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Come aiutare un cane pauroso con le persone

di Angelo Vaira

cane pauroso con le persone

Trasformare la paura in fiducia: strategie cognitive per aiutare un cane pauroso

Miki è un cane che potremmo definire “timido”. Non si sente sicuro di sé, è un cane pauroso e schivo che evita il contatto con gli estranei. Tuttavia, se qualcuno viene attratto dal suo aspetto carino e simpatico e si avvicina per accarezzarlo, Miki reagisce in modo aggressivo scattando in avanti. Nel tempo, ha imparato che questa è la risposta più efficace per respingere le richieste di contatto indesiderate da parte di persone sconosciute.

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Nel video qui sotto, puoi osservare il comportamento di Miki, un cane pauroso che reagisce in modo aggressivo quando le persone cercano gentilmente di avvicinarsi, interpretandolo come una minaccia. Nonostante non sia pericoloso, le sue reazioni spaventano e creano disagio alla sua proprietaria.

Il mondo ideale per far vivere un cane schivo sarebbe composto da persone che tengono le mani al loro posto, consapevoli che non tutti i cani gradiscono un “pat-pat” sulla testa. Ma finché il mondo non deciderà di organizzarsi in tal senso, ho ritenuto di dover aiutare Miki a vivere più serenamente i tentativi di approccio verso di lui. Un percorso di crescita regalerà al nostro amico a quattro zampe più serenità al contatto con le persone e, quindi, una vita più positiva.

Cane pauroso: una questione di prospettiva

Cosa fare quando il cane ha paura delle persone? In pratica, usi voce gentile, ti abbassi, cerchi di essere amichevole, ma il cane, in tutta risposta, si nasconde dietro le tue gambe o, come succede a Miki, abbaia e mette in guardia, minacciando di mordere? Questo indica che non è tanto importante ciò che accade attorno a lui, ma ciò che lui pensa di quello che accade. Ed è su questo punto che dobbiamo agire per affrancarlo dalle sue paure: il modo in cui interpreta il mondo. L’approccio è di tipo cognitivo.

cane pauroso: trasformare la paura in fiducia con il giusto approccio

Le nostre emozioni condizionano quelle del cane

La prima cosa che ho notato, aiutando Miki, è che la sua compagna umana, Manuela, amplificava la tensione. Questo è il motivo per cui nel video le dico di immaginare di lasciare il guinzaglio per terra proprio mentre Miki abbaia e minaccia di mordere. È un modo per affrontare i propri timori e guadagnare in sicurezza. Sicurezza che si rifletterà nel comportamento di Manuela.

Quando il cane ha un legame speciale con noi, regola il suo comportamento, le sue emozioni e il significato da attribuire agli eventi in base a ciò che noi facciamo. Non c’è bisogno che ci guardi direttamente, si accorgerà di cosa facciamo: postura, espressione del volto, tono di voce, gesti, sono tutti indicatori che raccontano al cane come ci sentiamo a proposito di ciò che accade e questo influenzerà il significato che lui attribuirà agli eventi. Il reputare ostile o pericoloso qualcuno da parte del nostro cane pauroso, quindi, dipende in parte anche da ciò che noi stessi pensiamo e facciamo.

Il lavoro del cinofilo su sé stesso

Da qui il mio invito a familiarizzare con la scienza della meditazione o con altri modi per esplorare sé stessi. Da migliaia di anni saggi, insegnanti e, più recentemente, psicologi ci fanno l’invito “conosci te stesso” come punto essenziale per una buona qualità della vita e delle relazioni sociali.

Anche i nostri pensieri condizionano quelli del cane

Se pensi che il tuo cane sia un incapace, il tuo modo di comportarti gli comunicherà che è un incapace. Se, invece, pensi che sia in grado, tenderà a esserlo, se guardi al suo potenziale, lo stesso tenderà a realizzarsi. È scienza, si chiama “Effetto Pigmalione” e ne ho ampiamente parlato nel mio libro “Dritto al cuore del tuo cane”. Coi cani paurosi è essenziale avere dialoghi interni e immagini mentali che lo vedano comportarsi in modo sicuro e rilassato.

