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Canile di Spoleto, sette cucce realizzate dai detenuti

di Alessandro Macciò

Canile di Spoleto, sette cucce realizzate dai detenuti

Nel canile comunale di Spoleto (Perugia) ci saranno sette cucce realizzate dai detenuti del carcere di Maiano. E questo è solo il primo passo verso l’applicazione del progetto “Fuori dalle gabbie”, già sperimentato nel penitenziario di Cagliari. Se il progetto prenderà forma, i detenuti di Spoleto potranno seguire un corso per diventare educatori cinofili e fare questa professione una volta scontata la pena.

In attesa di sviluppi, gli ospiti del canile potranno godersi il tepore delle cucce realizzate dai detenuti.

Un dono molto gradito, ma anche e soprattutto un gesto dal grande valore simbolico. “Fuori dalle gabbie”, infatti, suona come un obiettivo comune.

Canile di Spoleto, sette cucce realizzate dai detenuti

Le cucce realizzate dai detenuti

I detenuti hanno realizzato le sette cucce nella falegnameria del carcere di Maiano, utilizzando materiale di recupero. L’operazione, coordinata dagli agenti della polizia penitenziaria Danilo Montioni e Massimo Moriconi, ha coinvolto una dozzina di detenuti. Chiara Pellegrini, vicedirettore della casa di reclusione, ha consegnato le cucce ai dipendenti del Comune che provvederanno a sistemarle nel canile. E durante l’incontro è emersa anche l’ipotesi del progetto “Fuori dalle gabbie”.

Il progetto “Fuori dalle gabbie”

La proposta, lanciata dall’avvocato Federica Faiella, prevede un corso di formazione in materia di recupero comportamentale dei cani ed educazione cinofila. Dopo aver realizzato le cucce, quindi, i detenuti potranno svolgere una serie di attività a contatto con i cani, finalizzate alla loro socializzazione. Il dialogo tra carcere e Comune è già avviato e ha messo in luce l’utilità del progetto. Nelle prossime settimane, le due parti si ritroveranno per definire i dettagli tecnici e operativi.

La finalità del progetto

Il concetto alla base dell’iniziativa è che prendersi cura degli animali è un buon modo per completare il percorso di rieducazione e reinserimento nella società. Se il progetto andrà in porto, infatti, i detenuti che hanno realizzato le sette cucce potranno diventare educatori cinofili e cercare un impiego in questo ambito. Ora la palla passa alle istituzioni, che avranno il compito di trasformare i buoni propositi in azioni concrete.

Approfondimenti: 

Se vuoi scoprire un altro progetto rivolto ai detenuti, leggi anche Confido: cinofilia terapeutica al carcere femminile di Rebibbia

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