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I sensi del gatto

di Redazione Quattrozampe

Vista, udito e tatto sono quelli più sviluppati. Ma anche l’olfatto fa la sua buona parte. Un po’ meno il gusto. Sono i sensi del gatto, animale affascinante che spesso viene considerato superdotato o addirittura sensitivo. Come Oscar, il gattone bianco e grigio dello Steere House Nursing & Rehabilitation Center di Providence, in Rhode Island (Usa). Oscar trascorre più tempo nelle stanze dei pazienti ai quali rimangono poche ore di vita. Coincidenza? Il dottor David Dosa, geriatra e docente universitario alla Brown University, non riesce a dare una spiegazione scientifica di quanto accade e lo racconta in un libro che s’intitola “Il regalo straordinario di un gatto ordinario” ipotizzando che il micione sia in grado di riconoscere l’odore della morte.

Gusto e olfatto legati tra loro

Si tratta di uno spiccato olfatto, dunque? Rispetto all’uomo è senz’altro un super fiuto e si divide in principale e accessorio: il primo rileva molecole odorose volatili, il secondo è costituito dall’organo vomeronasale o di Jacobson, situato sul palato dietro gli incisivi, ed è specializzato nel rilevamento dei feromoni, le sostanze biochimiche che regolano comportamenti e reazioni fisiologico-comportamentali.

La comunicazione olfattiva è la prima utilizzata alla nascita per guidare il cucciolo, cieco e sordo, verso le mammelle della mamma gatta e poi per far sì che lui riesca a riconoscere, nelle poppate successive, la “sua” mammella. Una volta adulto, il gatto utilizzerà il suo olfatto nell’alimentazione e nelle relazioni sociali inter e intraspecifiche.

Gusto e olfatto sono due sensi del gatto molto legati tra loro. Il numero di papille gustative non è molto alto. Tra i sapori percepiti il salato è molto apprezzato, meno lo è l’amaro e per nulla l’acido. Pare che il dolce, invece, sia a malapena percepito. La uperficie della sua lingua è costituita da migliaia di papille filiformi con minuscole escrescenze cornee a forma di uncino, estremamente utili anche nel lisciare e districare il mantello.

Vista, udito e tatto ne fanno un cacciatore quasi infallibile

I suoi occhi sono molto grandi in proporzione alle dimensioni del suo corpo e il suo angolo visivo è di 280 gradi. La sua vista è eccellente anche in condizioni di poca luce, ma che il gatto veda al buio è mera leggenda. Non ha la capacità di distinguere molto bene i dettagli. Anche il suo mondo è comunque a colori, ma non come il nostro. Riesce a vedere bene le tonalità del blu, del verde e del giallo, mentre non distingue il rosso che gli apparirà nei toni del grigio.

Ad aiutarlo è anche il suo infallibile udito che arriva a percepire fino a 100mila Hz di frequenza.

Una volta uccisa la preda, il piccolo felino usa i suoi sensibilissimi polpastrelli per valutarne struttura e densità e che non ci sia più alcun segno di vita. La sua spiccata sensibilità tattile non riguarda solo le zampe, ma un po’ tutto il corpo che è in costante contatto con l’ambiente fisico mediante una vasta gamma di recettori del tatto sensibili alla pressione e una fitta rete di nervi portatori dei segnali.

Vibrisse e tilotrichi

Le vibrisse facciali, sotto gli occhi, sulle guance e sul muso, sulle labbra e sul mento, completano la percezione visiva, specialmente quella notturna. Quelle carpali, dietro i polsi delle zampe anteriori, aiutano il gatto ad arrampicarsi o a scendere dagli alberi e ad avere una sensibilità maggiore nel sentire le prede. Sul resto del corpo, in mezzo agli altri peli della pelliccia, ci sono degli elementi più grandi chiamati tilotrichi che hanno la stessa funzione delle vibrisse.

La pelle, inoltre, è ricoperta da milioni di recettori del tatto che sono molto sensibili alla pressione, alle correnti d’aria e alla temperatura. Quest’ultima non deve superare i 52 gradi. Grattini sotto il mento, dietro le orecchie o alla base della coda sono molto graditi, a differenza di quando si toccano coda, pancia o zampe, scatenando reazioni poco piacevoli.

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