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I cani capiscono i nostri gesti

di Redazione Quattrozampe

cani gesti

  Alcune persone sono convinte di avere un cane “tonto” o, per lo meno, non particolarmente pronto nelle risposte. “Gli mostro il suo pupazzo preferito e gli dico di prenderlo, ma lui mi guarda con occhi stupiti”. O ancora: “Gli indico il punto in cui è nascosto un biscotto, ma lui non capisce. Non ci arriva proprio!” Eppure i cani mostrano una gran flessibilità (abilità) nell’interpretare la gestualità umana: numerosi studi rivelano che, in questo compito, sono spesso più abili sia degli scimpanzé che dei lupi (se non socializzati con l’uomo fin dai primissimi giorni di vita). E a molti sarà capitato di notare con quanta intensità ci osservano, nel quotidiano.

Ci scrutano sempre

I cani scrutano di continuo il nostro comportamento cercando di leggere i gesti, spesso sconclusionati, che facciamo quando parliamo o ci muoviamo. Siamo arrabbiati per quella multa appena ricevuta e prendiamo a schiaffi l’aria? Ci mettiamo le mani nei capelli perché abbiamo appena bruciato l’arrosto? I cani sono sempre lì, pronti a decifrare il linguaggio non verbale per costruirsi un quadro coerente del mondo umano in cui li ospitiamo. Da dove deriva la capacità del cane di comunicare con l’uomo? E che cosa sappiamo veramente dell’intelligenza e della mente canina?

Lo dice anche la ricerca

La capacità canina di leggere i nostri gesti sta stimolando ricerche scientifiche da più di un ventennio. Scienziati di Florida, Olanda, Germania e Ungheria, per citarne alcuni, hanno ideato esperimenti con gradi di complessità crescenti, per capire in che modo il cane interpreti i movimenti umani e come li integri con gli altri elementi a sua disposizione, come comandi vocali o segnali olfattivi. Il gruppo di Michael Tomasello, del Max-planck institute for evolutionary anthropology, per esempio, si è chiesto quale significato avesse il gesto umano di indicare un oggetto: il cane lo interpretava come un comando o un’indicazione? E come si comportava quando l’indicazione umana era (apposta) fuorviante? Di questo abbiamo parlato in un bell’articolo pubblicato sul numero di Aprile. 

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