Giochi di attivazione mentale: come renderli sempre interessanti
In commercio abbondano le proposte di giocattoli cosiddetti di giochi di attivazione mentale, spacciati puntualmente per oggetti utili a mantenere in forma e in buon esercizio la mente del cane. In realtà si tratta di semplici problem solving, cioè giocattoli che pongono un problema al cane e lo stimolano alla ricerca di una soluzione attraverso un target desiderabile (per esempio il croccantino sotto la coppetta).
Per raggiungere il target, il cane deve rimuovere o superare un ostacolo o lacuna (la coppetta o altri oggetti). La tradizione comportamentista spiega il comportamento espresso dal cane non in termini solutivi – ciò equivarrebbe a presupporre una mente che riflette – ma secondo il modello “per tentativi casuali” che trovano un rinforzo quando portano al raggiungimento dell’obiettivo.
In realtà, già all’inizio del Novecento lo studioso Kohler metteva in dubbio questa spiegazione. Osservando come gli scimpanzé si ponevano di fronte ad un problema, Kohler sosteneva che essi riflettevano sulle caratteristiche specifiche dello scacco per poi mettere in atto non dei tentativi casuali, ma delle soluzioni specifiche. La sua proposta viene oggi considerata l’inizio dell’approccio cognitivo. Dopo Kohler, altri studiosi dimostrarono che gli animali non affrontano un problema attraverso tentativi casuali, ma ragionando. Durante gli anni ’50 si affermò poi un nuovo modello solutivo basato sul concetto di “euristica”, detto anche procedimento per ricette solutive che il soggetto ha già sperimentato in altre circostanze.
Ovviamente, procedere attraverso ricette solutive richiede la capacità di guardare dentro al problema, ossia di avere una mente, così da poter scegliere le ricette (euristiche) più appropriate. Ad esempio, se a un cane abbiamo insegnato a prendere con la bocca e spostare, o a spingere col naso un target per rimuoverlo e raggiungere così il bocconcino, in seguito queste soluzioni diventeranno per lui vere e proprie euristiche che riproporrà ogni volta di fronte ad un problema analogo. Se poi abbiamo insegnato al cane a sedersi quando gli chiediamo qualcosa, lui davanti a noi non utilizzerà le stesse euristiche di lavoro sul target, né tenterà casualmente qualunque comportamento: con buona probabilità si metterà seduto. Anche il seduto è diventato così un’euristica, da utilizzare di fronte a un’altra situazione problematica.
Nel 1960 tre studiosi – Miller, Galanter, Pribram – formularono il cosiddetto modello Tote (acronimo che sta per test, operate, test, exit) per spiegare che quando un soggetto compie un’azione per raggiungere un obiettivo, avanza per step, facendo una verifica sul precedente: Tote può quindi anche essere tradotto così: verificare, eseguire, verificare, terminare. Ecco perché i giocattoli di problem solving rappresentano per il cane uno stimolo mentale efficace solo le prime volte che li fa: poi diventano semplici ripetizioni, ricavate dall’archivio delle informazioni elaborate in precedenza, che rischiano addirittura di impigrire la mente del nostro amico. Occorre allora proporre al nostro amico peloso problemi sempre nuovi, utilizzando la fantasia e il bricolage.
Giochi di attivazione mentale fai da te
Nelle nostre case troveremo di certo qualcosa da trasformare in un gioco interessante per il nostro cane. Armiamoci di fantasia: semplici imballaggi e materiali di scarto di plastica o legno possono diventare dei giochi solutivi per il nostro amico peloso. Terremo così allenata la sua mente e la nostra, rispettando nello stesso tempo l’ambiente.
- Rovistiamo negli armadi e prendiamo un vecchio asciugamano che non utilizziamo più.
- Pieghiamolo per la sua lunghezza e facciamo una striscia larga circa 25 cm.
- Distendiamolo a terra e iniziamo ad arrotolarlo. Dopo un primo giro, depositiamo una fila di bocconcini.
- Facciamo un altro giro e disponiamo ancora del cibo gustoso.
- Ogni giro una fila, alla fine avremo una sorta di salame ripieno.
Il cane dovrà spingere con il naso e srotolare il panno, consumando a poco a poco i bocconcini. Anche bicchieri di plastica, contenitori rigidi di biscotti, vasetti dello yogurt, anime di cartone della carta igienica o da cucina, scolapasta e imbuti, scatole di scarpe e molto altro ancora, possono essere utilizzati per nascondere del cibo appetitoso: per conquistarselo, il cane dovrà trovare la soluzione giusta: userà il naso per abbattere i bicchieri, la bocca per sollevare e spostare l’imbuto o lo scolapasta, le zampe per far scorrere e saltare i coperchi.
di Roberto Marchesini
Foto di Shutterstock
© Riproduzione riservata.