Animali in carcere… a fin di bene!
Cani e gatti, ma non solo, varcano la porta del carcere, con grandi risultati per il percorso dei detenuti. Il direttore di un istituto penitenziario, nel 2011, ha permesso a un Pastore Tedesco e a una cagnolina meticcia di scodinzolare ai relativi proprietari detenuti, dopo mesi di sofferta lontananza e rendendo così felici proprietari e quattro zampe.
Anche i giudici hanno manifestato un orientamento favorevole all’accesso di un quattro zampe in carcere. A Palermo, per esempio, un giudice ha concesso a un indagato, detenuto per custodia cautelare, l’accesso del proprio cane durane l’ora del colloquio “in quanto l’animale si stava lasciando morire”: come si legge, infatti, nella decisione “la pena non deve essere inutilmente afflittiva anche per i familiari del detenuto”. Mediante tale decisione, indirettamente, il magistrato riconosce al quattro zampe lo “status” di membro della famiglia che non deve soffrire per l’allontanamento forzato. Con un altro favorevole permesso, un Magistrato di Sorveglianza di Vercelli, ha permesso un “colloquio” a un cane con il compagno bipede, detenuto da tempo in carcere, perché il detenuto deve essere agevolato nel mantenere e coltivare rapporti affettivi, considerando il quattro zampe come membro di famiglia, la cui relazione deve essere presa in considerazione.
FORMA DI RISOCIALIZZAZIONE
La presenza di un animale all’interno del carcere è ritenuta così importante e “utile”, come forma di risocializzazione, tanto da diventare anche una possibilità lavorativa per il detenuto. Nella casa circondariale del carcere di Bollate, a Milano, per esempio, è presente il progetto “Cavalli in carcere”, finalizzato alla formazione di detenuti ad attività di scuderia e movimento dei cavalli. Un percorso volto a promuovere il reinserimento sociale e lavorativo di persone sottoposte a pena detentiva definitiva nel campo equestre.
Bollate si apre anche al giovane progetto “Cani dentro e fuori”, per la formazione dei detenuti in dog sitter professionisti, organizzato e coordinato dal Dipartimento veterinario dell’Università Statale di Milano, che precisa: “un nuovo e originale progetto – ennesima prova delle infinite potenzialità dell’amicizia che ci lega al nostro quattro zampe prediletto – che unisce all’obiettivo di rieducazione, crescita culturale e reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti quello del recupero e dell’adottabilità dei cani randagi ospitati da canili”. Durante il corso, sono presenti diversi cani ex-randagi ospiti di canili, sottoposti a percorsi di rieducazione con personale specializzato e, quindi, pronti per collaborare con i detenuti nel percorso formativo.
INTERVENTI ASSISTITI CON GLI ANIMALI
In tutte queste attività di formazione e approccio con gli animali all’interno del carcere, ospedale, case di riposo ecc., vi è un preciso controllo per l’applicazione delle Linee Guida Nazionali in materia di interventi assistiti con gli animali (Iaa), per la tutela del relativo benessere, prevedendo obiettivi, attività, requisiti delle strutture e del personale da utilizzare, tutelando gli animali da eventuale stress dovuto all’attività lavorativa, mediante monitoraggio con visite cliniche e comportamentali.
Per l’ennesima volta, gli “altri- animali” dimostrano un grande aiuto inconsapevole alla nostra esistenza, talvolta sottovalutato, ma di importanza sociale inestimabile.
di Claudia Taccani*
*Responsabile Sportello Legale Oipa Italia, www.oipa.org.
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