Il collare elettrico è legale?
Se dovessimo essere testimoni o a conoscenza dell’uso indiscriminato del collare elettrico, reperire più informazioni possibili e segnalare il caso all’autorità competente per dare il via alle indagini.
L’addestramento del cane è un argomento molto sentito negli ultimi anni, anche grazie a famosi programmi televisivi che ci mostrano come “insegnare” al cane a tenere un comportamento educato, rispettare il “proprietario” e convivere pacificamente anche con altri cani. La figura professionale dell’educatore cinofilo ha preso piede nella nostra cultura e in taluni casi può costituire un vero e proprio lavoro. Tuttavia, anche in questo campo, non mancano orientamenti e scuole di pensiero contrastanti sull’utilizzo dei metodi finalizzati all’educazione. Il cosiddetto “metodo gentile”, per fortuna, sembra rappresentare quello più utilizzato in Italia, mediante l’impiego di tecniche e mezzi, appunto, non coercitivi e\o aggressivi nei confronti dei cani.
Si vende nei negozi
Ciò nonostante, se ci rechiamo presso negozi specializzati in articoli per cani o facciamo una ricerca on-line, risulta possibile trovare e acquistare il collare elettrico, ossia un collare che invia scosse di varia intensità e durata al collo di un cane o, a seconda di dove viene applicato, in altre parti sul corpo, tramite sonde in metallo che premono sulla cute. Già la descrizione non è delle più invitanti, eppure questo strumento non è considerato contro la legge nel nostro Paese e, pertanto, vendibile.
Ordinanza ministeriale
Tempo fa il Ministero della Salute aveva emesso un’ordinanza con oggetto il divieto di vendita e utilizzo del collare elettrico, ma tale dispositivo è stato impugnato e annullato a seguito di ricorso al Tribunale amministrativo regionale da parte di soggetti interessati alla relativa commercializzazione. Non sussiste, quindi, una normativa a carattere nazionale che vieti la vendita e l’utilizzo del collare elettrico ma, per il momento, in attesa di un auspicabile intervento legislativo in merito, abbiamo qualche strumento normativo a nostro supporto.
Convenzione europea
Anzitutto a livello comunitario, la Convezione Europea per la protezione degli animali da compagnia, ratificata in Italia con legge n. 201 del 2010, prevede espressamente al relativo articolo 7 che “nessun animale da compagnia deve essere addestrato con metodi che possono danneggiare la sua salute e il suo benessere, in particolare costringendo l’animale ad oltrepassare le sue capacità o forza naturale, o utilizzando mezzi artificiali che causano ferite o dolori, sofferenze e angosce inutili”.
Giudici inclini a condannare l’uso
Anche l’orientamento del giudice penale è incline a condannare l’utilizzo di questo mezzo di coercizione. Di recente, infatti, la terza sezione penale della Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il reato previsto dall’art. 727, comma II, codice penale, disposta dal giudice per le indagini preliminari di Rovereto, nei confronti di un uomo perché deteneva un cane in condizioni incompatibili con la sua natura e produttive di gravi sofferenze, utilizzando un collare elettrico al fine di reprimere comportamenti molesti. Il povero cane era stato rinvenuto vacante, sulla pubblica via, incustodito e con addosso il dispositivo del collare elettrico, strumento invasivo, doloroso e contrario alla natura del cane
Strumento invasivo e doloroso
È bene specificare che il reato di “detenzione incompatibile” di un animale, previsto dall’articolo del codice penale suindicato, è da considerare come una forma di maltrattamento più “lieve”, ma pur sempre punibile con la pena dell’arresto fino a un anno o dell’ammenda che può arrivare fino a 10.000 euro. I giudici hanno confermato la condanna emessa dal Gip, sulla base della relazione eseguita dal veterinario che aveva visitato l’animale dopo il suo rinvenimento, rilevando altresì che non sussisteva alcuna ragione che imponesse l’uso di un dispositivo come il collare elettrico, “ritenuto uno strumento invasivo e doloroso nonché contrario alla natura del cane”.
Atto penalmente rilevante
Ma la Corte di Cassazione non è nuova a tale orientamento. Già in passato, infatti, aveva qualificato l’utilizzo del collare elettrico come atto penalmente rilevante, ritenendo colpevole di maltrattamento di animale, secondo la formulazione più grave prevista dall’art. 544 bis del codice penale, una donna per aver “abusato” dell’utilizzo di questo mezzo coercitivo e incrudelito senza necessità nei confronti del proprio cane.
Il giudice penale conferma la sussistenza di responsabilità e condanna l’utilizzo del collare elettrico in quanto “trattasi in sostanza di un addestramento basato esclusivamente sul dolore, lieve o forte che sia, e che incide sull’integrità psicofisica del cane poiché la somministrazione di scariche elettriche per condizionarne i riflessi ed indurlo tramite stimoli dolorosi ai comportamenti desiderati produce effetti collaterali quali paura, ansia, depressione ed anche aggressività”.
Addestramento come forma di maltrattamento
L’addestramento, in questo caso, è stato considerato come forma di maltrattamento. Tornando alla normativa vigente nel nostro paese, si osserva che l’ordinanza del Ministero della Salute “concernente la tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani” in vigore dal mese di settembre 2013, prevede, tra le diverse disposizioni anche il divieto di addestrare e selezionare cani con il fine di esaltarne l’aggressività. Tale disposizione, seppur alquanto generica, è tuttavia di aiuto, insieme al favorevole orientamento penale giurisprudenziale prevalente, per “colpire” l’utilizzo del collare elettrico
Regolamenti e ordinanze comunali
A seguito dell’ordinanza ministeriale, numerose amministrazioni comunali si sono adoperate mediante regolamenti ed ordinanze che sanzionano la pratica dell’addestramento atto a incrudelire il povero animale. Così, per esempio, il Regolamento per il benessere degli animali della città di Genova, prevede espressamente tra i divieti generali quello di “ricorrere a violenze fisiche e\o comportamentali e all’utilizzo di mezzi dolorosi a qualunque scopo ivi compreso l’addestramento”, in caso di violazione è prevista una sanzione pecuniaria da 80 a 500 euro.
Diversi presupposti per limitarlo
Possiamo pertanto concludere che, nonostante l’assenza di un divieto specifico riguardo l’uso del collare elettrico, ci sono diversi presupposti per limitare tale pratica.
Si consiglia, pertanto, qualora dovessimo essere testimoni o a conoscenza dell’utilizzo indiscriminato di questo strumento, a reperire il maggior numero di informazioni possibile e segnalare il caso all’autorità competente per effettuare le indagini. Per il resto, ci auguriamo che la questione sia sottoposta nuovamente al vaglio del legislatore e che sia emessa una legge nazionale che vieti, definitivamente, l’utilizzo del collare elettrico sui cani e\o qualsiasi animale.
Di Claudia Taccani – Responsabile sportello legale Oipa Italia
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