Allergia: cosa la scatena?
L’allergia al cane o al gatto è una cosa molto diffusa, uno dei motivi che spesso ne limita l’adozione. Ma cosa significa davvero essere allergici a un animale? L’allergia è una reazione eccessiva del nostro organismo a una sostanza percepita come dannosa. Le persone soggette hanno un sistema immunitario molto sensibile che risponde negativamente a una serie di sostanze. Le reazioni variano da individuo a individuo e possono manifestarsi sotto forma di eruzione cutanea, congiuntivite, rinite, asma.
Tutta colpa delle ghiandole sebacee
È convinzione diffusa che la causa dell’allergia al cane o al gatto (ma anche al coniglio o al cavallo) sia il pelo. In realtà non è così. Gli allergeni dei nostri animali da compagnia vengono prodotti a livello di ghiandole sebacee e si accumulano sulla cute e sul pelo dell’animale oltre ad essere presenti nella saliva e nell’urina. In genere la pelle dei cuccioli è relativamente libera da allergeni, ma con la crescita diventa meno elastica e le ghiandole sebacee cominciano a produrre più sebo dando inizio alla manifestazione dei primi sintomi di allergia. È da queste secrezioni che proviene l’allergene del gatto “Fel d1” che l’animale sparge su tutto il mantello attraverso la sua continua opera di autopulizia. Si pensa, infatti, che questo allergene sia la principale causa di allergia al gatto, così come per il cane lo è il “Can f1”. I pediatri denunciano inoltre che, su quattromila bambini visitati ogni anno a Milano, sessanta risultano allergici al coniglio, sempre più diffuso come animale da compagnia, al contrario del furetto che sembrerebbe meno pericoloso da questo punto di vista.
I malefici allergeni
Basterebbe quindi non venire a contatto con l’animale? In realtà “questi allergeni si disperdono facilmente nell’ambiente”, spiega il pediatra Guido Vertua, “rimangono sospesi nell’aria per tempi molto lunghi e si accumulano nei tappeti, divani e poltrone, tende, materassi e vestiti. Tali sedi rappresentano una riserva importante di allergene e possono trascorrere anche venti-trenta settimane prima che la concentrazione dell’allergene nell’ambiente si riduca in maniera significativa”. Non vi sono, quindi, case in cui non vengano trasportati attraverso gli indumenti e non siano presenti, ovviamente in concentrazioni minori rispetto alle abitazioni che ospitano animali. Di questo importante argomento abbiamo parlato diffusamente sul numero di aprile di Quattro Zampe. Se ti sei perso l’articolo o se vuoi rileggerlo, puoi scaricare la App per consultare la rivista in formato digitale e leggere tutti gli arretrati.
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