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Chiamo il mio gatto ma lui mi ignora: il comportamento dei gatti

di Ewa Princi

Chiamo il mio gatto ma lui mi ignora: il comportamento dei gatti

Ti è mai successo di chiamare il tuo gatto in certe occasioni e lui ha risposto, mentre in altre ti ha completamente ignorato? Il micio riconosce il suo nome? I gatti possono chiaramente distinguere il suono della voce dei loro proprietari da quella di un estraneo, ma a volte scelgono di ignorarla e sembra che questo comportamento abbia radice nella sua storia evolutiva.

L’evoluzione del legame umano-gatto

I gatti non sono stati addestrati a obbedire ai comandi vocali umani all’origine della relazione uomo-gatto che, peraltro, è molto più recente, in termini evolutivi, rispetto al cane. Infatti quest’ultimo si è decisamente evoluto per essere naturalmente più sensibile agli umani, mentre il gatto si è auto-addomesticato o perlomeno l’umano ha permesso che si addomesticasse senza badare a formare un legame specifico con la specie. Gli esseri umani hanno allevato e addestrato i cani per migliaia di anni, mentre i gatti hanno iniziato a vivere in prossimità dell’uomo durante la nascita dell’agricoltura, quando si sono spostati verso le società primitive per predare i roditori che si trovavano nei depositi. Secondo i ricercatori, i gatti, infatti, si sono auto-addomesticati e l’uomo ha permesso questo processo grazie a una mutua convenienza.

Chiamo il mio gatto ma lui mi ignora: il comportamento dei gatti

I gatti, quindi, a differenza dei cani, non sono stati addomesticati per obbedire agli ordini umani, ma sembrano, invece, prendere l’iniziativa nell’interazione umano-gatto e avere un loro comportamento.

Non a caso, quando cerchiamo di approcciare un gatto molto spesso potremmo non trovarlo d’accordo, e sempre più frequentemente l’umano recita questa tipica frase “si avvicina solo quando vuole lui”. I gatti, comunque, sono capaci di formare una stretta relazione con l’umano di riferimento, un rapporto profondo e intimo, semplicemente diverso da quello che si forma con il cane, ed è curioso notare che le relazioni uomo-gatto sono molto simili alle relazioni uomo-uomo, nelle quali i felini assumono persino il ruolo di “bambino peloso” in molte famiglie. Difatti l’umano medio tende a utilizzare inconsciamente il cibo come segno di affetto e il modo in cui i gatti e gli umani si relazionano con il cibo sono simili alle interazioni osservate tra genitori e bambini. Infatti il pasto in psicologia è visto come un’occasione d’interazione tra la madre e il bambino, non solo come nutriente, ma proprio come un vero e proprio canale comunicativo. Il pasto è un’occasione d’incontro e non soddisfa solo un bisogno primario ma risponde anche al bisogno di cura e affetto, creando delle emozioni associate che continueranno ad avere forti valenze psicologiche per tutta l’esistenza.

I gatti riconoscono la voce dell’umano?

Di sicuro i mici riconoscono la nostra voce, ma non necessariamente tramite l’udito. I gatti tendono a differenziare gli umani per l’odore e il timbro unico delle nostre voci. Ciò è dovuto al loro innato istinto di caccia. Nel corso delle generazioni, infatti, i gatti hanno imparato a fidarsi del loro olfatto e udito per predare e sopravvivere, tralasciando la vista. Loro riconoscono anche i suoni che produciamo, come il peso dei nostri passi. Un gatto aspetta anche alla porta per salutare certi membri della famiglia perché ha sentito e riconosciuto l’andatura del suo umano preferito dall’esterno. Il senso cruciale dei gatti, però, è l’olfatto. L’odore dell’umano è come un’impronta digitale per i gatti, ognuno di noi ne emana uno unico e diverso, ed è quello che i felini associano a noi. L’odore stimola nel felino dei ricordi emotivi.

