I sensi: finestre sul mondo
In genere quando parliamo di percezione ci soffermiamo ad analizzare la moltitudine di accessi sensoriali che presentano le varie specie, pensando che le virtù dell’odorato di un cane siano semplicemente “questioni di naso” o le capacità uditive di un gatto debbano essere attribuite solo alla raffinata struttura del suo orecchio. Indubbiamente i sensi sono importanti finestre puntate su precise e specifiche angolature del grande panorama del mondo, cosicché a sensi differenti corrisponde un’immagine della realtà esterna altrettanto diversa. In altre parole, se è vero che esiste una realtà è altrettanto chiaro che nessuna specie la vede nel suo complesso, ma ogni specie ne estrae un’immagine parziale, perché i sensi sono tarati per rendere accessibili alcuni stimoli e altri no.
Questione di selezione naturale
Il motivo? È molto semplice: i sensi, come gli altri organi, sono stati disegnati dalla selezione naturale sulla base dei vantaggi adattativi che producevano in quella particolare specie a seconda del suo ambiente di vita e dello stile di vita. Ogni specie è perciò equipaggiata di quegli accessi sensoriali che si sono rivelati indispensabili alla sua sopravvivenza, giacché nel grande agone selettivo tutto ciò che è inutile viene rimosso. Gli animali, uomo compreso, non sono stati “costruiti” per avere un’idea completa del reale, ma sulla base di cosa era utile avvertire. Allora diventa comprensibile il fatto che come esistono milioni di modi per vivere, tanti quante sono le varie specie animali, così esistono altrettanti modi di ritagliarsi un proprio scorcio di realtà.
A cura di Roberto Marchesini, Direttore del Siua (www.siua.it)
© Riproduzione riservata.