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La coscienza degli animali esiste? Ecco cosa rivela la scienza

di Stefania La Malfa

Secondo gli ultimi studi scientifici è sempre più concreta la possibilità che esista la coscienza degli animali
L'ipotesi che esista la coscienza degli animali si fa sempre più concreta

Novità riguardo all’ipotesi che la coscienza degli animali possa sussistere arrivano da recenti studi scientifici che utilizzano indicatori comportamentali

In passato ci si è interrogati a lungo sul concetto di coscienza degli animali e ci si è chiesti se fosse possibile dimostrare che anche loro, così come gli esseri umani, avessero consapevolezza di sé e degli altri, della propria identità e delle proprie attività. Le nuove scoperte della scienza rivelano oggi sempre più tracce di esperienze coscienti negli animali e delle loro capacità cognitive.

Gli scienziati stanno studiando molto la questione della coscienza degli animali e rilevano che negli ultimi anni è cambiata la nostra prospettiva su questo tema
Negli ultimi anni è cambiata la nostra prospettiva sulla coscienza degli animali

La coscienza degli animali, gli ultimi studi

Gli animali spesso sono solo apparentemente molto diversi da noi e la prospettiva riguardo alla coscienza degli animali e il modo in cui noi li percepiamo negli ultimi anni stanno cambiando. Gli scienziati stanno approfondendo molto questo tema e l’ultimo orientamento è stato descritto sulla rivista Science dai filosofi Kristin Andrews della York University di Toronto, Jonathan Birch della London School of Economics di Londra e Jeff Sebo della New York University.

L’approccio che questi tre studiosi stanno applicando nelle loro analisi riguarda la presenza di comportamenti e strutture anatomiche – principalmente a livello neurale – che nella nostra specie sono collegati ad aspetti della coscienza, come indicatori dello stesso fenomeno anche nel mondo animale.

Il ragionamento per analogia è utilizzato dagli scienziati per ipotizzare la presenza della coscienza degli animali
Gli scienziati ipotizzano che esista la coscienza degli animali attraverso il ragionamento per analogia

La coscienza dell’uomo e la coscienza degli animali

Con il termine coscienza si indica, per quanto riguarda gli esseri umani, non solo il “sapere” ma anche la “cognizione” di sé e dei propri pensieri: per questo la parola “coscienza” è utilizzata come sinonimo di “consapevolezza” in riferimento alle esperienze vissute in un dato momento o per un certo periodo di tempo. Per quanto riguarda la coscienza degli animali la questione si complica: i tre filosofi spiegano infatti che non esistono né una teoria né una definizione condivise di che cosa sia la coscienza animale.

Andrews, Birch e Sebo propongono di risolvere la questione facendo ricorso al “problema delle altre menti”, un interrogativo che in filosofia della mente consiste nel chiedersi come possiamo sapere che ci siano delle menti simili alla nostra negli altri esseri umani.

I tre studiosi ritengono che debba valere anche per gli animali quello che il filosofo britannico John Stuart Mill ha descritto in un libro del 1889: “Da quali prove lo so… che le figure che camminano e parlano che vedo e sento, hanno sensazioni e pensieri, o in altre parole, possiedono una mente? In primo luogo, hanno corpi come me, che nel mio caso so essere la condizione antecedente dei sentimenti; e perché, in secondo luogo, esibiscono gli atti e i segni esteriori, che nel mio caso so per esperienza essere causati dai sentimenti”.

Quindi, attraverso il ragionamento per analogia chiamato in filosofia “abduzione”, nel caso in cui un animale mostri i segnali di un comportamento cosciente è plausibile che abbia una coscienza.

L'analisi di indicatori comportamentali è utilizzata per supportare l'ipotesi che esista la coscienza degli animali
Negli studi sulla coscienza degli animali sono esaminati vari indicatori comportamentali

Dal dolore alla coscienza, i vari studi sugli animali

Gli studi scientifici sulla coscienza degli animali prendono in considerazione i possibili indicatori comportamentali di un aspetto della coscienza che si decide di studiare, come l’evitare qualcosa che in passato ha provocato dolore o il cercare attivamente qualcosa che possa farlo passare o ancora la presenza di strutture neurali che nella nostra specie sono collegate all’elaborazione del dolore. Sappiamo per esempio che topi e uccelli, se provano dolore, cercano attivamente un farmaco anestetico come faremmo noi umani e che i rettili, in caso di lesione, evitano di appoggiare la parte del corpo dolorante e hanno minore appetito.

L’ipotesi che esista la coscienza degli animali si fa sempre più concreta quando sono presenti contemporaneamente più indicatori anche se non si può ancora escludere con certezza che i comportamenti descritti negli animali siano dovuti a risposte puramente inconsce del loro organismo.

È necessario proseguire gli studi scientifici in questo campo e indagare anche altri aspetti della coscienza degli animali, come quello della felicità. I risultati degli studi fin qui realizzati convincono comunque sempre più scienziati. Lo scorso anno i tre filosofi hanno, infatti, promosso la “New York Declaration on Animal Consciousness” che è stata firmata da oltre 500 esperti internazionali: si tratta di un documento che definisce “forte” il supporto dei dati scientifici per quanto riguarda esperienze coscienti nei mammiferi e negli uccelli e ne ritiene scientificamente possibile la presenza in tutti gli altri vertebrati e in molti invertebrati (come molluschi e cefalopodi).

La Dichiarazione sottolinea, infine, che noi umani, nel prendere decisioni che riguardano il benessere degli animali, dovremmo tener conto della possibilità realistica dell’esistenza della loro coscienza.

Per approfondire

Evaluating animal consciousness | Science

The New York Declaration on Animal Consciousness

© Riproduzione riservata.

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