Cane che piange in casa: quando è abbandono?
Nell’ultimo periodo si sono accesi i riflettori su una crudele usanza per la quale alcuni scellerati padroni di animali, abbandonano il loro fedele quattro zampe all’interno dell’abitazione, o sul balcone, o nel giardino o cortile della casa o dell’azienda, garantendo pochissime razioni di cibo e acqua e scarse condizioni igienico sanitarie, per questo dobbiamo fare attenzione quando sentiamo un cane che piange in casa.
Queste condotte rientrano nell’alveo dell’abbandono “casalingo” di animali. Recentemente due fatti di cronaca nazionale hanno portato a conoscenza l’opinione pubblica di questa terribile attitudine.
In un caso il luogo di abbandono è il terrazzino di casa, nell’altro è una gabbia all’interno di una stanza completamente al buio.
Capiamoci, quindi: non stiamo parlando del normale tran tran quotidiano, quando il nostro Fido resta a casa da solo per qualche ora a causa dei nostri impegni lontani dall’abitazione; qui si discute di animali lasciati a sé stessi per ore, giorni, a volte anche settimane.
Husky senza cibo
Nel primo caso, un Husky è stato abbandonato senza cibo, né acqua, sul terrazzino di casa dal padrone, partito per un viaggio di due mesi.
Il cucciolone fortunatamente è stato soccorso dai vicini di casa che, dopo una settimana di latrati e guaiti di disperazione, si sono resi conto della prigionia del cane e si sono arrampicati sul balcone per verificare la situazione e tentare di liberarlo.
Sul posto è intervenuta una volontaria che ha provveduto a contattare la Guardia Forestale, si è prodigata per le prime cure e si è detta disponibile all’adozione. Dal canto suo, il padrone, al rientro, sarà perseguito penalmente per maltrattamenti, abbandono e malgoverno di animale.
Amstaff prigioniero in gabbia
Nel secondo caso, invece, è stato ritrovato un cane di razza American Staffordshire Terrier (o Amstaff) prigioniero in una gabbia, al buio all’interno di un appartamento di proprietà di un cittadino straniero che, a quanto pare, trascorre lunghi periodi all’estero, in viaggio.
Un vicino era stato incaricato di dare da mangiare e bere al cane ma, essendo impaurito dall’animale, aveva preteso che questo restasse tutto il giorno rinchiuso nella gabbia. Il cane è stato posto sotto sequestro dalle Forze dell’Ordine per una successiva ricollocazione ottimale – anche attraverso la collaborazione dello stesso proprietario del cane – presso una famiglia che se ne prendesse cura in maniera adeguata.
Ai due è stato contestato il reato di maltrattamento di animali.
Affidamento a terzi
Evidenziando che la decisione di prendere un cane costituisce un notevole impegno, tale da integrare un atto di responsabilità che si protrae per molti anni, bisogna sottolineare che, in entrambi i casi, i cani sono stati affidati dal padrone a un terzo soggetto, disponibile a prendersene cura durante il periodo di assenza del padrone e, dunque, punibile ai sensi di legge.
Nuova proposta di legge
Esiste già una norma che punisce penalmente l’abbandono di animali (art. 727 c.p.). Di recente, finalmente, è stata presentata in Parlamento – e assegnata alla Commissione Giustizia della Camera – una nuova proposta di legge volta a inasprire le pene previste dal Codice Penale.
Tale proposta intende raddoppiare l’attuale cornice edittale (minimo e massimo di pena) prevista per il reato di cui all’art. 727 c.p., portandola da un minimo di 2.000 a un massimo di 20.000 euro, e introdurre un nuovo comma alfine di disporre due pene accessorie: l’imputazione delle spese per il mantenimento dell’animale a carico del soggetto che lo ha abbandonato e il divieto, per lo stesso, di detenere animali per almeno due anni.
A cura di avv. Francesca Zambonin – Avvocato degli Animali
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