Associazione animalista e volontari secondo la legge
I volontari zoofili in Italia sono tanti e alcuni, in collaborazione con un’associazione animalista, si occupano di moltissimi animali bisognosi, con dedizione e passione. Il fatto è che, il volontariato in Italia, è un’attività riconosciuta come essenziale e socialmente utile. Per questo motivo abbiamo deciso di dedicare questo spazio alla figura del volontario: come è regolata, se vi è tutela, diritti e doveri per esercitare l’attività secondo la legge e l’interesse degli animali.
Il volontario esercita la sua prestazione nella piena libertà e decide, appunto liberamente, di dedicare sé stesso, senza scopo di lucro, ad attività socialmente utili. Così, di fatto, nell’ambito di tutela degli animali esistono due tipologie: il volontario “indipendente” e quello che collabora e\o fa parte di un’associazione organizzata, con tanto di statuto e atto costitutivo.
Volontariato indipendente
Nel primo caso, la persona sceglie autonomamente dove, come e quando prestare il proprio aiuto, come, per esempio, andando al canile\gattile per donare del cibo, ovvero sensibilizzando l’opinione pubblica su tematiche animaliste mediante la divulgazione di appelli, adozioni, ecc.
Volontariato legato a una associazione
Nel secondo caso, il volontario che presta attività in collaborazione con un’associazione animalista è ovviamente libero nella propria disponibilità temporale e di attività da eseguire, ma è bene che rispetti le indicazioni dell’ente di appartenenza per mantenere una unità organizzativa.
Procedure pre-affido e non solo
Così, per esempio, riallacciandoci all’attività dell’adozione, i volontari che fanno parte di un’associazione solitamente seguono determinate procedure come, per esempio, svolgere controlli pre-affido per valutare l’idoneità del soggetto – famiglia adottante, far compilare i moduli di cessione appositamente predisposti, nonché eseguire sopralluoghi successivi all’affido stesso per controllare lo stato di benessere dell’animale. In tutti questi casi, le indicazioni predisposte dall’associazione servono per mantenere un’integrità organizzativa che assicuri, oltre che serietà dell’ente, anche la tutela degli animali.
Corsi di formazione e iscrizione
Ma passiamo a casi pratici, di natura giuridica, che possono interessare il volontario. Attività svolta in canile: l’ente che gestisce la struttura, solitamente, prima di iniziare la collaborazione organizza corsi di formazione per gli operatori, al fine di insegnare ai futuri volontari come gestire il cane, portarlo in passeggiata, somministrare cibo e acqua, evitare di farsi male. Solitamente viene richiesta l’iscrizione all’associazione che gestisce la struttura del rifugio, con tanto di tessera e, soprattutto, ottenendo una copertura assicurativa in caso di eventuali sinistri.
Fattispecie, purtroppo, per nulla rara, in quanto avendo a che fare con gli animali è possibile, accidentalmente, che si verifichi qualche problematica.
Colonia felina e responsabilità
Altro caso pratico interessante, è stato sottoposto da una volontaria che segue una colonia felina riconosciuta, ubicata nei pressi di un condominio regolarmente abitato. Un condomino avrebbe lamentato un danno alle tende della propria finestra al piano terra, “causato”, a suo dire, da un gatto della colonia e chiedendo il ristoro dei danni nei confronti dell’operatrice felina.
È bene sapere che, nel caso di specie, il “tutor” della colonia felina non ha responsabilità: la sua funzione è quella di curare e tutelare i gatti liberi, comunicando al Comune e al Servizio veterinario eventuali problematiche, ma non è responsabile “in automatico” di eventuali danni arrecati dagli animali liberi. La questione si è risolta positivamente, non potendo il condomino provare che il danno fosse stato cagionato da un gatto della colonia e, soprattutto, non potendo attribuirsi una colpa alla volontaria.
Volontario figura essenziale
Possiamo ben immaginare come la figura del volontario sia essenziale per gli animali che, se non accuditi e tutelati, sarebbero lasciati in balia di sé stessi non potendo provvedere autonomamente. Si pensi ai cani custoditi presso i canili rifugio, spesso portati in passeggiata da volontari per donare ai quattro zampe qualche ora all’aperto, ovvero alle colonie feline che, censite, sterilizzate e curate, donano colore alle nostre città.
Non solo cani e gatti
È bene tenere presente che il volontario non provvede solo a “cane e gatto”: gli animali bisognosi sono di diverse specie. Si pensi ai cavalli che rimangono senza una “casa”, affidati grazie alla preparazione e serietà di grandi associazioni, a conigli o roditori, come quelli utilizzati in attività di sperimentazione scientifica e poi “ritirati” da volontari una volta terminata la “carriera”.
Ancora si pensi agli animali “da reddito”, custoditi presso rifugi e oasi felici, scampati dalla sorte del macello, alle cui necessità etologiche provvedono i volontari.
A cura di Avvocato Claudia Taccani – Avvocato e responsabile Sportello legale Oipa
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