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Basta maltrattamenti sugli animali. Il rapporto di Zoomafia.

di Lucrezia Castello

Basta maltrattamenti sugli animali. Il rapporto di Zoomafia.

Da sempre le associazioni animaliste dicono basta ai maltrattamenti sugli animali e chiedono sanzioni più severe nei confronti di chi maltratta gli animali, ma purtroppo il nuovo rapporto dell’Osservatorio Zoomafia continua a darci numeri agghiaccianti.

Quattro anni di reclusione per maltrattamenti su dodici cani e dieci conigli

che aveva con sé nella propria abitazione. È la pena recentemente riconosciuta nei confronti di un uomo di Montegrotto, in provincia di Padova. I fatti risalgono al marzo del 2017, quando le guardie zoofile della LAC di Padova, insieme ai carabinieri, si erano recate sul posto, dopo una segnalazione, constatando la grave situazione in cui vivevano le povere bestiole. Alcune di loro, dopo il sequestro, sono ancora adottabili e ospitate dalla Lega del Cane di Padova, nel Rifugio di Rubano.

I cani vivevano a catena, senza acqua, in mezzo ai loro escrementi e avevano le cucce in pessime condizioni. Alcuni erano stipati in gabbie per conigli, in condizioni igieniche assolutamente vergognose.

Sono storie che suscitano tanto sdegno e rabbia, anche per il sistema legislativo italiano che, nei confronti degli animali, ha ancor tanta strada da fare.

Più volte, le associazioni animaliste, a partire dall’on. Michela Vittoria Brambilla, hanno chiesto a gran voce di rafforzare le pene nei confronti di chi maltratta gli animali e di chi li uccide.

Ma facciamo un viaggio nell’Italia dei maltrattamenti e degli sfruttamenti degli animali. A guidarci è il nuovo Rapporto Zoomafia 2018 a cura di Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della LAV, che fa luce sui crimini contro gli animali avvenuti nel 2017, spesso sistematici e seriali, commessi in Italia, tra affari dei canili, traffico di cuccioli, corse clandestine di cavalli, combattimenti, “cupola del bestiame”, macellazione clandestina e sofisticazioni alimentari. Laddove la morale dell’uomo non conosce morale.

 

Reati contro gli animali: ogni 55 minuti un nuovo fascicolo

Da anni, il Rapporto Zoomafia pubblica i dati delle varie procure italiane relativi ai reati conto gli animali.

L’Osservatorio nazionale Zoomafia della LAV ha chiesto, alle 140 procure ordinarie e alle 29 presso il Tribunale per i Minorenni, i dati relativi al numero totale dei procedimenti penali sopravvenuti nel 2017, sia noti che a carico di ignoti, e al numero di indagati per reati a danno di animali come: uccisione di animali (art. 544 bis cp), maltrattamento di animali (art. 544 ter cp), spettacoli e manifestazioni vietati (art. 544 quater cp), combattimenti e competizioni non autorizzate tra animali (art. 544 quinquies cp), uccisione di animali altrui (art. 638 cp), abbandono e detenzione incompatibile (art. 727 cp), reati venatori (art. 30 L. 157/92) e, infine, traffico illecito di animali da compagnia (art. 4 L. 201/10).

Sommando le risposte si arriva all’83% di tutte le procure del Paese. Proiettando i dati del campione, dunque, nel 2017 si sono aperti circa 26 fascicoli al giorno, uno ogni 55 minuti, per reati a danno di animali, e una persona è stata indagata ogni 90 minuti circa. Inoltre, nel 2017 in Italia c’è stata un’incidenza pari a 15,38 procedimenti ogni 100 mila abitanti con un tasso di 9,60 indagati ogni 100 mila abitanti. E se si considera, poi, che i processi celebrati arrivati a sentenza sono poco meno del 30 per cento, e di questi solo la metà si conclude con sentenza di condanna, i crimini contro gli animali che di fatto vengono puniti con sentenza sono solo una minima parte rispetto a quelli realmente consumati.

L’affare dei canili e del traffico di cani

Il business legato alla gestione di canili “illegali”, così come il business sui randagi, secondo lo studio della LAV, mantiene intatto il suo potenziale criminale che garantisce agli sfruttatori di questi animali introiti sicuri e cospicui, grazie a convenzioni con le amministrazioni locali per la gestione dei canili. Il business randagismo è una vera manna per trafficoni, imbroglioni e affini che mirano alle convenzioni con gli Enti locali.

La situazione del randagismo, in alcune aree della penisola, continua a essere una vera emergenza, con conseguente allarme sociale e preoccupazioni vere o presunte per la sicurezza pubblica.

Cani tenuti in pessime condizioni igieniche, ammalati e non curati, tenuti in strutture fatiscenti, sporche e precarie, animali ammassati in spazi angusti, denutriti: questi alcuni casi accertati.

