I montaggi d’autore di Giorgia Monni
Per caso, un giorno, Giorgia Monni, grafico editoriale, nota un’analogia tra David Bowie e “Ragazzo con mela” di Raffaello. Così nelle pause di lavoro prova a sovrapporre la foto del personaggio a quella del quadro. I primi montaggi, dunque, nascono per gioco.
“Il risultato mi è talmente piaciuto”, spiega, “che ho creato una cartella ‘somiglianze’ e ogni volta che mi imbattevo in un ritratto che mi ricordava qualcuno, mi mettevo all’opera”, racconta lei.
Ciò accade nel 2014. Da qui l’idea di farne un vero lavoro e lanciarsi sul “mercato”. Questa volta, però, in modo trasversale, con qualcosa che potesse piacere un po’ a tutti e libera da qualunque “tifoseria”: gli animali.
“Quante volte davanti allo sguardo del migliore amico dell’uomo abbiamo pensato sembra umano! Ed è un valore aggiunto farlo su commissione, creando un cane come un Caravaggio, o un gatto come un Vigeé Le Brun”.
Giorgia, classe ’67, è “romana di Roma”, vive e lavora nella capitale, anche se è pure un po’ sarda, toscana e piemontese. Dopo la maturità classica frequenta lo Ied (Istituto europeo di Design ). Lavora prima in uno studio di comunicazione, poi in un grande service giornalistico e infine come libero professionista. Ha un compagno, Fulvio, e due figli, Agnese, di diciassette anni e Marco, di dodici, “che mi appoggiano in quasi tutto quello che faccio”, assicura, “supportano e sopportano, tranne quando torno a casa con l’ennesima sedia o mobiletto”. E ancora, sempre Giorgia:
“Produco endorfine solo a sentire l’odore del legno e dell’antitarlo. Una palestra in casa i cui attrezzi sono però cacciaviti, martelli, chiodi, seghetti e carta vetrata. ‘Da grande’ vorrei avere un laboratorio dove aggiustare, sistemare e trasformare vecchie cose”.
E invece, a un certo punto della sua vita, la nostra artista creativa apre la pagina facebook “Chi fa da sé” e con un passaparola battente tra amici e conoscenze riscontra un feedback positivo che la incoraggia. Le sue “opere” diventano anche calendari, cartoline, segnalibro, biglietti d’auguri, magneti, le sue elaborazioni declinate in mille modi, sono diventate una vera e propria linea di cartoleria in continua espansione.
“Nei mercatini portavo tutto questo materiale per rivenderlo e per pubblicizzare tra i curiosi la possibilità di vedere immortalato in quei ritratti anche il proprio cane o gatto, stancante, ma divertente raccontarmi a tutti gli sconosciuti di passaggio incuriositi dai miei lavori. Quindi passaparola, mercatini e un po’ di sano porta a porta nei negozi di animali, da veterinari, nelle librerie”.
Insomma, Giorgia, una nuova gavetta… Appunto, alla mia età, di nuovo la gavetta. Galeotto il mercatino, una giornalista di Repubblica.it si innamora dei miei quadretti e mi chiede se può pubblicarli. È primavera. Dopo dieci minuti dall’uscita sul web mi chiama il Corriere.it, mi vogliono anche loro. Poi altri siti dedicati agli animali… Un bel po’ di pubblicità. Sono in crescita, ma ancora il mio “gioco” non mi dà da vivere.
Che tipologia di ritratti puoi realizzare? In cosa consiste questa tecnica?
La mia è una elaborazione digitale, “fotomontaggio” è ormai una parola desueta. Ritaglio, incollo, sfumo, sovrappongo, cambio luci e ombre, saturo, cambio tonalità, applico filtri, insomma, uso Photoshop. Finora ho realizzato tutto quello che mi hanno commissionato, a volte anche l’impossibile, partendo da foto molto datate e ormai irrimediabilmente rovinate. Le basi su cui lavorare sono tantissime perché ho secoli di ritratti cui attingere. Ricevuta la foto del “beniamino di casa” mi lascio ispirare dal suo aspetto, dall’espressione degli occhi, dall’idea che mi faccio del suo carattere e decido se ambientarlo in epoca rinascimentale, barocca o ottocentesca. Se metterlo nei panni di un re, un ammiraglio, un signorotto o una gran dama. Le dimensioni le decide il committente. Io consiglio un medio formato e tendo a moderare certe richieste esagerate. Per ora sono arrivata a stampare al massimo il 70×100 cm, non andrei decisamente oltre.
Qual è il formato più richiesto?
Il mediano 40×50 cm. Forse anche per una sorta di timore del tipo “intanto proviamo…”. Si tratta pur sempre di un elemento d’arredo “particolare” e capisco che magari possa creare qualche perplessità appendersi in casa gigantografie di Fido in panni umani, per quanto amato sia. I costi variano a seconda della dimensioni della stampa, del supporto scelto (carta o tela), della difficoltà dell’elaborazione.
Quanto ci vuole per realizzare un’opera? Come funziona, nel dettaglio?
Servono le foto in formato digitale con caratteristiche precise: primi piani (ma non troppo), bene a fuoco, buona risoluzione e dimensione. Il protagonista deve essere fotografato preferibilmente di tre quarti (una via di mezzo tra il frontale e il profilo, la posizione più usata dai pittori nei ritratti) per mantenere un minimo di coerenza con il quadro originale. In genere nel giro di tre o quattro giorni spedisco al cliente un paio di proposte. Il cliente le vaglia e, se occorre, le modifico fino a raggiungere il perfetto connubio tra la foto del cane (quella con l’espressione sua ma proprio sua) e il quadro che maggiormente si avvicina al suo essere più intimo. Con un cliente sono andata avanti un mesetto. Fatta la scelta e gli ultimi ritocchi, preparo il file per la stampa (nel caso della stampa su tela devo ricostruire quello che nel quadro non c’è perché poi va montata su un telaio e i lati si vedono), quindi procedo con stampa, intelaiatura e verniciatura (passo una vernice protettiva trasparente e un po’ lucida). Ultimo step, la spedizione, se il cliente non abita nella capitale; se invece è a Roma, prendo un appuntamento per la consegna, due chiacchiere e un caffè.
Il plus valore di questa attività?
Mi piace pensare che quello che faccio possa servire, anche se in piccolissima parte, ad avvicinare grandi e piccoli all’arte. Suscitare curiosità negli interessati e spingerli a rivedere l’opera originaria, leggere notizie sull’autore, sul periodo storico. Hai animali in casa? Al momento no. Li ho avuti per gran parte della mia vita. Cani, molti e adorati. Dal Cocker (Pop) che mi ha visto nascere, gelosissimo di me e di mio fratello, al Setter (Lea) che ci veniva a prendere a scuola e che travestivamo da scolaro, al Pointer (Diana) trovato in campagna abbandonato dal suo padrone cacciatore perché aveva paura degli spari, all’Irish Wolfhound (Cristolu) al Pastore Maremmano (Laika). E insieme pesci, pulcini, tartarughe, papere e ovviamente gatti. I mici mi hanno scelto e poi io ho scelto loro.
di Maria Paola Gianni
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