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Enpa: il dono di una nuova vita ai cani da combattimento

di Redazione Quattrozampe

Enpa: nuova vita ai cani da combattimento

Sono innumerevoli le brutture operate dagli uomini sugli animali a scopo di lucro. Il mostruoso fenomeno dei cani da combattimento è un orrore che continua a fare vittime. Cuccioli allevati per la violenza, torturati nella mente e nel fisico per diventare campioni nell’uccidere i propri simili. Sono una cifra non quantificabile i cani che ogni anno muoiono così. I pochissimi che riescono a sopravvivere hanno bisogno di un aiuto che pochi sanno dare e che l’Enpa ormai da anni ha per missione.

Obiettivo: una nuova famiglia

Nel 2003 il Centro nazionale comunicazione e sviluppo dell’Enpa ha promosso un progetto di recupero per cani sopravvissuti ai combattimenti, esclusivamente finanziato da donazioni dei privati. L’obiettivo è rendere questi cani idonei a vivere in società, inserendoli all’interno di una famiglia e per chi non è realizzabile, donare condizioni di massimo benessere in canile: Al rifugio come in famiglia.

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Adozioni a distanza

Il progetto è gestito da un team di professionisti coordinato dal Centro nazionale comunicazione e sviluppo Enpa. Andando sul sito www.comunicazione-sviluppoenpa.org è possibile dare una mano con l’adozione a distanza. Anche se lontani, gli adottanti si affezionano molto ai cagnoloni e restano in contatto col Centro in un continuo scambio di informazioni, per seguirli nei loro progressi e nella quotidianità. Sul sito è stata allestita una parte riservata a chi adotta, che contiene notizie, video, foto e materiali su questi splendidi animali, un modo per farli conoscere meglio e per farli sentire più vicini alle tante persone che in tutti questi anni sono state fondamentali per la sopravvivenza di questo progetto. I dati raccolti e l’esperienza acquisita in questa lunga “avventura” ci hanno permesso di avere una conoscenza più approfondita dei cani con questi trascorsi, riuscendo a donare a molti di loro una famiglia e per chi è rimasto con noi a migliorare la loro quotidianità al rifugio.

Metodo gentile

L’uso di metodi educativi gentili è stato basilare per modificare l’interazione dei cani con l’uomo e l’ambiente. I risultati degli studi prodotti sono stati presentati in seminari nazionali e internazionali diventando utili per tutti gli animali che hanno subìto questo tipo di violenze. Essere in grado di aiutare più cani possibili è il vero successo di Enpa in un progetto che è stato il precursore in questa materia.

I sopravvissuti

Da tempo condividiamo tanto con i nostri ex-combattenti e abbiamo imparato a non dare nulla per scontato. Abbiamo appreso cose che all’inizio non potevamo neanche immaginare: abbiamo visto il duro Annibale diventare l’amico consolatore, la terrorizzata Liz lasciare il posto alla cagnolona giocherellona, così gli atteggiamenti aggressivi di Buck sono stati cancellati dalla curiosità e dal desiderio di gioco e così per molti altri. È lungo l’elenco dei sopravvissuti ai combattimenti che abbiamo accudito, tanti li abbiamo accompagnati a varcare la soglia di una nuova casa, altri li abbiamo affiancati nella quotidianità e portati poi via dalla vecchiaia o malattie. Animali arrivati da noi in vari modi, con caratteri diversi, ma con in comune un’infanzia vissuta nella brutalità, minati nel fisico, assuefatti a chissà quali sostanze. Ognuno col suo modo di reagire alla stessa paura.

Wolly, il più malridotto

Ne voglio ricordare qualcuno. Wolly al sequestro era il più malridotto, con tutte quelle ferite aperte, da noi ha incontrato Sara che ha potuto portarlo con sé dopo un paio di anni di rieducazione. Notte, piccola e scura, è andata con Silvia a vivere a Roma e tuttora condividono una quotidianità colma di affetto. Betty e Denis, la coppia perfetta. Sam “il campione”, grande di stazza, come per la sopravvivenza ai combattimenti, per anni è stato con noi e ci ha lasciati troppo presto, con problemi renali sicuramente causati dalle massicce sostanze elargite dagli aguzzini che lo facevano combattere. E l’indimenticabile Bimbo, anziano con gli occhi da infante. Gino, lo chiamavo “muso rosa”. E chi può dimenticare il vecchio Jack, inaffidabile nei primi anni e forte e bonaccione poi. E Liz, Giordy, Zucchero, Sara, Axel, e tanti e altri amici. Quante cose da raccontare, ma non bastano mille pagine.

Blance ed Enrichetta

In questi ultimi due anni siamo riusciti a trovare famiglia anche a due anzianotte come Blance ed Enrichetta e in questi ultimi mesi abbiamo salutato Mark, Angie e la piccola Luce, felici di iniziare la loro nuova avventura familiare. Ora al rifugio condividiamo le giornate con l’anziana Matilde, con Boris che è arrivato da due anni, con Sissi, Gemma e altri. Gli ultimi arrivati sono Brad, Achi e la piccola Hope. Ognuno porta il suo contributo all’interno del progetto e nel nostro cuore.

Donare una speranza

Per questo andiamo avanti a curare, accogliere, recuperare, accarezzare, gioire e preoccuparci per donare una speranza e una nuova vita a questi amici, rispetto ad altri quattro zampe abusati come loro, ignari che per un cane esiste un altro modo di vivere, quello “vero”. E a loro diciamo “grazie”. Perché dopo tutti i musi che abbiamo conosciuto ai quali abbiamo rappezzato le vite, noi non siamo più gli stessi. E su questa strada vogliamo continuare, nel nostro progetto “di vita” che va avanti grazie alle donazioni delle persone sensibili che anche da lontano continuano ad aiutarci, al loro affetto consolidato, la costanza data dall’aver compreso pienamente l’anima di quello che facciamo, la fiducia in noi. Tutto questo ci ha consentito di andare avanti, unendo le forze… Perché “per ogni criminale che trasforma i cani in belve da combattimento, ci sono persone che li fanno tornare cani”.

di Paola Lo Monaco
Centro Nazionale Comunicazione e Sviluppo Enpa

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