Basta maltrattamenti sugli animali. Il rapporto di Zoomafia.

La tratta dei cuccioli dai paesi dell’Est si conferma uno dei business più redditizi: coinvolge migliaia di animali ogni anno e vede attive anche vere e proprie organizzazioni transazionali.

Secondo i dati forniti dagli organi di Polizia Giudiziaria, negli anni 2015 e 2016 sono stati sequestrati 964 cani e 86 gatti (dal valore complessivo di 717.800 euro). L’analisi della nazionalità delle persone denunciate conferma la transnazionalità di questo tipo di reato: russi, ungheresi, bulgari, serbi, moldavi, ucraini, slovacchi, rumeni e, ovviamente, italiani. Alcuni di loro sono stati denunciati più volte, in diverse parti d’Italia.

Allarme combattimenti tra animali

Quello dei combattimenti è un vero affare per la criminalità. Grande e piccola. Migliaia di animali vittime ogni anno. Si tratta di un fenomeno complesso che coinvolge soggetti diversi: i casi più diffusi fanno capo a delinquenti locali, teppisti di periferia, sbandati, allevatori abusivi e trafficanti di cani cosiddetti “da presa”. Non mancano, però, casi riconducibili alla classica criminalità organizzata: esiti giudiziari hanno accertato il coinvolgimento di elementi appartenenti alla camorra, alla Sacra Corona Unita, al clan Giostra di Messina e ad alcune ‘ndrine (cosche malavitose). Ritrovamenti di cani con ferite da morsi o di cani morti con esiti cicatriziali riconducibili alle lotte, furti e rapimenti di cani di grossa taglia o di razze abitualmente usate nei combattimenti, sequestri di allevamenti di Pit Bull, pagine internet o profili di Facebook che esaltano i cani da lotta, segnalazioni: tutto questo indica una recrudescenza del fenomeno.

Basta maltrattamenti sugli animali. Il rapporto di Zoomafia.

Il numero LAV “SOS Combattimenti”

Per contrastare il preoccupante aumento delle lotte clandestine è tornato attivo il numero LAV “SOS Combattimenti” tel. 06 4461206.

Lo scopo è quello di raccogliere segnalazioni di combattimenti tra animali per tracciare una mappa dettagliata del fenomeno e favorire l’attivazione di inchieste giudiziarie e i sequestri di animali. Diverse le attività legali seguite dalla LAV: solo pochi mesi fa si è conclusa con sei patteggiamenti, tre affidamenti in prova e la confisca di tutti gli animali, l’udienza preliminare presso il Tribunale di Urbino – con la LAV parte civile – a carico di nove persone accusate a vario titolo di organizzazione di combattimenti tra Dogo Argentini e cinghiali, uccisione e maltrattamento di animali. Gli imputati sono stati rinviati a giudizio per aver promosso, organizzato e diretto il combattimento non autorizzato tra cani e cinghiali e per aver causato, in maniera crudele e senza necessità, la morte di un cinghiale.

Alcuni imputati sono stati accusati anche di maltrattamento di animali, per aver sottoposto un Dogo Argentino e un cinghiale a sevizie e a comportamenti insopportabili per le loro caratteristiche etologiche.

Risale, invece, al 2016 la condanna inflitta dal Tribunale di Palermo a tre dei sei imputati in un processo per organizzazione di combattimenti tra cani. I tre avevano scelto di essere giudicati con il rito abbreviato, mentre per gli altri tre imputati è pendente il rito ordinario. Un uomo è stato condannato a un anno di reclusione e a 50mila euro di multa. Due imputati, invece, hanno subìto la condanna a un anno, un mese e dieci giorni di reclusione e al pagamento di 52mila euro di multa. Tutti gli imputati sono stati condannati al risarcimento dei danni in favore delle parti civili, tra cui la LAV.

Corse clandestine di cavalli, ippodromi e scommesse

La presenza della criminalità nel mondo dei cavalli, delle corse e degli ippodromi è sempre stata forte.

La conferma arriva da recenti inchieste che hanno rivelato l’interesse di alcuni sodalizi mafiosi per le corse illegali di cavalli. I numeri relativi alle corse clandestine e alle illegalità nell’ippica parlano da soli. Solo nel 2017: 15 interventi delle forze dell’ordine, 6 corse clandestine bloccate, 82 persone denunciate, di cui 61 persone arrestate, 20 cavalli sequestrati.

In 20 anni, da quando la LAV ha iniziato a raccogliere i dati per il Rapporto Zoomafia, ovvero dal 1998 al 2017 compreso, 3.484 persone sono state denunciate, 1.295 cavalli sequestrati e 122 corse e gare clandestine bloccate.

