Agnello a Pasqua? Una vita al 50%
Con l’arrivo della Pasqua ormai imminente la questione del destino degli agnelli in Italia e nel mondo torna a farsi particolarmente pressante. Lo è in ogni momento dell’anno, ma mai come in questo periodo diventa di grande rilievo e impatto emotivo. Al di là delle considerazioni personali ed etiche, pubblichiamo una lettera aperta di Paola Re alla Coop.
Ci è stata inoltrata da Serene Ruffilli, Presidente L.I.D.A. Firenze Onlus (www.lidafirenze.it)
Lega Italiana dei Diritti dell’Animale, con l’invito a sostenerla e sottoscriverla, condividerla e prendere visione delle campagne contro il massacro degli agnelli in questo periodo.
La lettera della dottoressa Paola Re
Spett.le COOP Centro Italia,
come l’anno scorso la vostra azienda ha avuto la pessima idea di regalare un buono sconto del 50% per acquistare l’agnello in occasione della Pasqua. E’ un’iniziativa di pessimo gusto ma, con sforzandomi di vedere il bicchiere mezzo pieno, ne ricavo l’aspetto positivo. Non bisogna essere esperti in economia per capire che uno sconto serve a invogliare l’acquisto di un prodotto. Siamo arrivati al punto in cui a Pasqua, momento culminante per la vendita dell’agnello, l’agnello non si vende più tanto facilmente.
Nonostante i numeri che ci presentano le statistiche siano drammatici, qualcosa sta cambiando per la crescente sensibilità nei confronti della vita animale e per le campagne mediatiche delle associazioni animaliste contro la pratica di mangiare animali, non solo nel periodo pasquale. A prescindere dal fatto che sono contraria a mangiare animali di ogni specie, questo è il tragico momento degli agnelli. Sono cuccioli di 30-40 giorni, nati a seguito di una fecondazione regolata in modo da poterli macellare quando pesano 8-12 chili, proprio in occasione della Pasqua: un ciclo di vita artificiale a esclusivo uso e consumo dell’essere umano, una vera e propria programmazione sistematica a morire. L’incremento di richiesta e consumo nei giorni pasquali crea un sovraccarico di lavoro nei macelli, mettendo gli addetti ai lavori in condizioni di non rispettare sempre la normativa vigente sulla macellazione. Ai macelli a norma di legge si aggiungono quelli clandestini e caserecci di cui si sa poco o nulla.Gli agnelli e i capretti che ci ispirano tenerezza vengono strappati alle madri e, se non sono macellati localmente, sono costretti a lunghi ed estenuanti viaggi, stipati su camion, in condizioni di orribile sofferenza per arrivare al macello in cui vengono immobilizzati, storditi con elettronarcosi (che non sempre fa effetto, quindi possono essere ancora coscienti in punto di morte), appesi a un gancio e lasciati dissanguare. Prima della macellazione si dimenano, urlano, montano uno sopra all’altro, piangono terrorizzati. Nei loro sguardi si legge l’angoscia di una vita strappata e la consapevolezza dell’arrivo della morte. Ogni volta che si guardano queste immagini si avverte l’incapacità di trovare una spiegazione a tanto dolore. Dopo essere stati sgozzati, i loro corpi vengono lavorati velocemente diventando prodotti, pronti per essere venduti. Tutto ciò solo perché si fa prevalere il diritto al gusto sul diritto alla vita.
Comprendo che un supermercato basi la sua attività sul profitto ma si potrebbe evitare di spingere la clientela al consumo ossessivo di agnello nel periodo pasquale, proprio per non incoraggiare una strage. Il vostro buono sconto incentiva tutto ciò, alla faccia dell’etica che la COOP sbandiera come un suo principio fondante.
Cordiali saluti.
Paola Re
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