Come insegnare al cane? Rinforzo positivo e rinforzo negativo a confronto
Vi siete mai messi nei panni (o meglio, nel pelo) del vostro cane? No? Allora immaginate, solo per un istante, di avere quattro zampe, e chiedetevi come vorreste essere trattati dal vostro bipede quando vi insegna il seduto. Sareste felici se alzasse la voce e vi sbattesse con il sedere a terra? No di sicuro. E se vi levasse quel giochino che tanto vi piace, per ridarvelo solo quando avete eseguito l’azione desiderata? Meglio, ma certamente non ancora il massimo. Che dire, allora, di un bel biscotto dato con un sorriso non appena vi sedete, magari spontaneamente? Adesso sì che ci siamo! Questo approccio si chiama rinforzo positivo ed è uno dei metodi cui un sempre maggior numero di educatori ricorre per insegnare ai cani specifici comportamenti.
Il rinforzo positivo non è l’unico metodo per educare il cane.
È abbastanza normale trovare metodi diversi e scuole di pensiero che partono da opposte vedute, scuole che spesso si confrontano animatamente per difendere la propria linea di pensiero. Tuttavia, oltre all’esperienza personale che certamente conta e alle convinzioni dei singoli dog trainer, alcune ricerche scientifiche recenti ci aiutano a capire se un cane sta bene nella relazione con il suo umano. E magari stimolano chi opera nel settore a rivedere vecchie convinzioni e abitudini.
Bravo ragazzo!
I cani imparano per associazione (due eventi associati sono percepiti come causa ed effetto anche quando, di fatto, non lo sono) e, come accade anche all’uomo, più un’associazione è positiva più il suo ricordo mette radici chimiche nel cervello. Ma come si fa a rendere positiva un’associazione? Per insegnare un comportamento a un cane, alcuni educatori oggi adottano il modello operante. Semplificando: quando l’animale propone un certo comportamento durante le sedute di lavoro, impara che alcune sue azioni vengono premiate, mentre altre lasciano il conduttore indifferente. Tradotto in canese, l’azione giusta si trasforma in un biscotto o in un gioco. A formalizzare questa relazione, già negli anni Trenta del secolo scorso, era stato Burrhus F. Skinner, psicologo behaviorista che aveva definito il rinforzo come un’azione che aumenta la probabilità di veder riproposto un comportamento: il biscotto ricevuto in premio, in cambio di un seduto.
Sotto il cappello del modello operante, tuttavia, si possono scegliere due strade maestre diverse: il rinforzo (positivo o negativo) o la punizione (positiva o negativa). Tralasciando la punizione e volendo seguire la via del rinforzo, è giusto chiedersi cos’ è meglio per il cane: il rinforzo positivo, cioè la comparsa di uno stimolo gradito, o il rinforzo negativo, vale a dire la scomparsa di uno stimolo sgradito o non particolarmente appetibile?
Ma quanto ti stresso mentre lavoriamo?
Questa domanda se la sono posta anche due ricercatrici francesi – Stephanie Deldalle, del Laboratorio di etologia sperimentale e comparata dell’Università di Parigi- Nord, e Florence Gaunet, del Laboratorio di psicologia cognitiva del Centro nazionale di ricerca scientifica (Cnrs) di Marsiglia – da anni impegnate nello studio del comportamento canino e delle interazioni tra cane e proprietario.
Quando si vuole insegnare al cane un comportamento, hanno ragionato Deldalle e Gaunet, e si vuole evitare di stressarlo mantenendo alto il suo benessere e buona la relazione col proprietario, rinforzo positivo e negativo sono equivalenti?
Per rispondere, le ricercatrici hanno selezionato due scuole cinofile orientate rispettivamente al rinforzo positivo e a quello negativo. I cani esaminati, 50 in tutto e quasi equamente ripartiti per sesso, hanno eseguito la camminata al guinzaglio e il seduto. Inoltre sono stati scelti in modo da avere un campione rappresentativo di razze e taglie diverse: Pastori Tedeschi, Australian Shepherd, Border Collie, Schnauzer nani, Jack Russell, Beagle, Shiba Inu, Beagle, Cavalier King Charles e altri ancora. “Abbiamo svolto questo studio osservazionale perché la maggiore richiesta di cani da compagnia ha stimolato il proliferare di scuole e metodi diversi“, spiega Gaunet, “e ci è sembrato opportuno vedere quale impatto tali metodi possono avere sul benessere del cane”.
Educare positivo
Le ricercatrici hanno compilato una tabella che illumina sugli effetti dei due tipi di rinforzo.
[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Deldalle, osservatore principale”]Il 65% dei cani cui, durante la richiesta del seduto, è stato applicato il rinforzo negativo – il trainer tirava il guinzaglio verso l’alto spingendo il posteriore del cane a terra, ma interrompeva l’azione appena ottenuta la postura voluta – ha esibito almeno uno dei sei segnali di stress che tenevamo sotto controllo. Molti cani si leccavano la bocca, altri sbadigliavano o annusavano il terreno (altri si grattavano, si scrollavano o mugolavano). Altrettanto significativa è stata la percentuale di cani che, col rinforzo negativo, assumeva una postura bassa e contratta.[/penci_blockquote]
Al contrario, quando i cani eseguivano l’esercizio col rinforzo positivo le risposte erano assai diverse.
[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Gaunet”]In tal caso, la postura dei cani era più baldanzosa e gli animali ricercavano spesso lo sguardo del padrone, la relazione con l’uomo era percepita come solida e sicura, e non potenzialmente minacciosa.[/penci_blockquote]
Li vogliamo cani o umani?
Simili osservazioni sono preziose perché ci avvicinano al fine mondo psicologico del cane, troppo spesso inconsapevolmente ignorato. Quanta pressione mettiamo ai nostri amici? Tanta, troppa. Li vorremmo educati e al tempo stesso gioiosi, attenti ma non invadenti, pronti ma capaci di disciplinarsi senza essere esigenti. Urbanizzandoli, abbiamo chiesto loro di adattarsi ai nostri ritmi, dimenticandoci di rispettarne fisiologia ed esigenze psicosociali.
[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Laura Ceccolini, educatore cinofilo e presidente Apnec Fvg”]Sarebbe doveroso oltre che etico non chiedere mai a un cane di snaturare la sua natura, come accade invece quando lo costringiamo a vivere in modo poco consono ai suoi bisogni. Pensiamo a una Ferrari usata come fuoristrada. È esattamente quello che molti fanno con i loro quattro zampe quando chiedono loro di essere quel che non sono. Invece, prima di acquistare un cane dovremmo chiederci se il nostro stile di vita si armonizza alle sue esigenze. Ciò vale anche per un pet dal canile che, di norma, necessita di un percorso riabilitativo lungo e faticoso.[/penci_blockquote]
di Cristina Serra, biologo e giornalista scientifico
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