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Un felino selvatico a passeggio per Milano

di Maria Paola Gianni

Un felino selvatico a passeggio per Milano

Che si chiami “caracal” o “caracat”, o che sia un “cucciolo ibrido”, a noi non importa. È un animale selvatico, cioè libero di vivere in natura, con i suoi simili e soprattutto lontano dall’uomo. Così ha destato molto scalpore il caso dell’avvenente quarantenne cecoslovacca che se ne andava a spasso per i giardini Montanelli di Milano tenendo al guinzaglio un caracal di circa cinque mesi d’età. Una sorta di lince che lei ostentava al pubblico raccontando di averlo pagato addirittura diecimila euro. Come dire, l’esibizionismo non ha limiti, né coscienza. La domanda sorge spontanea: è lecito o no tenere legato un animale selvatico? Si è mai domandato, chi lo fa, se quell’animale è d’accordo? Fino a che punto la supremazia dell’uomo può calpestare i più comuni diritti animali?

Ebbene, il caracal è un animale principalmente notturno, ama i climi secchi, aridi e semideserti, non certo Milano e in pieno giorno, e ha il suo bel caratterino: di sicuro un incontro ravvicinato con un cane non sarebbe proprio idilliaco…. Non a caso questo felide è un abile predatore e un “campione” di salto in alto: riesce con una zampata a colpire una pernice che gli svolazza attorno, saltando addirittura a tre metri dal suolo.

La questione del caracal “milanese” è diventata un vero e proprio caso: è intervenuto anche il Comune di Milano tramite il Garante degli Animali che ha contattato la donna via facebook.

Guinzaglio o non guinzaglio?

Quanto alla liceità o meno del guinzaglio, basti pensare che è già difficile valutarla per il felino più comune di tutti, il gatto. Figuriamoci per il caracal. Come afferma Roberto Marchesini, filosofo, etologo, scrittore e direttore della Scuola Interazione Uomo-animale (Siua),

“se dovessi portare fuori di casa il mio gatto, di certo valuterei prima il suo carattere, proverei a farlo in casa, cioè in un ambiente protetto, e di certo inizierei quando l’animale è ancora cucciolo, con piccole sessioni che non dovrebbero durare più di cinque minuti l’una. Poi valuterei dove intraprendere la passeggiata, cercando di trovare luoghi adatti, lontani da pericoli o da fonti che lo possano spaventare”.

Ciò significa che non tutti i gatti amano andare a passeggio al guinzaglio, bisogna abituarli fin da piccoli, semmai. Di certo non c’è una risposta univoca, dipende da caso a caso. Lo stesso Marchesini raccomanda:

“attenzione: messo alle strette il gatto non fa come il cane che si rifugia verso di noi, ma agisce in modo individuale attraverso la fuga e con comportamenti imprevedibili e sempre eccessivi. Quindi, vorrei vederlo all’aperto libero da qualunque contenimento, vorrei che costruisse prima una familiarità con i luoghi della passeggiata. Con il gatto non si deve mai ricorrere alle forzature!”.

E figuriamoci, aggiungiamo noi, con un animale selvatico come il caracal… La cosa più triste di questo anomalo caso è che in giro ci sono animali selvatici che dietro la scusa di essere “ibridati” con pet domestici (nel meschino tentativo dell’uomo di modificarli geneticamente) c’è chi li vende e chi addirittura li acquista per diecimila euro.

di Maria Paola Gianni

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