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Il cane ha paura del pavimento lucido. Cosa fare?

di Angelo Vaira

Il cane ha paura del pavimento lucido. Cosa fare?

Basta vedere il video girato in diretta Rai con Magalli per capire come comportarsi. Il Terranova Ulisse riesce a fare grandi progressi: l’importante è dargli il tempo di elaborare le sue risposte per superare le sue fobie

Perché un cane ha paura del pavimento lucido? Diversi cani non entrano in casa o in ambienti al chiuso non perché non siano all’aperto, ma per il fatto che hanno timore di camminare su superfici lucide e lisce che in natura sono rarissime. Per muoversi al meglio le zampe dei cani hanno necessità di terra, terriccio, roccia, erba, sabbia. Le nostre case in marmo e legno non sono così naturali.

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Ho visto molti cani camminare rasenti ai muri per paura di scivolare. Una paura certamente esagerata che ostacola la normale condizione di vita dei nostri amici a quattro zampe. La prima cosa da tenere bene a mente affinché un cane non sviluppi una simile paura? Ha bisogno di familiarizzare con i pavimenti delle nostre case in età infantile, entro i primi tre, massimo quattro mesi di vita.

Cuccioli che familiarizzano con il pavimento di casa

Tale periodo, infatti, è una “età sensibile”, una fase di crescita psicologica in cui l’animale deve prendere confidenza con tutto ciò che incontrerà da adulto. I cani che in questa fase della loro vita rimangono chiusi in un box d’allevamento, come è successo al Terranova Ulisse nel video, possono sviluppare non solo paure insensate come quella dei pavimenti lucidi, ma anche una vera e propria patologia di comportamento, chiamata “sindrome da privazione sensoriale”, che si manifesta con paure e fobie sociali o riferite ad ambienti, rumori o oggetti.

Il fastidio causato dal collare a strozzo non aiuta

Al minuto 1:54 si vede che Ulisse preferisce farsi strangolare piuttosto che entrare in casa. La proprietaria tira il guinzaglio causando lo scorrimento del collare a strozzo, cercando di convincerlo a entrare, ma senza successo. Anche in questo caso in studio ho preferito far indossare una pettorina, la soluzione più comoda.

Qui la pettorina è ancor più necessaria poiché il fastidio causato dal collare, soprattutto se a strozzo, si va a sommare alla paura, rendendo ulteriormente più difficile il compito di non far preoccupare il nostro amico.

Anche tirarlo non aiuta

Al minuto 3:20 Ulisse mostra tutta la sua difficoltà. Si mette di schiena al pavimento dello studio e nonostante l’insistenza della proprietaria, proprio non si muove e con i suoi ben 60 chili di peso ci riesce benissimo. Questo è un tipico esempio di come il tentativo di risolvere il problema, in realtà, lo accentui: più cerchiamo di convincere Ulisse a muoversi tirandolo, più lui fa ostruzionismo resistendo.

E allora cosa facciamo? Ai miei studenti insegno a operare secondo logiche non ordinarie. In questo caso spostiamo l’attenzione del cane su un’altra cosa. Gli mostriamo ciò che non si aspetta: la proprietaria si allontana e smette di tirare al guinzaglio. Puoi vedere il risultato pochi secondi dopo. Incredibile. I cani sono davvero magnifici. Ma non è tutto. Una volta accompagnato al centro dello studio il nostro caro Terranova, dobbiamo aiutarlo a superare la paura delle superfici lucide. E il principio che ho seguito è la gradualità.

Se il cane ha paura del pavimento lucido: procedere in modo graduale

Durante il percorso per diventare educatore cinofilo nella mia scuola si studia Lev Semënovič Vygotskij, uno psicologo russo che ha contribuito enormemente alla pedagogia e alla psicologia infantile. Ha infatti notato che i bambini apprendono meglio quando il nuovo compito è vicino, prossimo a ciò che già conoscono.

In altre parole se proponiamo qualcosa di troppo difficile causiamo:

  • frustrazione;
  • rassegnazione;
  • una scarsa fiducia nelle proprie possibilità.

Per evitarlo dobbiamo restare nella “zona di sviluppo prossimale” e proporre compiti abbastanza difficili da essere interessanti, ma non così tanto da apparire insolvibili. Quello che Vygotskij ha scoperto non vale solo per i bambini, ma anche per gli adulti e persino per i nostri cani, che sono mammiferi sociali, esattamente come noi.

La “zona psicologica ottimale”

Negli anni, lavorando con i cani di famiglia, ho notato che per loro è importante comprendere che il compito non va proposto uguale per ogni cane. La gradualità richiesta dal nostro Ulisse in questo video non è la stessa che potremmo avere con Fido, Priscilla e Bobby. Ogni cane è un mondo a sé, sono loro stessi, con le loro risposte, a indicarci quanto grandi devono essere i progressi.

Essendo importante, quindi, non quello che accade fuori dal cane, ma la sua personale percezione, la sua condizione psicologia, ai miei clienti dico sempre che si tratta di una “zona psicologica ottimale”. Dobbiamo fare in modo di costruire una esperienza che per quel cane, in quel momento e in quelle determinate condizioni, sia un fattore di crescita e di movimento verso la libertà.

In tutto il resto del video mostro come, attraverso le risposte che il buon Ulisse ci fornisce in termini di piacere per quello che sta facendo, capisco di quanto spostare la moquette. Spostando quest’ultima il cane prende sempre più confidenza con i pavimenti lucidi fino a fare una bella camminata rilassata sulla passerella a specchio che gli abbiamo preparato.

Rispettare i tempi del cane

Nel video la proprietaria di Ulisse fa fatica a non usare il guinzaglio. Il desiderio di vedere immediatamente il cane che ci segue ci spinge a tirare il guinzaglio per velocizzare il raggiungimento del risultato finale.

Eppure questa mossa che sembra seguire la via più diretta, si mostra, in realtà, la più lunga. È dando a Ulisse il tempo per elaborare le sue risposte che riusciamo a farlo camminare sulle superfici. Un grande progresso raggiunto in brevissimo tempo che andrà completato a casa, meglio se con l’aiuto di un educatore ben preparato.

Verso più libertà e amore per il mondo

Il motivo per cui mi sono allontanato dalla violenza e dalla coercizione dell’addestramento tradizionale è dato dal suo prezzo troppo elevato. Costa fallimenti, perché un caso come questo è solo uno dei tanti in cui forzando il cane si ottengono solo peggioramenti. E costa tempo, perché il piacere di apprendere traccia le memorie. I cani imparano ad amare i momenti di crescita e apprendimento.

Recuperano dal loro bagaglio di esperienza più facilmente e con piacere ciò che hanno imparato in passato e lo mettono al servizio delle situazioni che devono affrontare oggi. Il piacere generato da tali esperienze rende i nostri animali, i nostri bambini e noi stessi, sempre più fiduciosi nelle nostre capacità, spostandoci nel tempo verso ulteriori gradi di libertà e amore per il mondo.

Articolo pubblicato su Quattro Zampe di Febbraio 2020

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Approfondimenti

Angelo Vaira Dog Coach
www.angelovaira.it
www.thinkdog.it

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