Agility in montagna, con Paolo Ciaghi
“Rimane sempre la soddisfazione di fare qualcosa di strabiliante insieme al proprio amico a quattro zampe. Ed è anche una disciplina terapeutica”
In questo numero facciamo la conoscenza di un pilastro dell’agility, il trentino Paolo Ciaghi. Nella sua lunghissima carriera ha vinto parecchio, pluricampione italiano, vicecampione europeo e vicecampione del mondo, ma soprattutto da grandissimo uomo che è, vanta il titolo più grande, quello dell’umiltà e della semplicità davvero unica.
Caro Paolo, raccontaci da quando e perché hai iniziato a praticare l’agility?
Ho iniziato nel 1999 seguendo i corsi al Biancospino e lì ho conosciuto la disciplina dell’agility grazie a Ezio Bertuletti e il suo Schnauzer medio Argo. Oggi il centro cinofilo La Volpe Rossa (www.lavolperossa.it) conta 50 binomi, 30 dei quali partecipano a livello agonistico a gare Enci e Csen. Alcuni di loro sono stati proclamati campioni italiani e hanno partecipato a competizioni a livello europeo e mondiale. Oltre all’agility si praticano corsi di obbedienza, corsi sulla psicologia del cane e stage di vario genere. Da ottobre del 2013 abbiamo aperto un nuovo campo grazie all’amministrazione comunale di Mori (Tn) che ci permette di svolgere le varie attività in una struttura adeguata e facilmente raggiungibile.
Che emozione ti dà questo sport?
Le emozioni sono infinite: si passa dalla felicità alla delusione nel giro di un secondo, ma comunque rimane sempre la soddisfazione di fare qualcosa di strabiliante insieme al proprio amico a quattro zampe.
Quanto è importante il cane “giusto”? Come si sceglie?
La scelta del cane è molto importante. Determinante, ma non sicuro per il raggiungimento di ottimi risultati, è la conoscenza della genealogia del cucciolo che si sceglie. Le linee da lavoro sono sicuramente le più indicate per chi vuole praticare l’agility.
Quali cani possono fare agility? Chi può praticarlo?
L’agility è aperto a tutti i cani, di razza o meticci, piccoli o grandi. Si divide in categorie in base all’altezza dei cani. È aperto a conduttori di ogni età, la componente fondamentale per tutti è la passione e la voglia di stare con il proprio cane e il rapporto che si costruisce insieme.
Chi ha un cane che non ha mai fatto agility, come inizia?
Solitamente l’agilitista comincia in un centro cinofilo, seguendo un corso di educazione di base e vedendo l’agility praticato da altri, chiedono il modo per poter iniziare anche loro magari solo per puro divertimento.
Qual è l’ostacolo più facile, secondo te?
Di sicuro il tubo. In pochi minuti il cane impara a conoscere l’attrezzo.
E l’ostacolo più difficile?
Lo slalom: il più complesso perché obbliga il cane a lavorare solo con la propria testa in un movimento per lui innaturale.
A chi dice che troppi sforzi agonistici non fanno bene al cane, cosa rispondi?
Alla base dell’agility, come in tutti gli altri sport, ci deve essere una buona preparazione fisica del cane per evitare infortuni e salvaguardarne la salute. Poi sta al conduttore capire quando il proprio cane ha raggiunto il limite d’età per praticare l’agility a livello agonistico, ma non abbandonarlo completamente proseguendo al proprio campo con percorsi più idonei alle sue capacità fisiche. Per il cane l’agility resta sempre un gran divertimento e privarglielo è comunque una brutta cosa.
Come si capisce quando fermarsi per non esagerare con lo sforzo?
Prima di tutto la salute del cane sempre e in ogni momento. Noi al nostro centro ci alleniamo un paio di volte alla settimana senza mai portare allo sfinimento o allo stress del cane sia a livello psichico che fisico.
L’agility è anche terapeutica: un esempio sulla base della tua esperienza?
La mia personale esperienza mi ha insegnato come l’amore per un cane possa far superare tanti momenti difficili e sopportare tanti dispiaceri. Da noi l’agility non è solo sport, è anche un gruppo di amici che si frequentano e ai quali piace stare insieme. Il gruppo ci aiuta e ci ha aiutato a superare momenti molto difficili. Pertanto, a mio parere, l’agility è anche molto terapeutica.
Mi è tornata la pelle d’oca, caro Paolino, ti ringrazio di cuore per aver risposto alle mie domande. In qualità di collega, ma soprattutto di amico, quale sei, ti auguro davvero di continuare a regalarci ancora tante emozioni, sperando di rivederti in campo al più presto per la tua nuova sfida a sei zampe.
Con profondo affetto, Al.
Di Alfonso Sabbatini
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