I cani non sono peluche. Come scegliere il proprio cane.
Come si sa i cani, pur appartenendo tutti alla stessa specie e quindi condividendo tra loro un consistente repertorio di comportamenti comuni, definiti per l’appunto etogramma o catalogo comportamentale specie-specifico, presentano delle caratteristiche divergenti riconducibili alla razza di appartenenza. Le peculiarità di razza sono eclatanti dal punto di vista della forma esteriore, nella taglia come nella morfologia del corpo, nella tessitura come nel colore del mantello. Ciò li rende facilmente differenziabili, anche se muoversi all’interno del vasto universo delle oltre quattrocento razze riconosciute non è facile nemmeno per gli esperti.
La varietà delle razze canine ha sempre destato stupore soprattutto per le accentuate differenze morfologiche che portano a paradossi biologici.
Come il rapporto di uno a cento nella differenza di peso tra la razza più grande e quella più piccola, e a un’apoteosi di biodiversità che non ha paragoni in nessun’altra specie.
Ciò porta le persone a scegliere il cane di una certa razza sulla base di preferenze estetiche, per cui c’è chi ama quello di grossa taglia, chi, viceversa, preferisce i formati toy, oppure chi ama avere un compagno morbido dal mantello soffice e voluminoso, e chi si orienta sul pelo raso, altri ancora sono affascinati dalle forme giovanili e quindi dai musi schiacciati e dagli occhioni grandi dei molossoidi, oppure dai connotati lupoidi dei pastori.
Morfologia e carattere del cane
Pochi si rendono conto che le morfologie delle diverse razze risentono non solo del gusto estetico degli allevatori, che nei lunghi secoli di selezione hanno privilegiato determinati caratteri sulla base di criteri anche culturali, ma anche delle necessità performative riferibili allo specifico lavoro che quel tipo di cane doveva svolgere. Per scavare e ricercare – per esempio, per trovare i tartufi – occorre avere un treno posteriore forte, per muoversi nell’acqua una certa conformazione del pelo e della zampa consente di avere più spinta e di bagnarsi di meno, per far fronte all’attacco dei lupi è importante confondersi nel gregge e uniformarsi a esso, ma nello stesso tempo essere di grossa taglia, per seguire una pista è necessario godere di una buona canna nasale, per entrare in una tana è utile avere il corpo simile a quello di un mustelide, per correre dietro alle lepri bisogna essere dolicomorfi e avere le zampe di un ghepardo.
Attività e forma del corpo del cane
Sono solo pochi esempi che dimostrano come la morfologia del corpo abbia seguito criteri di adattatività performativa, sotto la mano sapiente dell’allevatore che, scegliendo i riproduttori, ha nel corso di secoli realizzato una piena coerenza tra attività e forma del corpo. Non tutti sanno, però, che sotto le spoglie ben caratterizzate di un cane di razza si cela un preciso carattere, fatto di propensioni e orientamenti molto peculiari, un profilo identitario che va conosciuto, pena l’incorrere in profondi fraintendimenti e delusioni in termini di aspettative.
Il problema è che, mentre un tempo i cani di razza venivano scelti sulla base di un orientamento preciso, oggi le persone adottano un cane di una certa razza senza preoccuparsi minimamente del loro profilo identitario. Scelgono un particolare cane perché lo hanno visto in televisione, perché è l’eroe di una fiction o di un film, perché ce l’ha un amico, perché lo hanno incontrato per strada e gli è tanto piaciuto, perché fa la pubblicità ed è molto simpatico, perché non ce l’ha nessuno e fa sentire protagonisti, e via dicendo con la fiera delle banalità.
Purtroppo, mentre con l’attività svolta le vocazioni del cane si disciplinavano, ovvero si traducevano in doti e attitudini, oggi il proprietario che vive in un condominio in città e ha poco tempo a disposizione da dedicare al cane tende ad assecondare e a generalizzare le propensioni con il risultato di farle diventare manie e di farle derivare in comportamenti problematici. Si rende, pertanto, necessaria un’azione complessa e mirata per trovare una soluzione alle derive predatorie di alcune razze fortemente orientate al movimento, agli eccessi agonistici e territoriali dei molossoidi, alle pretese difensive dei Maremmani… solo per fare qualche esempio. Non possiamo pretendere, infatti, che il Labrador se ne stia sulla spiaggia a osservare il mare o che un Dalmata rimanga quieto in salotto ad ascoltarmi mentre suono il pianoforte.
Favorire l’integrazione sociale del cane
Occorre innanzitutto informare le persone che i cani non sono dei peluche e pertanto non possono essere scelti sulla base di una preferenza estetica, ma cercando di conoscerne le caratteristiche attitudinali e di confrontarle con le proprie disponibilità. A ciò si deve aggiungere la necessità di impostare progetti pedagogici specifici atti a contenere e a indirizzare certe propensioni e a colmare le lacune che ogni razza presenta, al fine di favorirne l’integrazione sociale.
Approfondimenti:
Hai bambini in casa e vuoi rendere tutti più felici con un cane? Leggi Cani adatti ai bambini, scopri quali nella Giornata Universale del Bambino
Indirizzario Web:
Visita il sito web di Roberto Marchesini, autore dell’articolo e filosofo, etologo, saggista italiano e direttore della Scuola interazione uomo animale.
© Riproduzione riservata.