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Cani poliziotto: una questione di naso

di Maria Paola Gianni

cani poliziotto

I cani poliziotto sono fondamentali nella ricerca dei cadaveri e hanno un fiuto infallibile.

Il naso del cane, meglio conosciuto come “tartufo”, è infatti un vero e proprio “google”.

Contiene ben 300 milioni di recettori olfattivi. Basti pensare che noi umani ne possediamo solo sei milioni.

Di più: la corteccia olfattiva di Fido che processa tutte le info sugli odori, occupa il 12,5 per cento del cervello, a fronte di quella nostra che ne ricopre appena l’un per cento.

E se la superficie dell’epitelio olfattivo di un cane misura dai 18 ai 150 centimetri quadrati, la nostra è estesa massimo quattro centimetri quadrati. Una bella differenza di prestazione.

Pastori Tedeschi: i formidabili cani poliziotto

Non a caso, senza i Pastori Tedeschi della Polizia, addestrati per la ricerca di resti umani e tracce ematiche, il cadavere di una giovane donna uccisa e fatta a pezzi a Ivrea dal marito nel 2014 non sarebbe mai stato ritrovato.

Cani poliziottoLa vicenda è stata raccontata dal dirigente del commissariato di Ivrea, Gianluigi Brocca, durante una tavola rotonda alla Scuola Superiore di Polizia a Roma, sul tema “Le nuove frontiere dell’investigazione: aspetti scienti ci, didattici e operativi delle unità cinofile specializzate nella ricerca di resti umani”.

Addestrati a rintracciare resti umani

Come ha sottolineato il vicecapo della Polizia Vicario, Prefetto Luigi Savina, a rendere possibile l’addestramento dei cani e la formazione del personale che opera con le unità cinofile è stata “la sinergia con l’università di Pavia e, in particolare, con il Dipartimento Sanità Pubblica, Medicina Sperimentale e Forense: un’iniziativa partita da tempo e sicuramente lungimirante”.

In Europa siamo tra i più specializzati

La forte collaborazione, anche con la Svezia, ci ha permesso di essere il secondo Paese in Europa ad avere cani specializzati nella ricerca di esseri umani.

Ciò ha fornito nuove importanti professionalità alla Polizia di Stato che prontamente sono state impiegate per la risoluzione di casi di omicidio e occultamento di cadavere, come il caso di Ivrea già citato.

Persone decedute e anche corpi sott’acqua

Cani-poliziotto2Il Sostituto Commissario della Polizia di Stato Paolo Lunardi, in forza all’unità cinofila della Polizia di Frontiera di Malpensa, ha, infine, spiegato come lo sviluppo di questo progetto si sia reso necessario per fornire una risposta rapida e qualificata all’investigazione.

“Grazie alla sinergia con l’Università di Pavia abbiamo esteso la ricerca anche a persone decedute e corpi sommersi in acqua. Tutto partendo da studi e protocolli sviluppatisi nel tempo soprattutto in Svezia paese precursore e leader in Europa in questo settore. L’addestramento e l’attività operativa si svolgono in sinergia con la Polizia Scienti ca che utilizza i georadar e ci consente di evitare scavi inutili. In particolar modo, il cane, nella ricerca in acqua, ci permette di concentrare e limitare un’area di ricerca velocizzando l’attività ed evitando dispendio di risorse e tempo”.

Almeno cinquanta casi

Attualmente la Polizia di Stato e le sue unità cinofile specializzate nella ricerca di resti umani sono stati chiamati a intervenire in cinquanta casi, alcuni dei quali ancora aperti, e in cinque di questi è stato possibile rintracciare il cadavere e risolvere il “cold case”.

A margine del convegno, le autorità, i relatori e tutti i presenti hanno assistito a un’esercitazione pratica che si è tenuta nel piazzale della Scuola Superiore di Polizia.

 

 

 

di Maria Paola Gianni
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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