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Segnali calmanti: 9 trucchi per non litigare

di Redazione Quattrozampe

Segnali diplomatici

I segnali di calma, o le posture distensive, sono posizioni e gesti che i cani fanno per trasmettere messaggi di non aggressività. Turid Rugaas, esperta del comportamento canino, fondatrice e direttrice del centro di educazione cinofila “Hagan Hundeskole” in Norvegia nei pressi di Oslo, ha scoperto 27 differenti posture e movimenti che i cani utilizzano per comunicare, denominandoli Calming Signals o Segnali di Calma. Utili sia per calmare se stessi che l’avversario, i cani li usano con i loro simili ma anche con noi per evitare qualsiasi tipo di scontro. E anche noi possiamo provare a metterne in atto qualcuno per tranquillizzare il cane che abbiamo di fronte. Comprenderli e rispettarli è, quindi, alla base di una corretta relazione. Ecco quelli che più comunemente riusciamo a individuare nei nostri cani. Leggiamoli con attenzione, perché possiamo usarli anche noi per calmare un cane impaurito o aggressivo.

  1. Distogliere lo sguardo, girare la testa e il corpo: Fissarsi significa sfidarsi e probabilmente arrivare ad aggredirsi. Se quando due cani si incontrano, invece, distolgono lo sguardo, magari girando anche la testa, difficilmente arriveranno a uno scontro. Lo stesso accade con noi: se, guardando un cane lui distoglie lo sguardo, vuole comunicarci che non vuole scontrarsi con noi. Ma fissandolo forse lo stiamo intimorendo. Distogliamo lo sguardo e giriamo la testa, voltando leggermente il corpo e dando il fianco. Il cane sarà così più tranquillo e disponibile a conoscerci.
  2. Turid RugaasAvvicinarsi di lato, in modo indiretto: Un avvicinamento frontale può indicare sicurezza, dominanza, sfida e provocare reazioni aggressive o di paura. Un avvicinamento indiretto, percorrendo una curva immaginaria, è invece un segnale di pacificazione.
  3. Sbadigliare: Lo sbadiglio può indicare noia o sonno, ma molto più spesso disagio e stress. Un cane che si avvicina a un altro sbadigliando, probabilmente vuole comunicare pacificazione e magari anche un po’ di insicurezza.
  4. Sbattere le palpebre: È un segnale più difficile da individuare, ma che possiamo riprodurre quando incontriamo un cane. Voltare lo sguardo e sbattere ripetutamente le palpebre dà un segnale di pacificazione.
  5. Movimenti lenti: È sempre meglio avvicinarsi ad un cane e comunicare con movimenti lenti. Tutto ciò che è improvviso e veloce scatena una reazione negativa (aggressione o fuga). Un cane che si muove lentamente potrebbe indicarci uno stato di stress. Rispettiamo il suo segnale e diamogli il tempo di riprendere sicurezza.
  6. Immobilizzarsi (freezing) e/o sedersi, sdraiarsi: Quando il cane si immobilizza, si siede o si sdraia vuole mandarci un segnale di calma. Succede anche durante il gioco, perché è molto importante che tutti gli individui sappiano che è un momento pacifico. Il classico inchino, con il posteriore alto e le zampe anteriori distese a terra, serve proprio per questo e viene spesso ripetuto proprio per pacificare l’altro e confermare che tutto ciò che avviene è per gioco.
  7. Leccarsi le labbra e il naso: È uno dei segnali di calma che appaiono più precocemente nel cucciolo. Possiamo provare a riprodurlo, ma è difficile riuscirci, un po’ perché la lunghezza della nostra lingua non è sufficiente e un po’ perché il colore si confonde con quello della nostra pelle.
  8. Annusare per terra: Capita che quando due cani si incontrano, uno dei due cominci ad annusare a terra, facendo finta che attorno non ci sia nessuno e gironzolando altrove. Anche questo è un segnale di calma e forzare il cane ad avvicinarsi è la cosa più sbagliata da fare.
  9. Mettersi in mezzo (splitting): Quando la situazione tra due cani sta degenerando, può succedere che un terzo cane si frapponga tra i due, passando in mezzo e interrompendo ogni tipo di interazione. Si tratta di un segnale di calma molto forte che porta a ottimi risultati e calma le acque. È facile da riprodurre, per esempio, quando ci accorgiamo che cane e bambino stanno “esagerando”.

Abbiamo parlato di tutto questo, nel contesto dell’eventuale aggressività di un cucciolo nei confronti di un bambino, in un articolo del numero di marzo.

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