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La divinità felina celebrata a Napoli dal 18 maggio

di Redazione Quattrozampe

mummie gatto napoli

È di dominio pubblico che il culto del gatto era una realtà molto radicata nell’Antico Egitto. Effettivamente osservando i nostri mici di casa spesso possiamo individuare comportamenti e atteggiamenti che ci fanno riconoscere in questi felini poteri soprannaturali. L’eleganza, la fierezza, la capacità di muoversi silenziosamente fanno dei felini, animali particolari e assolutamente affascinanti.

Mummie di gatto a Napoli

mummie gatto napoli A confermare la venerazione che veniva riconosciuta ai gatti nell’era dei faraoni, sono state ritrovate alcune mummie di gatto, risalenti a 2500 anni fa (tra il 390 e il 170 a.C.). Saranno esposte nel Museo “Umberto Scerrato” dell’’Università degli studi di Napoli L’’Orientale, a palazzo du Mesnil in via Chiatamone. La mostra aprirà giovedì 18 maggio e sarà possibile ammirare questi antichi reperti con ingresso gratuito il giovedì e il venerdì dalle 11 alle 14 e gli altri giorni su appuntamento.

Le mummie sono cinque: la più lunga misura 56 cm, la più corta 31 cm; una è nilotica e quattro sono libiche. Sono state rinvenute in diverse zone dell’Egitto e contengono scheletri di gatti sacrificati alla divinità di età compresa tra 4 e 8 mesi. Negli anni ’50 erano state ammassate e poi dimenticate nel Museo coloniale napoletano, sono state poi rinvenute nel magazzino della Società africana italiana. Nel 2014 si è deciso di recuperarle attraverso un’attenta opera di restaurazione, a occuparsene un’équipe di archeologi ed egittologi, la cui responsabile principale è stata Maria Diletta Pubblico.

L’aspetto peculiare di queste mummie sta nei tratti somatici dipinti a inchiostro con occhi rossi e neri. Sono inoltre decorate con un motivo decorativo a losanghe a spina di pese, rarissimo tanto che ne esiste solo un’altra simile al mondo. In tutto il mondo ci sono solo altre 25 mummie di gatto, poterne ammirare ben 5 gratuitamente in un unico museo è senz’altro un’occasione da non perdere.

I gatti nell’antico Egitto

Oggi pensare di sacrificare un gatto per una divinità è senz’altro un’eventualità macabra e da condannare, ma non dobbiamo dimenticare che il contesto 2500 anni fa era estremamente diverso.

mummie gatto napoliI gatti nell’Antico Egitto erano adorati, se ne trovano numerose raffigurazioni in dipinti, sculture e incisioni. Bastet, la dea della casa, dei gatti, delle donne, della fertilità e delle nascite, era raffigurata con corpo di donna e testa di gatto, a confermare l’enorme importanza che veniva attribuita a questo animale. Anche Sekhmet, sorella di Bastet veniva rappresentata con parti anatomiche di gatto. I gatti erano talmente sacri, che se un uomo ne uccideva uno per errore doveva pagare con la propria vita. In caso di incidenti domestici o incendi, il gatto doveva essere salvato prima dei componenti della famiglia.

Per gli antichi egizi anche per il gatto esisteva l’aldilà, motivo per cui venivano mummificati, in una tomba del 1700 a.C. furono trovati diciassette scheletri di gatto, ognuno dei quali aveva accanto una ciotola per assicurarne la sopravvivenza nel regno dei morti. Proprio grazie a questo amore incondizionati per questo animale che oggi possiamo ammirarne i resti nel Museo “Umberto Scerrato” dell’’Università degli studi di Napoli L’’Orientale.

immagine di repertorio, da Wikipedia.it

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