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Il paese dei gatti e degli ombrelli

di Redazione Quattrozampe

Il paese dei gatti

Chiunque passi per Carpugnino in Piemonte non può non pensare che sia il paese dei gatti ed imbattersi nel micio seduto nella piazza principale sotto al suo grande ombrello.

Non importa se c’è pioggia, sole o neve, questo gatto è sempre lì, a compiere il suo dovere, quello del ricordo.

È una statua tributo agli abitanti della città e delle zone limitrofe, che sono state terre di “lüsciatt”, ovvero di ombrellai che utilizzavano questa piazza come luogo di aggregazione.

E gli è stato dato il nome di “piazza I gennaio”, giorno in cui si teneva la festa dei “lüsciatt”, proprio per ricordare e festeggiare coloro che erano specializzati in questo lavoro e portavano nel mondo il loro talento.

Il paese dei gattiTornando a casa per le feste di Natale era tradizione riunirsi proprio il primo gennaio per ringraziare il bambin Gesù e pregare per sé e le proprie famiglie, prima di rimettersi di nuovo in un pericoloso viaggio nella speranza di rivedersi il successivo primo gennaio.

E chissà, forse, in quell’occasione i lüsciatt aprivano tutti i loro ombrelli per proteggersi da ogni tipo di sfortuna, esperti com’erano, li avrebbero di certo fabbricati per ogni tipo di evenienza.

La statua del gatto, in bronzo, su base di granito rosa di Baveno, è stata posta nel 1986 proprio durante questa festa.

Il paese dei gatti, della speranza e dell’amore

Sempre nella piazza c’è un altro elemento legato ai mici, la fontana della fertilità alla cui sommità spicca un’altra statua di gatto.

Non a caso, i gatti venivano spesso associati a guerra, amore e fertilità.

Il paese dei gattiAccompagnavano spesso divinità femminili legate alla fecondità come Artemide, Iside e Freya, dopotutto il gatto manifesta esplicite effusioni d’amore, è molto fecondo e ama come nessun altro.

Statue feline che rappresentano anche gli abitanti di Carpugnino, chiamati, appunto, “gatti”.

Insomma, il micio e l’ombrello di Carpugnino di certo non portano sfortuna, data la buona sorte degli abitanti e la bellezza del borgo. Anzi, è proprio questo ombrello “magico” ad essere considerato una metafora, simbolo di protezione da tutti i mali del mondo.

 

 

 

A cura di Isabella Dalla Vecchia – Oipa
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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