Esperienze adeguate alle sue capacità

L’ambiente dev’essere adeguatamente preparato: dovrà presentare difficoltà commisurate alle capacità di Miki. Al minuto 2:05 del video intendo proprio questo. Quando si vuole aiutare un cane pauroso bisogna metterlo di fronte a piccole sfide, superando le quali si sentirà sempre più capace. La natura di ogni esperienza non sarà determinata da quello che noi pensiamo, ma dal modo in cui il cane reagisce.

Passare a due metri da sconosciuti che non lo guardano potrebbe essere facilissimo nella nostra mente, ma per il cane potrebbe essere troppo. Se il comportamento viene bloccato da emozioni paralizzanti, se il cane rimane nel suo schema rigido, vuol dire che siamo andati oltre e sarà meglio fare qualche piccolo passo indietro. Se si comporta in modo brillante davanti a una situazione che a noi sembrava difficile, allora possiamo aumentare le difficoltà.

Errato chiedere continuamente attenzione al cane

Al minuto 1:30 dico a Manuela che abituare il cane a guardarci potrebbe complicare le cose. Quando il cane affronta le sue paure ha necessità di guardarsi attorno o guardare addirittura ciò che teme, capire se fuggire, difendersi o se può cominciare a fidarsi. In questo “cominciare a fidarsi” risiede il suo recupero. Ha necessità di mettersi in contatto con ciò che gli fa paura e saremo noi a mediarne i tempi, le distanze, i modi, osservandolo.

In caso di paura il pet è naturalmente propenso a cercare riferimento in chi si fida: guardandolo, cercandone protezione, vicinanza o contatto fisico. Questo comportamento istintivo è utile sia alla sopravvivenza che all’apprendimento: “ti sono vicino così mi proteggi, ti seguo e ti guardo, così imparo”. È inutile, quindi, cercare, in caso di paura, di addestrare il cane a guardarci.

E la “desensibilizzazione”?!

La desensibilizzazione sistematica è un procedimento usato dai comportamentalisti per curare le fobie e le paure. Se temi un ragno, lo metto a una distanza in cui la paura c’è, ma è gestibile, quando ti sei abituato, lo avvicino e così via, fino a fartelo camminare addosso. In teoria. A volte funziona, ma è ancora più efficace, rapido e duraturo se capiamo che il cane non è una macchina e non si serve di un apprendimento così lineare (specie per affrancarsi da una fobia).

Possiamo usare il procedimento generale monitorando che non esiste solo la distanza, ma altri fattori più potenti, come il legame col proprietario e ciò che questi fa, lo stato emotivo del cane al momento della presentazione dello “stimolo scatenante”, il livello di stress, le capacità di comunicazione e di calibrazione di chi sta impostando l’esperienza.

Cambiare le convinzioni e lo human body gym

Le convinzioni rappresentano ciò che il cane crede. In base a esse Fido è felice o, diversamente, non gradisce quando qualcuno allunga una mano per accarezzarlo. Se vogliamo che Miki non abbai più alle persone dobbiamo mutare ciò che pensa di esse. Ci sono molti modi per farlo, ma a un certo punto del video mostro una tecnica particolare: lo “Human Body Gym” (Hbg), ovvero la “palestra col corpo umano”.

È passato molto tempo da quando l’ho ideata, ma si è rivelata preziosissima, soprattutto coi cani timidi. La particolarità è che l’umano è fermo e il cane si avvicina per scelta, così come per scelta decide di creare contatto fisico con l’estraneo. Il contatto fisico, col tempo, genera gioia e si può, poi, integrare questo lavoro con altri, ricavandone un’esperienza generale che muta ciò che il cane pauroso pensa delle persone e, di conseguenza, le emozioni che l’incontro con loro evoca.

Articolo pubblicato su Quattro Zampe di Settembre 2019

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Approfondimenti

Angelo Vaira Dog Coach
www.angelovaira.it
www.thinkdog.it

Scopri come aiutare il tuo cane pauroso a fare anche le scale leggi il nostro articolo: Affrontare le scale con il cane

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