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La rinascita dopo l’inferno

di Redazione Quattrozampe

La rinascita dopo l’inferno

 Era il 12 aprile quando il Rifugio Italia di Kiev con i suoi 95 ospiti è stato dato alle fiamme. “Incendio doloso senza colpevoli” cita il verbale della polizia che ha portato avanti le indagini. Ma chi ha potuto fare così tanto male a queste povere creature indifese?

Il progetto

1Siamo in Ucraina, un Paese dove il randagismo è un fenomeno molto diffuso e le emergenze in tal senso sono all’ordine del giorno. Ed è proprio a Kiev che Andrea Cisternino, fotografo italiano, ha deciso di costruire un rifugio su un terreno privato acquistato da lui per ospitare quanti più animali bisognosi, togliendoli da quelle strade che spesso diventano luoghi di morte. Il progetto nasce tra il 2012 e il 2013 su un terreno di 20mila mq, suddiviso in tre macro aree dedicate. Una prima area di 5mila mq comprende la clinica veterinaria, gli uffici amministrativi e gli alloggi dei volontari; una seconda area di 8mila mq comprende il canile, il gattile, le cucine, i magazzini; una terza area di 7mila mq, attrezzata con stalle e recinti, è dedicata ai grossi animali (cavalli, mucche, ecc.).

La storia

Fino al 13 aprile Rifugio Italia ospitava 94 cani. In quell’incendio ne sono morti 69 e con loro anche una gattina, Nastya. “All’inizio abbiamo pensato fossero 75. Ma per fortuna i 6 che mancavano all’appello erano riusciti a scappare e sono rientrati pian piano. Il 12 aprile era la Pasqua ortodossa”, racconta Andrea. “Due volontari erano andati a casa a festeggiare, altre due ragazze erano rimaste al rifugio, e io e mia moglie Vlada eravamo andati a comprare il cibo per i cani. A un certo punto la telefonata che ci avvisa che tutto sta bruciando. Io e Vlada torniamo di corsa indietro, ma già a 20 km di distanza dal rifugio vediamo una colonna di fumo e così capiamo che la situazione è davvero grave. Giunti al rifugio continuava a bruciare tutto, ma i nostri cani erano già morti, in sei minuti era tutto distrutto e l’arrivo dei pompieri è servito a ben poco. Il dolore e la disperazione all’inizio sono stati grandi, ma fermarsi era impossibile. Abbiamo contato le vittime e curato i superstiti. E abbiamo dovuto subito ricominciare ad affrontare nuove emergenze. “Su 20mila mq”, continua Andrea, “la metà è stata messa in sicurezza con una nuova recinzione di 3 metri. Stiamo ricostruendo i box e la stalla e nella parte del rifugio che comprende un tratto di fiume penseremo anche ai pesci che vivono ammassati nelle vasche dei supermercati. Vogliamo svuotare quelle vasche e restituire una vita dignitosa anche a loro”.

di Federica Forte 

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