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Anagrafe canina, un’opera incompiuta

di Redazione Quattrozampe

Anagrafe canina

Che l’anagrafe canina nazionale sia “fallita”, cioè incompleta e non omogenea, ne è consapevole anche il ministero della Salute che, infatti, nell’Atto di indirizzo sugli obiettivi strategici della politica sanitaria del prossimo triennio, inserisce tra le priorità proprio la profonda riorganizzazione dell’anagrafe, oggi affidata a 21 diverse realtà regionali con tempi e efficienze nella registrazione per nulla omogenee.

Manca una tracciatura

La mancanza di una tracciatura chiara e di immediata identificazione da una parte non aiuta a debellare il fenomeno degli abbandoni e del randagismo, mentre dall’altra, l’assenza di un comune sistema europeo non ostacola i traffici.

In ogni caso, risalire al proprietario non è un fatto scontato né immediato. Con i disagi e i dispiaceri, che ne conseguono.

Obbligo del tatuaggio e poi del microchip

Ma andiamo per ordine, per capire come mai l’anagrafe di casa dopo ben tredici anni, grazie all’accordo Stato-Regioni del 6 febbraio 2003, si possa definire anche un’opera incompiuta.

Con la legge 281 del 1991, si istituiva l’anagrafe canina a livello comunale, con l’obbligo del tatuaggio. In base, poi, all’accordo Stato-Regioni, dal 2005 il microchip diventava obbligatorio.

L’anagrafe nasceva sotto forma di 21 anagrafi regionali, che a loro volta dovevano trasmettere i dati al ministero della Salute, da far confluire nell’anagrafe canina nazionale su base informatizzata.

In altre parole, 21 diversi sistemi, non sempre aggiornati con la stessa tempistica, con una efficienza a macchia di leopardo e con conseguenti problemi di corrispondenza nei trasferimenti di proprietà.Anagrafe canina

Ancora, ad oggi, la trasmissione dalle Regioni al ministero della Salute dei cani iscritti in anagrafe avviene su base mensile.

Interoperabilità mancata

A rendere più critico il quadro c’è poi anche un’altra opera incompiuta, “l’effettiva interoperabilità delle anagrafi” prevista da un altro Accordo Stato Regioni, quello del 24 gennaio 2003 alfine di garantire l’uniformità sul territorio nazionale nelle modalità di identificazione degli animali d’affezione e garantire il monitoraggio della popolazione dei suddetti animali, nonché assicurarne la tracciabilità, di cui si attende ancora l’applicazione tramite un sistema unico nazionale per mettere in connessione in tempo reale tutti i dati tra centro e periferia.

Sarebbe la quadra, ma quanto si dovrà ancora attendere?

Ampollosità del microchip

Tra informatizzazione a singhiozzo della pubblica amministrazione e modalità diverse di inserimento dei dati, oggi sul sito del Ministero della Salute, inserendo il numero di microchip, si ottiene al massimo l’Asl di appartenenza o si risale a chi ha inoculato il microchip.

Se il chip è stato inoculato in un’altra regione, trovare il proprietario sarà più complesso, senza aggiungere che in caso di passaggio di proprietà da un sistema regionale all’altro, lo sarà ancora di più.

Cane e proprietario: ricongiungimento sofferto

Per farla breve, il proprietario, e il cane, per riabbracciarsi, dovranno passare per il canile, senza avere la certezza di un rientro breve. Il sistema si incaglia sulla burocrazia che si erige a tutela della privacy, con un accesso alle fonti in capo alle Asl.

E le forze dell’ordine? E gli incaricati di pubblico servizio? L’anagrafe, per essere compiuta, deve ancora attendere.

Traffico dei cuccioli

Poi c’è l’altra faccia della medaglia. È il terzo indotto alla voce traffico illegale dopo armi e droga in Europa. È il traffico di cuccioli, prevalentemente dall’Est.

I dati, diffusi di recente dall’organo dell’Anci, la rete dei Comuni italiani, Ancitel, diffondendo i numeri raccolti dalla Lav, esprimono l’ufficialità del fenomeno criminale.Anagrafe canina

Che si tratti di un’emergenza sanitaria, di tutela dell’incolumità pubblica a Bruxelles, più che a casa nostra, è ben chiaro, dato che il 70 per cento delle malattie insorte negli esseri umani negli ultimi decenni sono di origine animale, si legge ancora sull’organo d’informazione dell’Anci. Eppure le zoonosi e il traffico di piccoli schiavi, non sembrano essere ancora una priorità da contrastare fino in fondo.

Nel secondo semestre 2014 di presidenza italiana dell’Ue, l’anagrafe canina europea e la tracciatura della movimentazione erano state messe in agenda per dar seguito al tema che già era stato protagonista del semestre di presidenza della Lituania dal gennaio al giugno 2013. Ma non si diede seguito alle intenzioni.

In attesa del Parlamento Europeo…

Il Parlamento europeo, in assenza di nuove azioni di contrasto, nel febbraio scorso adottava una risoluzione per un sistema comune di registrazione di cani e gatti in Europa.

In attesa che il consiglio dei ministri Ue apra la strada alla risoluzione, il documento afferma che “la maggioranza degli Stati membri ha già un certo livello di requisiti per la registrazione e/o identificazione degli animali” e che “la maggior parte di questi database non è ancora compatibile”.

Ci si “tutela”, intanto, con l’inasprimento delle sanzioni e l’introduzione dell’arresto grazie alla legge 201 del 2010, che ha ratificato, seppur con 23 anni di attesa, la Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, fatta a Strasburgo il 13 novembre 1987.

L’articolo 4 della legge 201 è dedicato al contrasto del reato di “Traffico illecito degli animali da compagnia” e prevede la reclusione da tre mesi a un anno e la multa da 3mila a 15mila euro per l’introduzione illegale di animali (solo nel 2015, fonte Lav, il traffico stroncato aveva un valore di 400mila euro).

 

 

 

A cura di Stefania Piazzo

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