Lupo in Italia: un predatore minacciato dall’uomo
“Il lupo in Italia è un animale simbolo, come l’orso, l’elefante, la balena, l’aquila. Insomma, per noi rappresenta l’essenza della natura selvaggia, un concetto che fa parte della nostra cultura, un mondo che ci apparteneva e che ancora ci riporta a epoche lontane nel tempo”.
A parlare è Francesco Petretti, biologo e ornitologo, insegnante di “Comunicazione della Scienza” all’Università del Molise, membro del Comitato scientifico del Wwf, per il quale ha diretto programmi per la Biodiversità, occupandosi di tutela delle risorse naturali e di specie minacciate.
Lo abbiamo intervistato, in esclusiva, per Quattro Zampe, per conoscere da uno dei massimi esperti l’importanza di questo magnifico superpredatore, antenato del cane e purtroppo vittima dei soprusi del suo peggior nemico, l’uomo. Ecco perché dobbiamo rispettarlo e proteggerlo.
Dottor Petretti, ci racconta un suo incontro ravvicinato col lupo?
Il lupo è un animale magico. Una volta l’ho osservato grazie a un gruppo di cornacchie che si aggiravano attorno a un esemplare: il lupo mi ha visto, mi ha guardato e non si è impaurito, a un certo punto, col binocolo, ho notato che in un secondo si è sdraiato a terra, mimetizzandosi alla perfezione con l’erba secca. Mi ha scrutato, e si confondeva in maniera impressionante con la ora circostante. E lì, in quel momento, ho pensato a quante volte si potrebbe passare vicino al lupo senza accorgersene. Questo è il lupo, un animale elusivo, sfuggente e furbo che valorizza appieno il nostro territorio con la sua presenza tanto discreta quanto imponente.
Quanto è importante la presenza del lupo in Italia?
È importante, oltre che sotto l’aspetto simbolico già descritto in precedenza, anche per quello ecologico scientifico. Di fatto il lupo è diventato il controllore della popolazione dei cinghiali in Italia. Il cinghiale, se non predato dal lupo, rischierebbe di diventare un grosso problema per l’agricoltura e gli ecosistemi forestali, il lupo fa in modo di equilibrare il numero di questi animali.
Dopo la nefasta parentesi degli anni Settanta, questa specie rischia di tornare fra i soggetti a rischio estinzione?
Il lupo non è a rischio, ma il numero minimo di femmine riproduttive per garantire la salvaguardia della specie (500 capi, la “minima popolazione vitale” ) ancora non è stato raggiunto. Se si dovesse mantenere l’attuale ritmo di crescita, in pochi anni dovremmo riuscire a raggiungere questo numero. I lupi in Italia sono circa 1800, quindi, paragonati ai 100 del 1972, hanno ripopolato spontaneamente il nostro Paese. Esistono, però, vari problemi: oltre la convivenza con l’uomo, vi è la convivenza con i cani, padronali o randagi, che sono in grado di accoppiarsi con i lupi e, quindi, di generare ibridi.
Cosa pensa del piano di gestione proposto dal governo che include gli abbattimenti?
Non sono affatto d’accordo. Perché nel caso del lupo non si può fare un’operazione di prelievo selettiva. L’abbattimento sarebbe una misura inefficace e ci priverebbe della possibilità di ammirare il lupo nel nostro territorio. Della popolazione del lupo non si conosce la composizione per classi di età: abbattendo alcuni esemplari, si rischierebbe, quasi sicuramente, di alterare la struttura sociale dei branchi e, quindi, di determinare un’azione controproducente. Insomma, si rischierebbe di ritornare agli anni Settanta.
Come si possono far convivere le attività zootecniche con la presenza del lupo?
Oggi le attività zootecniche in montagna sono molto meno estese rispetto al secolo scorso e sono di nicchia, perciò sono più facilmente controllabili ed è più facile applicare il sistema degli indennizzi. Se le misure di protezione, quali cani pastori abruzzesi e, quindi, metodi naturali, venissero attuate nelle misure e metodiche idonee, sarebbe molto ridotto l‘impatto del lupo sul bestiame. Il lupo è un animale intelligente, preferisce evitare lo scontro, caccia sempre senza sprecare energie e di certo la presenza di cani da pastore abruzzesi o delle recinzioni elettrificate a norma, sarebbe un ottimo deterrente.
Sarebbe utile intervenire sulla sfera didattica-educativa per sovvertire la visione distorta che il lupo ha in Italia?
Certamente. Molti passi avanti li abbiamo fatti, anche se c’è da lavorare ancora molto, esistono molte “sacche” di ignoranza, una delle quali è la leggenda metropolitana che narra di lupi reinseriti dall’uomo in natura, fatto assolutamente falso. I lupi hanno ripopolato il loro territorio in maniera spontanea, si deve intervenire assolutamente per sfatare questo mito, anche rispettando chi lavora per la conservazione di questo animale. Dobbiamo far comprendere che il lupo è un animale dai forti legami familiari, come noi umani, ha cure parentali e dinamiche sociali molto radicate e complesse. Dobbiamo fare crescere l’amore per questo animale.
Cosa pensa dell’ibridazione?
Tutto quello che si può fare per tenere i cani sotto controllo va a favore del patrimonio genetico del lupo. Dobbiamo immaginare l’Italia come una torta, al centro della torta (Appennini) il lupo è presente con una popolazione pura. Poi c’è la crosta (zone collinari) dove la presenza di cani è maggiore e vi sono più possibilità di accoppiamenti tra cani e lupi. La prevenzione è il sistema migliore per scongiurare il fenomeno dell’ibridazione: i cani randagi devono essere muniti di microchip ed eventualmente sterilizzati, non c’è bisogno di abbatterli.
A cura di Mauro Bassano
Foto di Simone Bellu
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