La storia di Gaia, cagnolina allattata con il biberon
Gaia non pensava di affrontare l’avventura della vita. Nessuno di noi poteva immaginarlo. Natale era imminente e Gerardo e io eravamo alla ricerca di qualche prelibatezza per i nostri amatissimi cani: Virgil, Frida e Decio.
Una mattina, il 12 dicembre scorso, mentre ero intenta a lavorare nel mio studio legale, ricevo una telefonata da mio marito Gerardo: “Angela, devo darti una notizia, ti prego di non agitarti”. L’incipit non era affatto rassicurante. Lo ascoltavo: “Frida ha avuto un aborto. Non so come sia andata. Mi hanno contattato sul cellulare. Adesso la raggiungo e ti richiamo”. Ero incredula e atterrita al contempo. Letteralmente senza parole.
Gravidanza isterica del cane
A Frida era stata diagnosticata da ben due veterinarie del medesimo ambulatorio una gravidanza isterica. Nulla di più. La cura si era protratta per oltre due settimane: massicce somministrazioni orali di Galastop. E di fronte alle nostre perplessità la risposta dei medici era stata sempre la stessa: “Siete troppo apprensivi. Frida ha già avuto altre due gravidanze isteriche. Va sterilizzata. Ve lo diciamo per il suo bene”. La nostra Frida, però, continuava a perdere latte dalle mammelle e a ingrassare, nonostante la rigorosissima dieta a base di merluzzo, patate e verdure al vapore. Insisto. Voglio che le venga fatta una ecografia. A quel punto il titolare dello studio veterinario -un professionista di esperienza, se non altro per l’età- mi fissa un appuntamento per il 13 dicembre. “Meglio controllarle l’addome. Il suo cane ha quasi sei anni. Non si sa mai”. Troppo tardi.
In verità il cane Frida è in dolce attesa
Di corsa ci rechiamo alla clinica veterinaria Gregorio VII. Frida doveva sottoporsi a una radiografia e, a seguire, ove necessario, un’ecografia. L’emozione del battito cardiaco ci fa dimenticare per un’istante la rabbia dell’errata diagnosi. In grembo Frida portava con sé quattro cuccioli, di cui uno privo di vita che bloccava il canale uterino. Frida poteva ancora diventare mamma, ma occorreva procedere in fretta per evitare il rischio di una setticemia. Firmiamo il consenso all’epidurale e poi attendiamo con ansia in sala d’attesa. Ansia, confusione, rabbia e felicità avevano preso il sopravvento. Passano all’incirca quattro ore e poi finalmente la notizia: “Frida sta bene, ha appetito; i cuccioli, invece, sono prematuri, rischiano l’ipotermia, fate in modo di attaccarli alla mamma, hanno bisogno del colostro. Diversamente potrebbero non farcela”. E io: “Se Frida li rifiuta? Non ha latte a causa del Galastop. E non ha partorito naturalmente. Non avete un’incubatrice? Come possiamo farcela, Gerardo e io?”. “Allattateli ogni due ore, dodici volte al giorno con il latte in polvere Puppy Milk. Tra una settimana il controllo”. Torniamo a casa coi tre cuccioli, un maschio e due femmine di 240 grammi ciascuno, in una scatola. Frida stava bene, ma la vista dei figli la infastidiva. Ringhiava per poi allontanarsene. Iniziano giorni difficili: il lavoro, il sonno perso, la voglia di salvare i nostri piccoli ospiti.
Due cuccioli di cane non ce la fanno
Nessuno ci aveva dato speranze. E così il 15 notte di nuovo in clinica. Il maschio non ce la fa. La diagnosi: ipotermico e disidratato. Passano 48 ore e anche una delle due cucciole decide di lasciarci. Sono disperata. Perché tanta superficialità. Eppure lo studio veterinario cui ci siamo rivolti per anni -sia pure per i vaccini e i controlli di routine- passa per essere uno dei migliori del quartiere Prati.
Un caso di malpractice medica! Noi che avremmo voluto da sempre una cucciolata. Frida, infatti, era stata scelta per l’altro nostro Labrador, Virgil, purtroppo risultato all’esito di accertamenti clinici, sterile. E poi Decio, sempre Labrador, affetto da una cardiopatia. Il destino ogni volta sembrava beffarsi di noi.
Gaia lotta per la vita
L’atmosfera natalizia è lontana. I lutti ripetuti e violenti ci avevano svuotato…un cupio dissolvi si impossessa di noi, ma dovevamo reagire. C’era un’altra cucciola da accudire. Per scaramanzia non le diamo un nome. Per noi era solo Polpy o Polpetta. Con gli occhi chiusi e le zampe anteriori nel vuoto, alla ricerca del latte materno, cercava un po’ di calore sul mio corpo. Solo il biberon la calmava.
E così, giorno dopo giorno, la cagnolina cresce sino a pesare, dopo i primi dieci giorni, 400 grammi. Troppo poco. Insistiamo con maggiori dosi di latte in polvere.
Sembra vivace, ma la cistite, da un lato, e la stipsi, dall’altro, la rendono nuovamente vulnerabile. Inizio con il supporto di mio marito a praticarle i clisteri di Carlo Erba e a somministrarle un antibiotico. Passano i giorni. Dorme tanto. Predilige un vecchio maglione di cachemire alla coperta di pile. Glielo lasciamo. Diventa la sua tana. Le diamo un po’ di comfort con stufe e peluche. L’ambiente deve essere caldo. Trascorrono i primi trenta giorni. Ha ancora gli occhi chiusi, ma il suo olfatto non la tradisce, ci riconosce.
Finalmente il cagnolino apre gli occhi
Tra controlli domiciliari e visite in clinica compie due mesi. Sembra forte. Ha il cuoricino della mamma. E poi finalmente schiude gli occhi: sono blu come quelli dei bambini. Inizia lo svezzamento. Siamo felici. Ringhia, mordicchia, corre. Possiamo finalmente darle un nome. Vuole vivere, giocare e scoprire il mondo che la circonda. Ha un suo gioco preferito, un orso Ikea, e tanto affetto per noi. Sì, si chiamerà Gaia perché gaia è la vita che spesso ci mette alla prova, ma ci regala sempre emozioni fortissime. Oggi abbiamo quattro Labrador che vivono con noi regalandoci momenti di intensa gioia e di grandi insegnamenti. Grazie a loro siamo persone migliori.
Ringraziamenti
Un ringraziamento speciale ai dottori: Gianmauro Ferrara (chirurgia) che ha operato Frida nel migliore dei modi; Nicola Casadio (medicina interna) che ha seguito Gaia assistendola con grande professionalità in tutte le sue battaglie per la vita e Simone Paduano (visite domiciliari) che ha visitato Gaia a casa nostra, supportandoci e dandoci ottimi consigli.
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