segni per non udenti è il metodo usato da Kim Silva per comunicare con i suoi gatti. Kim è un’insegnante in pensione, la cui area di insegnamento era proprio il linguaggio dei segni per personde non udenti. Tutto è cominciato dopo che lei e il marito – entrambi non udenti – hanno adottato Bambi, un gatto sordo.
“Poiché le mie figlie hanno imparato il linguaggio dei segni fin da bambini, sapevo come impostare la cosa anche con un gatto, che nel suo essere privo di strumenti comunicativi vocali è simile a un bambino umano incapace di codificare i segnali sonori” dice Kim. Un secondo gatto, Bombcat si è unito a Bambi, il quale si è dimostrato molto più rapido nell’apprendimento rispetto al primo. A quel punto Bambi ha imitato Bobcat, e ha imparato velocemente. In breve, Kim ha stabilito un codice di svariati vocaboli che ora usa abitualmente con i suoi gatti.
Nel 2013 alla famiglia si è aggiunta Thomasina, un’altra trovatella. E anche lei si è adeguata allo standard comunicativo di famiglia. Ora i gatti di Kim e suo marito sanno riconoscere i segni per “vieni”, “di più”, “seduto”, “soggiorno”, “scuotere”, “batti il cinque”, “sonno”, “cerchio”, “gamberetti”, “gioco”, “cibo”, “su” e “danza “.
L’unico rammarico di Kim è che i suoi gatti non possano comunicare con lei usando lo stesso linguaggio, ma ci assicura che con le loro fusa, gli sguardi, i gesti e il comportamento riescono a essere altrettanto espressivi.
Possiamo vedere Kim che dialoga con i suoi gatti in questo video girato dal figlio, Tim O’Donnel.
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