La felicità del cane
A volte mi si chiede se per gli animali può esistere quella condizione di pienezza e realizzazione che chiamiamo felicità, oppure se l’unica sensazione che può essere ammessa alle altre specie è un momentaneo stato di gioia molto radicato nel “qui e ora” della situazione.
La felicità di un animale è diversa dalla nostra.
La si riconosce in un cane che fa una passeggiata in campagna o in un bosco, o che sprofonda in un percorso olfattivo oppure attraversa fossi e insegue tracce sull’erba.
L’idea che i non-umani vivano esclusivamente nel presente è ancora assai forte, frutto di una visione etologica sorpassata e di concezioni filosofiche che cercavano di fondare la specialità dell’uomo attraverso una denigrazione degli animali.
In realtà, se l’animale fosse condannato al solo presente dovremmo negargli la possibilità di avere ricordi e, quindi, di apprendere e di avere degli obiettivi e, dunque, delle strategie e dei progetti, cosa che ovviamente contrasta non solo con le nuove ricerche etologiche, ma anche con la semplice esperienza diretta.
Affermare che l’animale vive solo nel presente è una forzatura antropocentrica.
Detto questo è evidente che la felicità non è solo un sentimento che va oltre la situazione, ma va definita come sensazione di realizzazione profonda del sé, mentre il semplice gioire ci appare più come una sorpresa piacevole, anche molto bella, ma riferita a qualche accadimento esterno.
Gioia e felicità differiscono…
Estratto Quattro Zampe marzo 2020
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