Volontario cinofilo multato perché il randagio ha dato un morso
La notizia non è delle più recenti, ma fa ancora clamore: un volontario cinofilo multato dopo che il randagio che ha accudito ha dato un morso a un passante.
Proprio così.
Un cane randagio, ospitato nel giardino di un uomo, ha morsicato un passante. Il responsabile della cura del randagio avrebbe dovuto essere il sindaco, e invece è stato multato il volontario cinofilo che lo accudiva.
La storia del volontario cinofilo multato
Vediamo i fatti, come esposti sul sito della Lega Nazionale per la Difesa del Cane. È successo a Termini Imerese, dove un uovo dava ospitaità nel giardino di casa, ad alcuni randagi per nutrirli. Un passante li aveva accarezzati e i cani, probabilmente non socializzati, lo avevano morso. Da qui le denunce e il calvario giudiziario culminato nell’incredibile provvedimento.
La voce della Lega
Piera Rosati, presidente nazionale di Lega Nazionale per la Difesa del Cane, ha così commentato:
“È una sentenza di una gravità eccezionale, che evidenzia la totale inadeguatezza della magistratura verso le criticità del randagismo e le responsabilità dei sindaci, completamente ignorate e impunite. La suprema corte, anziché riconoscere come prevede la legge 281 del 1991, che il sindaco è la massima autorità sanitaria, il padrone di tutti i cani randagi sul territorio e che risponde dell’incolumità pubblica, ha invece scaricato sul privato cittadino le negligenze municipali, le inefficienze della veterinaria pubblica, un sistema che vede semmai colpevoli le autorità locali che non sterilizzano e non microchippano i cani di loro proprietà come obbliga la legge”.
Una questione che lascia allibiti, e preoccupati.
E tu, accudisci randagi?
Ti occupi dei randagi della tua città? Li ospiti, li sfami, che rapporti hai con il sindaco e l’amministrazione comunale della zona dove vivi? Raccontaci la tua esperienza, dicci quello che pensi riguardo a questo evento e alla situazione dei randagi in Italia. Faccelo sapere con un commento sulla nostra pagina Facebook.
immagine di repertorio, da Shutterstock.com
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