Green Hill: la Procura di Brescia chiude l’inchiesta
La Procura di Brescia ha chiuso l’inchiesta su Green Hill, l’allevamento di beagle di Montichiari sequestrato dalla Forestale e dalla Digos il 18 luglio dello scorso anno.
Il processo dunque si avvicina: sotto accusa, l’amministratrice Ghislane Rondot, il direttore Roberto Bravi e il veterinario Renzo Graziosi.
Con il passare del tempo il raggio di azione dell’inchiesta si è allargato anche alla Marshall, la multinazionale americana da cui dipende Green Hill 2001 srl. Per questo anche Bernard Gotti, uomo di fiducia della Marshall Bioresources di Lione, dovrà rispondere come gli altri di maltrattamento di animali e di animalicidio in concorso. Lo stesso Gotti avrebbe rivestito un ruolo gestionale di spicco in quanto autore di un manuale con le linee guida del canile.
I 2.639 cani liberati un anno fa da Green Hill e affidati alle famiglie sarebbero stati costretti a “comportamenti insopportabili per le caratteristiche etologiche” tanto da avere somatizzato una serie di anomalie comportamentali (freezing, paura, ansia, stereotipie) riscontrabili in casi di “stress cronico”.
I cuccioli, stando a quanto riportato, vivevano ammassati in gabbie sporche di feci e sangue, dove la temperatura era mantenuta “consapevolmente elevata”, tra l’assordante e incessante abbaiare, senza luce naturale né possibilità di muoversi. Un “ambiente ristretto e uguale, privo di stimoli olfattivi e sensoriali imprescindibili per un beagle, essendo questi un cane da caccia”.
Le fattrici inoltre sarebbero state obbligate a parti a ripetizione e a separarsi troppo presto dai cuccioli, i quali venivano poi abbandonati in gabbie piene di segatura la cui ingestione non di rado ne provocava la morte.
E ancora, i cani, identificati tramite tatuatura con aghi, al posto del troppo costoso microchip, se affetti da dermatiti non venivano curati. Contestata anche la pratica di anestesie gassose e la soppressione di 54 beagle invendibili.
Una seconda tranche dell’indagine su Green Hill approderà invece in aula il 18 settembre. Davanti al Giuduce per l’Udienza Preliminare, ci saranno il comandante dei vigili di Montichiari Cristian Leali, accusato di omessa denuncia e falso in atto pubblico, e il dirigente veterinario del Pirellone, che autorizzò illegittimamente la pratica del tatuaggio.
Archiviata la posizione del sindaco Elena Zanola.
Fonte ilgiorno.it
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