Attesa per l’eternità: storie di cani e di padroni defunti
Pavel è un Labrador molto affezionato al suo padrone, che purtroppo un paio di mesi fa è venuto a mancare all’età di ottantaquattro anni. Proprio in virtù del profondo legame tra l’uomo e il suo cane, i parenti del defunto avevano deciso di portare Pavel con loro in chiesa per il funerale.
Ma i sacerdoti che hanno celebrato la messa gli hanno negato l’accesso al cane nella chiesa Pier Giorgio Frassati. Il cane Pavel, quindi, è stato costretto a rimanere fuori dall’edificio, dove ha pianto per tutta la durata della funzione religiosa.
“I cani possono entrare in chiesa in casi eccezionali come funerali di persone anziane molto legate al proprio amico a quattro zampe?”, ha domandato su facebook un vicino di casa del defunto, raccontando l’episodio che è stato ripreso da molti media. “Secondo una parrocchia di Torino evidentemente no. E così, stamattina, questo simpatico ed educato Labrador è rimasto fuori dalla chiesa piangendo e ululando per un’ora al funerale del suo padrone”. Parenti e amici hanno protestato con i preti, cercando di spiegare il forte legame tra il loro caro e il cane e sostenendo che la casa di Dio debba essere aperta a tutti. Ma i religiosi non hanno voluto sentire ragioni: Pavel non ha potuto restare accanto al suo padrone durante la messa. “Il cane è anziano”, ha spiegato ancora il vicino di casa del defunto, “ha un carattere docile e amichevole. Si sarebbe accovacciato vicino al suo padrone senza dar fastidio, mentre il prete si è attaccato a un cavillo per giustificare una decisione personale”.
Sacerdoti non tutti d’accordo sull’accesso dei cani in chiesa
La vicenda di Pavel ha aperto un acceso dibattito e in tanti l’hanno commentata. Anche altri uomini di chiesa, come don Mauro Leonardi, che afferma: “Io penso che questi miei fratelli sacerdoti, poco sensibili agli affetti dei cani, si sarebbero perlomeno dovuti chiedere quale fosse il desiderio del defunto. L’altra sera passeggiavo con un mio amico e Argo, il suo adorato cane. Si vogliono bene quei due, con rispetto reciproco. Il cane voleva entrare in un giardino pubblico, ma c’era il cartello sul cancello: vietato l’ingresso ai cani. Il mio amico ha tirato piano il guinzaglio e gli ha detto: Argo non possiamo entrare. Io ho domandato: perché parli al plurale? Lui non può entrare, ma tu sì. E lui mi ha risposto: se non entra lui non entro nemmeno io. Allo stesso modo, se il defunto avesse potuto scegliere, di fronte al divieto d’ingresso del suo cane, ci sarebbe stato un funerale in meno. A Pavel, i miei confratelli sacerdoti hanno inflitto il purgatorio già qui. Ma quando morirà andrà in paradiso, vicino al suo caro padrone”.
Porte aperte ai cani in qualche chiesa
Per fortuna a Torino ci sono anche altre storie. “Nella centralissima chiesa di San Massimo”, racconta l’insegnante Paola Tavernini, “il parroco ha un bellissimo Pastore Tedesco che in un angolo dell’altare assiste alla celebrazione della messa in assoluta compostezza. Altrettanto fa il mio Labrador vicino al banco dove mi siedo”. Insomma, per l’“ingresso” in una chiesa non esiste una vera e propria regola ferrea: dipende dalla diversa sensibilità degli uomini di culto. “Qualche anno fa una nostra cara amica, nonché volontaria, ci ha lasciati”, conferma Viviana dell’associazione animalista “Diamoci La Zampa”. “Era suo desiderio che al funerale partecipassero non solo la sua adorata cagnolina, ma anche alcuni cani del rifugio che lei tanto amava. Un primo sacerdote ci ha assolutamente vietato di portare i cani in chiesa. Fortunatamente è intervenuto il confessore e amico della nostra volontaria che, conoscendola da ragazza, ha officiato personalmente la messa facendo partecipare i cani. Non solo”, conclude Viviana, “ci ha chiesto di stare nelle prime file, affinché i cani fossero più vicino a lei. Siamo stati felici di questo, perché abbiamo esaudito il suo ultimo desiderio. I cani sono stati buonissimi, quasi avessero capito”.
Mario Canciani, il prete animalista
Questo episodio sarebbe piaciuto a monsignor Mario Canciani, precursore dei (non molti) sacerdoti animalisti. Vegetariano, autore di libri di successo, dotato di un fortissimo carisma e di un umorismo folgorante di cui faceva sfoggio anche durante le omelie, don Mario è stato per ventisei anni parroco della chiesa di San Giovanni dei Fiorentini a Roma e aveva aperto le porte, durante tutte le celebrazioni, a cani, gatti e perfino furetti, canarini, pesci rossi e altri animali domestici che benediceva ogni anno il 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi. Scomparso nel 2007, ha fatto scuola. E qualcuno, fortunatamente, segue le sue orme.
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