Cane sempre in giardino? È un reato
Chi lascia il proprio cane in giardino, come pratica abituale, commette il reato di “abbandono di animali”. Così si è pronunciata la Cassazione, che è sempre più sensibile sui diritti degli animali. La giurisprudenza, però, deve essere aiutata dalle segnalazioni di tutti i cittadini che hanno a cuore la salute dei cani. Quindi, spetta a noi denunciare gli abusi e i maltrattamenti sugli animali alle autorità competenti
Che senso ha decidere di prendere un cane per lasciarlo costantemente e inesorabilmente in giardino, senza occuparsene, senza attenzioni e senza le cure che, con gli anni, possono servirgli?
Non ha alcun senso. Inutile dire, però, che per quella creatura una simile vita potrebbe rappresentare un’atroce sofferenza.
Un cane che trascorre la vita da solo in giardino, non potrà mai essere felice.
IL CASO DEL PASTORE TEDESCO DI THIENE (VI)
La Corte di Cassazione lo scorso settembre si è pronunciata per condannare un uomo di Thiene, in provincia di Vicenza, reo di non essersi mai preso cura del proprio Pastore Tedesco. I giudici lo accusano di aver inflitto gravi sofferenze al suo cane, lasciandolo in cattive condizioni di salute, abbandonato in un giardino lontano da casa. Il proprietario, infatti, andava a trovare così di rado il cane da non essersi neppure accorto delle precarie e difficili condizioni di salute dell’animale.
CANE LONTANO DA OGNI AFFETTO E CURA
Come raccontato dai testimoni nell’arco del processo di merito, il povero Pastore Tedesco abbandonato a sé stesso, lontano da ogni affetto e cura, non si reggeva sulle zampe, emanava cattivo odore, aveva macchie di sangue sul corpo, otite e piaghe da decubito nel ventre.
PADRONE CONDANNATO PER ABBANDONO DI ANIMALI
In base a queste dichiarazioni, i giudici hanno condannato l’uomo per abbandono di animali, disciplinato dall’art. 727 c.p. “chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquistato abitudini della cattività è punito con l’arresto fino a un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze”.
OMESSA PRESTAZIONE DI CURA E ASSISTENZA
All’uomo è stata, inoltre, rimproverata l’omessa prestazione di cura e assistenza, dovuta a un comportamento di trascuratezza colposa. A sua difesa il proprietario ha dichiarato che solo un veterinario si sarebbe potuto accorgere della grave condizione di salute del cane e che, trovandosi nel suo giardino, non si poteva dire che il cane fosse abbandonato.
Tutto ciò non è bastato a convincere la Corte di Cassazione, secondo la quale “il reato di abbandono di animali viene commesso non solo con comportamenti che offendono il comune sentimento di pietà e mitezza verso gli animali per la loro manifesta crudeltà, ma anche le condotte che incidono sulla loro sensibilità psico-fisica, procurando dolore e afflizione”.
GIURISPRUDENZA SEMPRE PIÙ ANIMALISTA
Con riferimento alla violenza sugli animali, tema sempre più caldo e attuale, la giurisprudenza italiana a piccoli passi si muove sempre di più verso un maggiore riconoscimento della sensibilità e salute degli animali, in particolar modo di quelli domestici. Seppure, infatti, ancora oggi gli animali siano considerati come beni mobili secondo il nostro codice civile, i giudici li riconoscono sempre più come esseri senzienti e tutelabili dal nostro diritto.
Ogni anno si riscontrano sempre più processi e condanne nei confronti di chi infligge una sofferenza immotivata a un animale. Fondamentale per il progredire di questo diritto è la costante denuncia dei reati e degli abusi sugli animali.
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