Chiamo il mio gatto ma lui mi ignora: il comportamento dei gatti

Da diversi studi condotti negli Usa sembra, comunque, che quando il gatto sente il suo nome pronunciato dal suo umano, mostra un comportamento orientativo, nel senso che sposta la testa e le orecchie nella direzione del suono per individuare la sua origine. Quando un micio sente la voce del suo proprietario, diventa automaticamente più attento. E mostra più di una risposta alla voce del suo umano rispetto a uno sconosciuto, ma semplicemente non si preoccupa di scomodarsi! Questa relazione tra gatti e loro proprietari è decisamente in contrasto con quella che lega cane e proprietario. I cani si sono evoluti per riconoscere e leggere le espressioni umane, i gatti no. La realtà è che i mici non hanno mai avuto veramente bisogno di leggere le espressioni umane, quindi, a differenza dei cani, non sono ancora molto bravi in questa abilità, ma certamente procedendo nel processo evolutivo del loro rapporto con l’umano, miglioreranno molto.

I gatti capiscono ciò che diciamo?

I gatti capiscono il suono più delle parole stesse. E imparano il senso di certe parole quando sono associate a qualcosa di positivo. Ripensa a come il tuo gatto ha imparato a rispondere a delle precise parole. Le hai pronunciate mentre preparavi il suo cibo preferito? È probabile che risponda perché ha associato quel tono di voce a una ricompensa piacevole. Insegnare al gatto a rispondere al suo nome, comunque, è un esercizio molto facile e può aiutare in diverse situazioni. Ad esempio, quando lasci il micio all’aperto o se c’è una situazione di emergenza. Essere in grado di chiamare il gatto e sapere che risponderà, tornando a casa, può essere di grande aiuto. Sia che tu scelga di utilizzare una parolina dolce o il nome del gatto, ricorda che ogni volta il nome deve essere ripetuto nello stesso tono di voce. Il tuo gatto non capirà cosa stai dicendo, ma lo comprenderà da come lo stai dicendo.

Training col micio

Inizia questo allenamento quando stai dando da mangiare al tuo gatto. Ogni volta che lo fai assicurati di pronunciare il suo nome con lo stesso tono di voce. Puoi continuare l’allenamento tra i vari pasti. Chiama il gatto e, quando arriva, ripeti il suo nome dandogli il suo cibo preferito. Quello che avrà bisogno di capire è che quando lo chiami per nome significa che otterrà qualcosa di sfizioso. Continua ciò più volte durante il giorno. Dopo di che passa al livello successivo e aumenta la distanza tra te e il gatto. Inizia a chiamarlo dall’altra parte della stanza o da un’altra area della casa e, quando arriva, premialo con il cibo ripetendo il suo nome.

Chiamo il mio gatto ma lui mi ignora: il comportamento dei gatti

Come faccio a sapere che il gatto mi riconosce o mi ricorda?

Se un gatto ti mostra affetto, di solito è un segno che ti riconosce. Tuttavia, uno dei seguenti comportamenti ce lo indica sicuramente:

  • Alza la coda correndoti incontro – è un modo per dimostrare la sua emozione per la tua presenza. Ti sta salutando ed esprimendo che è contento di rivederti.
  • Si strofina sulle tue gambe – è il gatto che mescola qualsiasi odore sul tuo abbigliamento con il proprio. In sostanza, ti sta reclamando come sua proprietà.
  • Ti lecca la mano – è un segnale di affiliazione, ti segna come parte della sua famiglia. È un comportamento che ricorda un po’ mamma gatta che lecca il suo gattino.
  • Si gira e ti mostra la pancia – è il massimo segno di fiducia da parte di un gatto. Sta dicendo: “ecco la parte più vulnerabile del mio corpo, so che non mi farai del male”. Quindi, attenzione a non tradire la sua fiducia toccandogli la pancia. In quel momento ti sta solo comunicando di essere a suo agio con te e non ti sta chiedendo di accarezzarlo in questa zona!
  • Si addormenta su di te o vicino a te – un gatto non abbasserà la guardia, a meno che non si senta al sicuro in tua presenza.
  • Ti sta guardando – lo sguardo di un micio può sembrare di poter penetrare nella tua anima. I gatti stabiliscono un contatto visivo con esseri umani fidati.

Approfondimenti:

Il comportamento del gatto può variare anche quando si trasloca; per sapere come affrontare il trasloco al meglio, leggi Aiuto, si trasloca! Tutti i consigli per affrontare un trasloco con il gatto

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