Anagrafe canina nazionale: tutela anche il padrone
L’istituzione di un’anagrafe canina nazionale ha grande importanza e tutela i diritti degli animali d’affezione e dei padroni. Vediamo in numeri come sono organizzate e quali dati emergono da un’indagine di Legambiente.
L’importanza dell’aggiornamento dell’anagrafe
L’anagrafe canina è di competenza delle Aziende sanitarie locali, eccezion fatta per le regioni Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia dove i Comuni hanno, per legge regionale, obbligo di tenere l’anagrafe canina.
La conoscenza, sempre aggiornata, di numeri e distribuzione di cani nel territorio di propria competenza è una delle precondizioni essenziali sia per i Comuni che per le Asl per pianificare al meglio i servizi necessari ai cittadini e ai loro amici. Compresi gli ovvi controlli per il rispetto delle norme.
L’indagine di Legambiente evidenzia le differenze e il livello, talvolta infimo, di anagrafe canina ancor oggi attuata.
In negativo emergono i Comuni di Taranto (che avrebbe in anagrafe un cane ogni 295 cittadini), Campobasso (231), Lecce (183) e Palermo (101) e, tra le Aziende sanitarie locali, la Asl “Barletta-Andria-Trani”, che avrebbe registrati in anagrafe un cane ogni 262 cittadini. Difficile, anzi, impossibile sia così: più probabile che l’anagrafe canina sia tenuta male o che i cittadini siano poco o per nulla stimolati a iscrivere i propri cani.
Necessaria un’anagrafe canina nazionale
Il Rapporto di Legambiente pone con forza l’esigenza di istituire una puntuale, efficiente e regolarmente implementata anagrafe unica nazionale obbligatoria per gli animali da compagnia.
È d’accordo Ugo Santucci, direttore dell’Ufficio6 – Tutela del benessere animale del Ministero della Salute.
“Quando è stata concepita l’anagrafe canina, si è privilegiata la prospettiva regionale. Oggi ci sono 21 Regioni e 21 anagrafi diverse, senza contare le Asl. Alcune anagrafi non parlano lo stesso linguaggio, e ci sono forti discrepanze tra una e l’altra. L’anagrafe canina non può essere un coacervo di anagrafi regionali: il ‘fai da te’ non va più bene.
Se io in vacanza in Sardegna perdo un cane microchippato a Milano, ho difficoltà a ritrovarlo.
Spesso il sistema non consente di comunicare tra le varie anagrafi locali. Le Regioni tendono ad agire in maniera campanilistica, ognuna con propri metodi e modelli. È necessario, invece, creare un sistema che sia fruibile anche dagli altri. Tutti i veterinari liberi professionisti devono aver la possibilità di accedere all’anagrafe, per poter risalire al proprietario. Insomma: serve una vera anagrafe nazionale, un’anagrafe moderna. Ci stiamo lavorando, anche se con grossa fatica”.
Sulla stessa lunghezza d’onda sono Lav e Gaia Animali & Ambiente: “È arrivato il momento dell’istituzione di un’anagrafe canina e felina nazionale con microchip europeo e banca dati accessibile a tutti gli operatori del settore”, sostengono le associazioni.
Cos’è l’anagrafe degli animali d’affezione
L’Anagrafe degli Animali d’Affezione è il registro nazionale dei cani, gatti e furetti identificati con microchip in Italia.
Si tratta di una banca dati che fornisce on-line i riferimenti utili per rintracciare il luogo di registrazione degli animali e il loro legittimo proprietario. È realizzata dal Ministero della Salute in stretta collaborazione con le amministrazioni regionali, che vi riversano i dati locali.
Tutte le Regioni inviano periodicamente al Ministero il codice dell’identificativo (microchip) e le informazioni relative alla specie animale (cane, gatto, furetto).
L’anagrafe canina serve a rendere più facile la restituzione dell’animale al proprietario in caso di smarrimento ed è uno strumento di dissuasione dagli abbandoni degli animali.
La consultazione della banca dati è libera. Chi trova un cane smarrito deve effettuare la lettura del microchip presso i servizi veterinari delle Asl, gli ambulatori veterinari privati o la Polizia municipale muniti dell’apposito lettore.
Dopodiché, digitando il codice a quindici cifre del microchip, si può risalire all’anagrafe di provenienza del cane e trovare numeri utili e sportelli ai quali rivolgersi per rintracciare il proprietario.
Necessaria più velocità
“L’anagrafe nazionale oggi lavora in differita. Riceve, cioè, periodicamente i dati dalle anagrafi regionali. Ma non sempre le tempistiche sono veloci, dipendono dal personale delle singole Regioni e delle singole Asl”, prosegue Santucci. Che non sempre sono dei fulmini di guerra nell’aggiornare i dati. “Invece gli inserimenti dei dati devono avvenire tempestivamente. E automaticamente”, sostiene Santucci.
Cioè: quando un veterinario inserisce (o cancella) i dati, questi devono automaticamente arrivare dentro l’anagrafe nazionale.
“Serve modernizzazione”, prosegue Santucci. “Ad esempio, a proposito di cani ‘ultraventenni’: per verificare quanti sono dovrebbe essere sufficiente fare un’interrogazione in anagrafe e chiedere “quanti animali sono registrati prima del 1996”? e fare un’estrazione di questo dato. In questo momento, dall’anagrafe nazionale, non posso fare questa interrogazione”.
Cancellazione dei dati
Per evitare di avere cani registrati da cinquant’anni alcune Regioni automaticamente cancellano i dati. Lo fa, ad esempio, la regione Lombardia.
“Lombardia Informatica, che gestisce il sito dell’anagrafe regionale, esegue periodicamente delle pulizie d’ufficio”, spiega Claudio Rossi, responsabile del dipartimento veterinario della Asl Milano.
“Considerata l’età media di un cane (anche se è diversa per cani di taglia grossa o piccola) di circa quindici anni, si tende ad escludere quelli che l’hanno superata da un po’”.
Anche altre Regioni fanno pulizia periodica. Ma non tutte. E così, nelle Regioni meno attente, si trovano cani quarantenni…
“Nell’ottica di creazione dell’anagrafe nazionale che abbiamo in mente”, conclude Santucci dal Ministero, “tra le varie modernizzazioni che prevediamo c’è la cancellazione automatica che deve essere prevista dopo vent’anni, se non la fa il proprietario del cane.
La renderemo automatica. Di più: con le moderne tecnologie sarà possibile interagire direttamente con i proprietari dei cani e chiedere loro in automatico, dopo una certa scadenza, se il cane è ancora in vita o meno”.
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di Edgar Meyer
foto prese da Shutterstock
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