Dialogare con gli animali: favola e realtà?
Gli animali possono parlare il linguaggio degli uomini? Solo nelle favole. Le fiabe avevano il nobile scopo di insegnare ai giovanissimi la differenza tra il bene e il male, spiegando l’esistenza dei pericoli, affinché si preparassero ad affrontare la vita. Spesso e volentieri a far da maestri erano proprio questi strani e meravigliosi animali parlanti.
Animali parlanti nei racconti
Basta chiudere gli occhi e immaginare di sentir parlare un gatto con gli stivali, un grillo, un bianconiglio, riuscendo a capire i loro saggi dialoghi, come fossimo piccoli dottor Dolittle. Sì perché chi avrebbe compreso il linguaggio degli animali (a parte San Francesco che conosciamo bene) sarebbe stato proprio questo dottore, che un giorno improvvisamente inizia a sentire tutti i loro commenti.
Questo personaggio è il protagonista di una serie di quattordici libri scritti dal britannico Hugh Lofting, iniziati come racconti dedicati ai figli, mentre combatteva in trincea durante la prima guerra mondiale. Una storia di successo che uno scrittore italiano avrebbe già scritto prima di lui, rielaborando a sua volta una favola orientale de “Le Mille e una Notte”, aggiungendo però un personaggio folkloristico che forse solo in Italia possiamo trovare tanto completo: la “moglie curiosa”. Stiamo parlando di Raimondo Lullo, anche se è Italo Calvino a farne un racconto di successo nel celebre “I l linguaggio degli animali e la moglie curiosa”. In questa storia, esattamente come per il dottor Dolittle, un uomo si ritrova con il potere di comprendere il linguaggio degli animali.
Una storia tutta italiana
Parlare con gli animali è un meraviglioso dono, ma capita purtroppo a un uomo egoista che lo sfrutterà a proprio vantaggio. Un bue stanco delle fatiche a cui è costretto, cerca una soluzione per lenire le sue “sfacchinate”. L’asino gli consiglia di smettere di mangiare, debilitarsi e farsi accudire dal contadino. Il bue segue questi consigli, ma il contadino, che grazie al suo potere sente chiaramente il dialogo dei due animali, si prende gioco di loro, parlando a voce alta e dicendo di voler portare il bue al macello, perché così debole non gli serve più. Il bue, terrorizzato dal cupo futuro, si butta sul cibo e si abbuffa riprendendo le forze perdute. Ovviamente l’uomo ride e si diverte come un matto, prendendosi gioco dei poveri animali. Il protagonista, anziché adoperare il potere per il bene, lo usa per il proprio divertimento, arrivando a fare perfino di peggio. Viene interrogato dalla moglie, curiosa, che inizia a sospettare di questo potere, ma l’uomo, crudele più che mai, le intima con violenza di stare zitta.
La tradizione della festa di Sant’Antonio
Eppure il dialogo tra uomo e animale sembra esistere da molto prima. Ne parla l’antica tradizione del giorno di Sant’Antonio Abate (da non confondere con Sant’Antonio patrono di Padova), quando il 17 gennaio avveniva la benedizione degli animali in chiesa. E non erano benedetti per essere santificati, ma per essere esorcizzati. Si diceva, infatti, che nella notte di Sant’Antonio gli animali acquisivano la parola, comunicando con linguaggio umano. È dunque per questo che i contadini in quella notte, terrorizzati di dover rispondere a un mulo o una mucca che avrebbero certamente protestato per come venivano trattati, correvano il giorno dopo dal prete a farli benedire, convinti che la parola fosse stata data dal diavolo di cui dovevano liberarsi per far tornare tutto come prima.
Il dottor Dolittle
Per fortuna ai nostri giorni è arrivato il dottor Dolittle, una figura molto positiva, prima con una serie di romanzi, poi con un primo film del 1967. Il dottor Dolittle è un medico che, stanco dei pazienti umani, decide un giorno di farsi insegnare dal suo pappagallo il linguaggio degli animali. Una particolarità che gli farà comprendere le sofferenze vere degli animali fino ad arrivare ad aiutare la foca Sofia, affetta da depressione, facendola scappare al Polo Nord. Quando si sentono le tristezze degli animali è impossibile non rispondere al loro richiamo: verrà considerato pazzo, esattamente come vengono a volte considerati folli anche gli animalisti. Imprigionato riuscirà a fuggire vivendo una miriade di avventure, sempre curando animali bisognosi di aiuto. Quello di parlare con gli animali è un fantastico dono che desideriamo tutti. Poter guardare negli occhi un animale, sentire la sua voce, capire i suoi sentimenti. Ma… un momento, non è che abbiamo già questo potere?
Di Isabella Dalla Vecchia Oipa www.oipa.org
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