Secondo i dati ufficiali relativi all’elenco dei cavalli risultati positivi al controllo antidoping (ai sensi del regolamento delle sostanze proibite), 66 cavalli che, nel 2017 hanno partecipato a gare ufficiali, sono risultati positivi a qualche sostanza vietata. Si tratta di gare svolte in diversi ippodromi d’Italia, da Albenga a Napoli, da Aversa a Firenze, da Torino a Palermo, passando per Treviso, Montecatini, Milano, Siracusa.

Di seguito, invece, alcune delle sostanze trovare nei cavalli da corsa nel 2017: altrenogest, benzoilecgonina (metabolita della cocaina), caffeina, capsaicina, desametasone, diossido di carbonio, ecgonina metilestere, fenilbutazone, procaina, stanozololo, teofillina, testosterone.

I traffici internazionali di fauna

Nel 2017 i Carabinieri della CITES hanno svolto 18.797 accertamenti su animali vivi e morti, parti e prodotti derivati da specie tutelate dalla Convenzione di Washington. In particolare, i controlli su animali vivi hanno interessato tartarughe di terra (4.823 controlli), pappagalli (2.794 controlli), rapaci diurni e notturni (1.161 controlli), ibridi tra lupo selvatico e canidi (229 controlli), primati (52 controlli), felini di grossa taglia (45 controlli), lupi selvatici (4 controlli).

Uso di animali a scopo intimidatorio e cani rubati

L’uso di animali come arma o come “oggetto” per intimidire è molto diffuso nel sistema e nella cultura mafiosa e rappresenta un fenomeno che non si può facilmente prevenire.

A volte la minaccia si trasforma in uccisione degli animali domestici: un modo non solo per intimorire, ma per colpire negli affetti più cari.

Il furto di cani è in aumento e suscita grande allarme.

[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio Zoomafia”]Il più delle volte gli animali vengono rubati per il loro valore economico e finiscono poi al mercato nero o usati come riproduttori. Sono a rischio i cani di razza con pedigree importanti, campioni di bellezza, o campioni di caccia. A questi si aggiungono cani che vengono venduti tramite internet e canali non ufficiali, come allevatori abusivi o privati che mettono annunci. Vi sono, poi, i rapimenti con le annesse richieste di riscatto.[/penci_blockquote]

Zoocriminalità minorile: la “scuola” della violenza

Infine, la zoocriminalità minorile, ovvero il coinvolgimento di minorenni o bambini in attività illegali con uso di animali o in crimini contro gli animali.

[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio Zoomafia”]La cultura in cui si sviluppano forme di violenza contro gli animali e, in particolare, la Zoomafia, ha come riferimento un modello di vita basato sulla prevaricazione, l’aggressività sistematica, il disprezzo per le ragioni altrui. I valori di riferimento sono l’esaltazione della forza, la mascolinità, il disprezzo del pericolo, il potere dei soldi. In questa dimensione valoriale, le corse clandestine di cavalli o i combattimenti tra cani trovano una facile collocazione. I bambini e gli adolescenti coinvolti vengono proiettati in un mondo adulto ‘virile’ dove la sicurezza individuale e la personalità si forgiano con la forza, con l’abitudine all’illegalità, con la disumanizzazione emotiva.[/penci_blockquote]

Inquietanti e preoccupanti i casi elencati nel rapporto: un gattino preso a calci come un pallone; un cigno preso a sassate da un gruppetto di ragazzi; un ragazzino che spara nel bosco con il fucile del padre.

Come osserva Troiano, è ormai un dato acquisito che, nella questione criminale, rientrano pienamente condotte delinquenziali che vedono gli animali come mero strumento per introiti e proventi illeciti.

La diffusione della criminalità zoomafiosa è favorita anche da un sistema normativo repressivo non sempre efficace.

[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio Zoomafia”]Auspichiamo che si arrivi finalmente al varo di provvedimenti legislativi attesi da anni, come il potenziamento della normativa sulla tutela penale degli animali. Inoltre, poiché notoriamente questi reati sono accompagnati spesso da fenomeni di corruzione e di falso documentale, va rafforzata la normativa contro la corruzione e devono essere previste aggravanti per il coinvolgimento collusivo di pubblici ufficiali in questi reati, perché sono proprio loro che, di fatto, rendono possibile con la loro malafede, la realizzazione del reato.[/penci_blockquote]

I crimini più contestati contro gli animali

  • Maltrattamento
  • Uccisione di animali
  • Reati venatori
  • Abbandono e detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura
  • Uccisione di animali altrui
  • Traffico di cuccioli
  • Organizzazione di combattimenti tra animali e competizioni non autorizzate
  • Manifestazioni e spettacoli vietati

Info:

Clicca qui per scaricare il Rapporto Zoomafia 2018

Approfondimenti:

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