Pubblicità
Pubblicità

Dog Project: come il cane elabora le parole

di Claudia Ferronato

Dog Project: come il cane elabora le parole

Gli scienziati della Emory University e il Dog Project, hanno condotto degli esperimenti per cercare di capire come il cane elabora le parole.
Lo studio ha riguardato i meccanismi cerebrali usati dal cane per differenziare i vari vocaboli.
E i risultati indicano che i cani possiedono almeno una rappresentazione neurale rudimentale del significato delle parole apprese, differenziandole dalle sconosciute.

Pubblicità

Quando alcuni cani sentono i loro proprietari dire “scoiattolo”, per esempio, si agitano e potrebbero persino correre a una finestra e guardare fuori.

Ma cosa significa questa parola per il cane? Vuol dire: “Fai attenzione, sta succedendo qualcosa?”
Oppure il cane in realtà immagina un piccolo roditore dalla folta coda nella sua mente?
La rivista scientifica
Frontiers in Neuroscience ha pubblicato uno dei primi studi sull’imaging cerebrale che esamina l’elaborazione delle parole insegnate associandole agli oggetti.

Dog Project

All’esperimento ha contribuito Dog Project, nato per opera di Gregory Berns nel 2012  e che si concentra nello studio dei processi evolutivi del cane
Berns è stato anche il primo ad addestrare i cani a entrare volontariamente in uno scanner a risonanza magnetica, rimanendo immobili durante la scansione, senza  bisogno di ricorrere alla sedazione. 
Negli anni, gli studi di Project Dog hanno dato all’uomo nuove certezze riguardo alla risposta cerebrale dei cani di fronte  all’attesa per la ricompensa.
Nel cervello del cane esistono aree specializzate per l’elaborazione dei volti, dove nascono le reazioni olfattive agli odori umani e canini.

L’esperimento con i cani nello scanner

12 cani di razze diverse sono stati addestrati per mesi dai loro proprietari a recuperare due oggetti diversi, usando il nome degli oggetti.
Uno a consistenza morbida, tipo un animale di pezza e un altro di sostanza differente come la gomma, in modo che fosse semplice distinguerli.
Il cane doveva prendere l’oggetto e poi veniva premiato.
Quando il cane dimostrava più volte di distinguere gli oggetti recuperando quello richiesto dal proprietario, anche se aveva in mano entrambi, passava allo step successivo.
Il cane entrava nello scanner mentre il proprietario davanti a lui, davanti al macchinario.
L’uomo pronunciava il nome dei giocattoli a intervalli regolari, poi mostrava al cane i giocattoli corrispondenti, inserendo però anche oggetti diversi (dai due usati nell’esperimento) indicati con parole diverse, senza significato.

I risultati dello studio

Conclusione: i ricercatori ipotizzano che i cani mostrino una maggiore attivazione neurale di fronte a una nuova parola perché avvertono che i loro proprietari vogliono che capiscano quello che stanno dicendo.
Parte della reazione del cane è dovuta sicuramente anche all’aspettativa del premio finale.
La metà dei cani, durante l’esperimento, ha mostrato l’aumento dell’attivazione per le nuove parole nella loro corteccia parietotemporale, l’area del cervello dove vengono elaborate le differenze lessicali.
L’altra metà dei cani, tuttavia, ha mostrato un’attività intensificata a parole nuove in altre regioni del cervello.
Queste differenze possono essere correlate alle differenze nelle varie razze e dimensioni dei cani, nonché possibili variazioni nelle loro capacità cognitive.
Una delle maggiori sfide nella mappatura dei processi cognitivi del cervello canino, riconoscono i ricercatori, è la varietà di forme e dimensioni del cervello dei cani, a seconda della razza a cui appartengono.
Questo risultato conferma che le parole pronunciate non sono il modo più efficace per un proprietario di comunicare con un cane. Il sistema di ricompensa neurale dei cani, cioè è più stimolato da stimoli visivi e olfattivi che da quelli verbali.
Anche se il comando verbale è quanto di più affine a noi umani, il comando visivo può dimostrarsi più efficace per il cane e il suo apprendimento più rapido.
Info: 
Dog Project

© Riproduzione riservata.