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Libera, nel suo nome c’è il suo karma

di Maria Paola Gianni

Libera, nel suo nome c'è il suo karma

Tutti ci siamo posti la stessa domanda: ma come avranno fatto mai, quelli di Green Hill, a resistere a quegli occhioni languidi e innocenti e a quelle code a tergicristallo? Una cosa è certa: impossibile non commuoversi all’arrivo dei primi otto Beagle giunti a Roma il 27 luglio 2012, alla Stazione Tiburtina, binario 15, a bordo del treno ad alta velocità Italo di Ntv. Finalmente liberati da un luogo di sofferenza e morte, il pluricontestato allevamento Green Hill di Montechiari, a Brescia. Tutti e tremila i cani sono stati posti sotto sequestro probatorio per il reato di maltrattamento di animali, su denuncia di Lav e Legambiente, poi nominati custodi giudiziari di quei quattro zampe. “Ho incontrato Libera per la prima volta il primo giorno in cui sono usciti i cani da Green Hill: era il 25 luglio del 2012. La piccola apparteneva al primo gruppo di 156 cuccioli e alcuni adulti che erano già stati acquistati da una nota casa farmaceutica. Erano sul punto di partire per essere utilizzati per l’orrore della sperimentazione. Per fortuna è andata diversamente”. A parlare è Monica Cirinnà, senatrice Ds e già Delegata del sindaco di Roma per i Diritti degli Animali, ma soprattutto “mamma adottiva” di Libera (qui a lato, nella foto).

Tam-tam delle associazioni

1“Era stato lanciato un grande allerta tra le associazioni e tra noi che avevamo organizzato l’operazione Green Hill, penso ovviamente a Lav e a Legambiente”, ricorda Monica Cirinnà, “per fare in modo che quella mattina ci fossero almeno i primi 156 potenziali affidatari. Avevamo il terrore che se il Tribunale della Libertà non avesse confermato il sequestro, tutti quei cagnolini sarebbero andati alla casa farmaceutica”. Quindi Monica Cirinnà e gli altri, ossia i primi 156 potenziali affidatari, si trovarono lì all’alba di quella incredibile mattina per firmare l’affido previsto dal magistrato e così portare in salvo tutte quelle bestiole. “Io feci un’operazione del cuore”, continua la senatrice, “chiamai l’amministratore delegato di Italo, gli chiesi di aiutarmi a portare otto cuccioli e due adulti nella capitale, dove li attendevano le loro famiglie affidatarie. Libera non conosceva nulla, il suo primo giorno di cane libero a Roma è stato come la prima volta che un bimbo va al Luna Park. Aveva gli occhietti sbarrati, guardava tutto come se fosse strano, come se fosse una novità. Non conosceva l’erba, quando l’ho messa a terra nel giardino, a casa di mia madre, non sapeva cosa fosse”.

Alla Festa de l’Unità e poi a Capalbio, in Toscana

“Ricordo che quella sera mio marito Esterino Montino doveva intervenire alla Festa de l’Unità, a Roma”, continua Cirinnà, “e i volontari dell’evento prepararono a Libera un po’ di carne tritata scottata e ai ferri, ma lei non la mangiò: conosceva solo le crocchette e forse di cattiva qualità”. Mentre la cosa più bella è accaduta il giorno seguente, quando Libera è partita per la Toscana, a Capalbio, nella sua nuova casa, un paradiso dove Monica Cirinnà ed Esterino Montino vivono e conducono un’azienda agricola. “Appena siamo arrivati”, ricorda la senatrice, “i miei tre Pastori Maremmani hanno guardato questa mollica di cagnetto, come per dire tu chi sei?. Lei è stata fantastica: immobile, si è fatta annusare, ha guardato questi giganti e poi si è rifugiata tra le mie gambe, ma non per paura, come per dire ok, voi siete grandi, ma io ho mamma”.

di Maria Paola Gianni 

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