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Agility Dog: sport favoloso

di Redazione Quattrozampe

Agility Dog

Incontriamo Massimo Perla, organizzatore di quattro campi di agility dog ad Alviano in occasione di speciali “doppie finali” per il campionato italiano Csen 2015. Nonostante i suoi numerosi anni di esperienza in agility, Massimo conserva la voglia di sempre e un attaccamento senza eguali alla nostra disciplina, cercando di coronare un sogno che ormai porta dentro da tanto e che sembra quasi raggiunto: il riconoscimento del Coni e, di conseguenza, la partecipazione dell’agility alle ambitissime Olimpiadi. Il clima di queste finali, nonostante la posta in palio fosse alta (tra partecipazione al mondiale World Agility Open Wao e titoli di campioni italiani Csen) è stato molto sereno e festoso, in un’atmosfera amichevole e in totale rispetto dei cani e della sportività.

 

Agility Dog
Massimo Perla alla premiazione

Massimo, come sempre hai dimostrato un incontenibile e contagioso entusiasmo nella nostra amata agility: con quest’ultima finale ti sei davvero superato. Cosa prevedi possa succedere da questo momento in avanti ?

Dopo un simile weekend non ho alcun dubbio nel confermare che ci sono tantissime persone che amano l’agility e che sono disposte a spendere tutte le energie possibili per farla crescere, se le condizioni lo permetteranno. Con i miei collaboratori sto cercando di ottenere le condizioni ottimali per vedere riconosciuta l’agility come un vero e proprio sport, per vedere il nostro cane riconosciuto come un atleta con tutte le sue necessità e garantire che questo sport si mantenga sano e puro nella sua crescita. E senza mai perdere di vista che alla base di tutto c’è la relazione con il nostro cane, il suo benessere e la felicità di condividere qualcosa insieme a lui. È un percorso che deve spiccare il volo: sarà lungo e fatto di piccoli passi, ma è il momento giusto per arrivare a questo grande traguardo.

Agility DogQuindi il popolo dell’agility sta davvero attraversando una fase di trasformazione di mentalità e di concetto nei confronti del nostro sport a sei zampe…

Certo, l’hai visto tu stesso. Più di 400 binomi in gara che si sono divisi tra le attenzioni e il divertimento con il proprio cane e la responsabilità di dare una mano a un evento che ha lasciato tutti a bocca aperta. La grandiosità di questa organizzazione è il frutto della voglia di tantissime persone di far conoscere questo sport che emoziona tanto, di riuscire a confrontarsi, divertirsi e migliorare in mezzo ad altre persone con la stessa passione e gli stessi ideali. È molto più che un punto di partenza per la trasformazione: è il motore principale che darà la carica giusta per arrivare davvero lontano.

Secondo te, l’Enci, che ha sempre rivendicato il monopolio dell’agility italiana, terrà conto di tutto ciò e cercherà di aggiustare il tiro, magari cercando un dialogo? Oppure proseguirà a testa bassa verso i suoi traguardi?

Agility DogMi auguro di aver creato un’alternativa all’Enci e che tutto ciò sia stato utile soprattutto per risollevare l’agility da una situazione statica nella quale ci eravamo arenati, con persone disilluse e stanche di molte dinamiche senza soluzione. Forse è dovuto anche al fatto che in Enci poche persone appartengono al mondo dell’agility: quindi era molto più difficile per loro capire veramente le esigenze e le necessità di cui c’era bisogno. Spero di mettere a frutto nello Csen la mia esperienza quarantennale in agility e in cinofilia. Inoltre, la maggior parte delle persone che collabora con me appartiene alla cinofilia, chi meglio di noi può gestire e sviluppare questo settore? Sono convinto che ciò sarà di stimolo anche a Enci per riprendere in mano il settore in maniera più decisa e organizzata: sicuramente troveranno delle persone pronte a praticare l’agility in modo più carico e ambizioso, ormai si è visto il potenziale di questo sport.

E il tuo sogno olimpico?

Sì, il mio sogno è contribuire attivamente alla realizzazione delle Olimpiadi. Scherzi a parte, sarà un percorso lungo, ma adesso abbiamo tutte le condizioni per poterlo iniziare. Ho un efficiente staff che ormai ho messo alla prova in molteplici occasioni, ho la fiducia e l’appoggio di moltissime persone che hanno lo stesso sogno e ho la grinta e la passione di vedere riconosciuta l’agility come uno sport olimpico. Nel 2024 le Olimpiadi si potrebbero svolgere in Italia o in Francia, due nazioni dove l’agility si è sviluppata molto presto e in modo importante. Sarebbe perfetto, in quest’occasione, entrare come sport dimostrativo.

Il tuo staff è efficientissimo e all’altezza di questi eventi: qual è il segreto del tuo successo?

In realtà c’è talmente tanto da fare durante questi eventi che ci vuole davvero una graAgility Dognde passione e la volontà di lavorare senza sosta e con la massima professionalità. C’è una selezione naturale intorno a me che porta a dare spazio solo a chi ha fiducia, crede nei progetti prefissati e ha voglia di contribuire in maniera positiva. Chi, invece, cerca di ottenere solo visibilità o di raggiungere degli scopi personali lontani da quelli reali ha la vita breve, perché il duro lavoro, il costante impegno e i sacrifici durante l’anno che vengono fatti si sostengono solo con persone che hanno una vera passione per l’agility e per la cinofilia.

Alla finalissima Csen 2015 hanno partecipato tanti big italiani. Solo per citarne alcuni, Nicola Giraudi, Carlo Fazio, Veronique Toniolo, Gianni Orlandi, Luciano Ganz e tanti altri. E il prossimo anno ne interverranno sicuramente molti di più. A questo punto, secondo te, cosa manca per rendere davvero competitiva la nostra squadra nazionale che parteciperà al campionato del mondo Wao il prossimo maggio in Inghilterra?

La squadra di quest’anno è di nuovo un mix di persone che ha già partecipato al Wao e di altre alla prima esperienza. Questo è il mix perfetto per avere concentrazione giusta e soprattutto grinta. Nelle precedenti edizioni abbiamo già avuto modo di capire che gli atleti italiani non hanno nulla in meno dal punto di vista tecnico rispetto ai “colleghi” provenienti dalle altre nazioni. Anzi, io credo che noi abbiamo una grande arma in più, ovvero la capacità di fare gruppo, di sostenerci, di aiutarci e di sentirci tutti parte di una grande avventura.

Questo elemento può davvero fare la differenza. Ne abbiamo avuto la prova il primo anno quando, pur arrivando al Wao da outsider, siamo giunti primi nella gara a squadre. Sicuramente dovremo gestire l’emozione che può giocare brutti scherzi, ma quello che voglio trasmettere a tutti i ragazzi è che dobbiamo partecipare con la voglia di vivere una bella esperienza in qualunque caso. E in gara voglio evitare pressioni o malumori. Il concetto rimane sempre lo stesso: creare una bella atmosfera di serenità e divertimento.

 

Grazie, Massimo, per tutto ciò che stai facendo per far sì che la nostra amata disciplina possa davvero essere uno sport con la “S” maiuscola. Buon agility a tutti, Alfonso.

 

 

 

 

A cura di Alfonso Sabbatini

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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