Betty ha vinto la sua sfida
La sua cuccia, i suoi giochini e la sua pappa: il mondo per la piccola Betty finiva qui, sospeso in una sola dimensione, fatta di attese interminabili e da una miriade di frustrazioni quotidiane che solo chi è imprigionato in un corpo che non risponde alla propria volontà può comprendere a pieno.
Betty affetta da una grave malformazione alla colonna
Recuperata in una cava di pietra dagli angeli blu dell’Oipa di Trani quando era una cucciola di soli due mesi, Betty non aveva ancora provato la gioia di correre, né quella di camminare. Una grave malformazione alla colonna vertebrale, causata o da un trauma da schiacciamento o congenita, le aveva compresso il midollo, impedendole di muovere le zampe posteriori e costringendola a dipendere in tutto e per tutto dai volontari dell’Oipa che, da quando l’hanno soccorsa, insieme agli specialisti in cani disabili dell’associazione Angeli nella nebbia onlus, l’hanno assistita passo per passo in ogni sua piccola azione quotidiana.
Betty ha da sempre mostrato una grandissima forza interiore che l’ha aiutata ad affrontare il difficile percorso verso la felicità. Ha infatti raggiunto la Lombardia per un intervento specialistico finalizzato a decomprimere il midollo e tanta fisioterapia per imparare a camminare. Purtroppo, nonostante gli sforzi profusi, Betty non è riuscita a recuperare l’uso delle zampe posteriori e anche l’uso del carrellino, che avrebbe potuto rappresentare un efficace modo di evadere dall’immobilità, è diventato impossibile a causa di contrazioni involontarie e molto forti agli arti posteriori. Una anomalia in un cane paralizzato che tutti gli specialisti veterinari consultati non hanno saputo spiegare e per la quale pareva non esserci soluzione.
Una dura sfida per i volontari
Il percorso verso la rinascita di Betty ha quindi avuto una battuta d’arresto, ogni speranza sembrava destinata a spegnersi: impossibilitata a usare il carrellino, afflitta da continui problemi alla pelle e cistiti causate dalla perenne posizione “seduta a gambe divaricate”, frustrata dal non poter appagare i bisogni di un giovane cane.
Vedere un cane che dovrebbe correre e giocare nell’erba, spegnersi e deprimersi giorno dopo giorno, ha messo a dura prova il coraggio che ha contraddistinto fin dall’inizio i volontari che si sono presi cura di lei.
La soluzione geniale al problema di Betty
Ma quando la scommessa sembrava persa, una soluzione inizialmente difficile da accettare, ha ribaltato il destino della piccola Betty. L’amputazione parziale delle zampe posteriori, irrimediabilmente compromesse e caratterizzate da movimenti involontari gravemente disfunzionali a una normale deambulazione con l’ausilio del carrellino, ha ridotto drasticamente l’ingerenza delle contrazioni spontanee permettendole finalmente di usarlo, uno speciale modello antiribaltamento fatto arrivare appositamente dagli Stati Uniti. Sedute di fisioterapia mirate agli arti anteriori e la voglia di muoversi frustrata per tanto tempo hanno fatto il resto: ora Betty, che oggi ha un anno, può finalmente correre, libera di essere protagonista della sua vita e non soltanto spettatrice. Deve recuperare il tempo perduto, ma lo spirito con cui fronteggia le nuove sfide è pieno di entusiasmo e voglia di riscatto.
Team di esperti è vincente
Assistere un cane disabile è un’esperienza emotivamente molto forte, a maggior ragione nel caso di problematiche fisiche che ne compromettono una vita normale a tal punto da chiedersi se avrà mai una buona qualità della vita. Solo creando un team di esperti a diversi livelli – veterinari, fisioterapisti, educatori cinofili – e volontari presenti e preparati, anche a livello emotivo, è possibile gestire al meglio casi come quello di Betty e vincere la scommessa non solo di farla camminare, ma di renderla un cane felice. Non dimentichiamo, poi, il supporto fondamentale di tutti coloro che, credendo nella nostra associazione ci hanno sostenuto adottando a distanza Betty o donando un contributo per le sue cure, rendendo di fatto possibile questa vittoria”.
Info
https://www.oipa.org/italia/betty/
di Alessandra Ferrari, responsabile Oipa per il progetto disabili
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