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Cadute dall’alto: la sindrome del gatto volante

di Redazione Quattrozampe

Cadute dall'alto: la sindrome del gatto volante

Non è raro vedere scritto “Gatto Volante” sulle cartelle cliniche di soggetti traumatizzati in seguito a una caduta dall’alto. Con queste parole si cerca di porre l’attenzione sul particolare determinismo del trauma che ha portato al ricovero, e che proprio per le sue prerogative espone a sorprese noi veterinari, a fronte di una prima visita che non di rado appare tranquillizzante.

Quando un gatto cade dall’alto si possono determinare molte lesioni, alcune ben visibili (fratture esposte, lacerazioni dei tessuti…), altre intuibili, da confermare con diagnostica per immagini (fratture non esposte degli arti, traumi vertebrali o cranici…), altre ancora decisamente occulte (a carico degli organi interni). Queste ultime sono particolarmente pericolose perché non evidenti e, soprattutto, perché possono evolvere, anche in modo drammatico, nelle ore o nei giorni successivi all’incidente.

Gli organi interni, nell’impatto con il suolo, subiscono un grave contraccolpo e spesso vengono lesi più di quanto non sembri al primo esame clinico. La vescica, se piena, può facilmente lacerarsi in modo più o meno grave, i reni, il fegato e la milza, sottoposti all’urto elastico del trauma, possono fissurarsi e cominciare a sanguinare, dando luogo a formazione di ematomi subcapsulari o a emoperitoneo. La colecisti e le vie biliari possono lacerarsi con fuoriuscita della bile nell’addome; i polmoni possono rimanere contusi e iniziare a infarcirsi di sangue. Di tutte queste possibili lesioni la più rapidamente identificabile (ma attenzione, non è sempre semplice), con l’ausilio dell’ecografia, è la lacerazione vescicale, che potrà essere risolta chirurgicamente. La contusione polmonare può essere evidenziata con una Rx ben dettagliata ma, al contrario della lesione vescicale, non ha un approccio terapeutico rapidamente risolutivo. Sarà necessaria ospedalizzazione, ossigenoterapia e monitorizzazione per sorvegliare l’evoluzione e decidere via via la terapia, medica o chirurgica. Per ciò che riguarda le lesioni di reni, fegato, vie biliari e milza, la evidenza si ha dopo ore o giorni. Da ciò la necessità di protrarre a lungo la monitorizzazione del paziente. Le lesioni potranno riassorbirsi nel tempo con supporto di terapia medica o richiedere intervento chirurgico nei casi più gravi.

L’argomento è vasto e non pretendiamo di sviscerarlo, vogliamo solo sottolineare che per valutare un “Gatto Volante” non basta la prima visita e spesso neanche il primo giorno di ricovero.

di Roberto Marchesini, Direttore del Siua

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