Pastore Bianco Svizzero: la meraviglia negli occhi
“È una razza fantastica, oltre alla bellezza, il Pastore ‘Bianco Svizzero’, come il Pastore Tedesco, è molto legato al padrone e ha bisogno di fare sempre qualche attività e di ricevere ordini, altrimenti si annoia terribilmente”.
Abbiamo parlato di come Giuseppe Altamore, direttore di “BenEssere” abbia sconfitto la sua paura dei cani adottandone uno splendido esemplare femmina, Jane, meravigliosa Pastore Bianco Sviezzero. Ecco ora la sua testimonianza in merito a come sia fantastica la vita con questi animali.
Giuseppe ama correre insieme alla sua Jane, a giorni alterni. Oppure, nella bella stagione, fa delle lunghe passeggiate in montagna. Sempre insieme, dunque. In ogni caso, un cane così fa muovere tantissimo e fa consumare parecchie calorie. “In casa il capo branco sono io”, prosegue, comprensibilmente soddisfatto e, a giudicare dal suo sentimento iniziale, ne ha tutti i motivi, “ormai basta un cenno della voce per farmi ascoltare, mentre con mia moglie Jane tende a essere un po’ birichina. Ma prima di avere un cane non pensavo che potesse essere così coinvolgente”.
Presenza magica in casa
Come si relaziona Jane in famiglia? “È una cagnetta dolcissima e quando si butta pancia all’aria per reclamare qualche carezza emette una specie di mugolio irresistibile. Dorme sotto il nostro lettone e la sentiamo respirare. Qualche volta sogna, oppure ha qualche incubo. Insomma, in casa è una presenza magica, perché tende a smorzare la tensione che a volte si crea tra di noi. Con i figli ha un rapporto di complicità”.
Non mancano episodi buffi e simpatici
Una volta è sparito un panettone. Jane ne aveva nascosto una buona metà sotto il tappeto… proprio come fanno i lupi che nascondono le prede per avere una riserva nei tempi di magra. Con Jane la paura per il cane è stata ampiamente superata e la passione per il lupo del tutto soddisfatta.
La natura del Pastore Bianco Svizzero
“È il mio lupoide che ulula facilmente se le faccio ascoltare un lupo vero”, conclude Giuseppe, “è passato qualche secolo, ma dietro i suoi occhi dolci c’è sempre il grande predatore della preistoria catturato e reso docile, a quanto pare, dall’ossitocina che si sviluppa nel cervello di un canide quando viene addomesticato”.
testo e foto di Maria Paola Gianni
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