Basta malattie infiammatorie intestinali! Cos’è l’Infiammatory Bowel Disease
La salute dell’intestino rappresenta buona parte della salute dell’organismo. Infatti, una delle cause principali dei disturbi gastrointestinali dei cani e dei gatti può dipendere dalle enteropatie croniche, in particolare nella malattia infiammatoria intestinale. I principali fattori che fanno scattare i campanelli d’allarme di una patologia a carico dell’apparato gastroenterico sono vomito, diarrea e dimagrimento, che spesso possono venire sottovalutati da parte di proprietari di cani e gatti.
Che cos’è l’Infiammatory Bowel Disease?
Viene definita come “Infiammatory Bowel Disease” ed è una patologia cronica idiopatica che va a colpire tutte le parti del tratto gastroenterico di cane e gatto, ed è caratterizzata da infiltrazioni cellulari infiammatorie (linfociti, plasmacellule, eosinofili, macrofagi e neutrofili). Queste cellule proliferano in modo anomalo andando a ispessire la mucosa fino a indebolirne la struttura e, nei casi più gravi, a impedire l’assorbimento dell’alimento. Si possono classificare diverse forme di Ibd in base alla localizzazione anatomica e in base alla natura cellulare coinvolta. Tale patologia può colpire il piccolo intestino, il grosso intestino o entrambi: nel gatto è interessato prevalentemente il piccolo intestino, mentre nel cane è più comune riscontrare un interessamento enterico più generalizzato.
Quali sono le cause dell’Ibd?
In medicina il termine idiopatico significa letteralmente “di cui non si conosce la causa”. Effettivamente non si conoscono i fattori che vanno a scatenare la malattia, ma presumibilmente si pensa che possa essere la conseguenza di una forma di intolleranza o allergia alimentare, che va ad alterare l’equilibrio naturale della flora batterica intestinale, permettendo ai batteri patogeni di proliferare.
Non ci sono evidenze specifiche sulla predisposizione dell’Ibd nel cane e nel gatto, ma sembrerebbe esistere una maggior incidenza nei mici di razza e nei cani come Pastore Tedesco, Setter, Schnauzer, Doberman, Bulldog Francese, Boxer, Yorkshire, Barboncino, Cocker e Shar Pei.
L’età in cui si manifesta l’Ibd è variabile, con un’età media che si aggira intorno ai sei anni, sia nel cane che nel gatto, anche se in cani di grossa taglia la malattia può manifestarsi pure prima dei due anni.
Quali sono i sintomi più comuni dell’Infiammatory Bowel Disease nel cane e nel gatto?
A livello clinico ci possono essere diversi tipi di manifestazioni in base alla regione del tratto gastroenterico colpita e alla cronicità della patologia. Le più frequenti sono solitamente: diarrea cronica (più di tre settimane), vomito, perdita di peso, modificazioni dell’appetito, muco e sangue nelle feci. Contrariamente all’uomo, le manifestazioni extraintestinali (oculari, renali e articolari) risultano scarsamente documentate. Alcuni pazienti mostrano come unico segno l’inappetenza e questo è più frequente nel gatto che nel cane.
Cosa succede ai cani e ai gatti affetti da Ibd?
Alcune particelle estranee possono passare attraverso la mucosa intestinale e poi entrare nel flusso sanguigno, provocando la reazione e la risposta immunitaria e infiammatoria. In questo modo la perdita dell’impermeabilità permette a tossine, batteri, funghi e parassiti, che in condizioni normali non potrebbero attraversare la mucosa intestinale, di superare la barriera protettiva ed entrare nel sangue. Essendo la barriera intestinale alterata, possono attraversarla anche sostanze tossiche come additivi alimentari, metalli pesanti, micotossine, e così via. La medicina ufficiale si preoccupa spesso di curare il sintomo con antibiotici e antinfiammatori trascurando, invece, la vera causa che è l’alimentazione. L’abuso di antibiotici e antinfiammatori può portare a un’alterazione della flora intestinale distruggendo quella utile (lattobacilli) e favorendo una moltiplicazione di batteri putrescenti e la candida intestinale.
Cosa fare in caso di Ibd?
Essendo l’alimentazione la causa principale di questa patologia, è sicuramente la prima cosa che va modificata nelle abitudini dei nostri amici pelosi. Da sola, però, non è sufficiente a contrastare la malattia.
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