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Arnaldo Benini: “L’agility mi ha stregato”

di Redazione Quattrozampe

Arnaldo-Benini

“Inizialmente rimasi basito, stupito, affascinato…. insomma letteralmente senza parole. È stato un incontro fortuito e un grandissimo colpo di fulmine con questa splendida disciplina” La popolarità di Arnaldo Benini, icona dell’agility italiana e pioniere dell’armonia a sei zampe nel nostro paese, è oltre frontiera. La sua simpatia rende le gare sempre più allegre. Per me è stata una fortuna, oltre che un piacere l’averlo incontrato e conosciuto. Ha iniziato questa splendida avventura, che è diventata anche una parte integrante della sua vita, nel lontano 1989, con una femmina di Boxer, ben 25 anni fa, ma già dall’84 lavorava con i cani praticando utilità e difesa. Ma sentiamo direttamente da lui, in esclusiva per i nostri lettori di Quattro Zampe, preziosi consigli su questa magnifica disciplina qual è l’agility dog. Caro Arnaldo, qual è stata la molla che ti ha portato a scegliere l’agility come compagna di vita e di lavoro? Ho iniziato a lavorare con i cani nel 1984 nell’ambito dell’utilità e della difesa. Poi, un bel giorno, un mio cugino che all’epoca abitava a Londra, sapendo della mia passione e dedizione per i cani e per il lavoro con loro, mi mandò delle videocassette sull’agility dog: inizialmente rimasi basito, stupito, affascinato… insomma letteralmente senza parole. È stato un incontro fortuito e un grandissimo colpo di fulmine con questa splendida disciplina: da lì ho cominciato a muovere i primi passi con la mia Boxerina di nome Birba e poi ho proseguito con altri cani come il Pastore Tedesco. Per poi arrivare al Border Collie, il primo fu, come molti sapranno, Cielo di Cambiano detto Max, da lì l’irrefrenabile voglia di divulgare l’agility e condividerla il più possibile. A che età può iniziare un cane a muovere i primi passi in un campo di agility? Quanto ai primi passi, a mio avviso, stiamo parlando di approcci propedeutici a quella che sarà l’agility che il cane praticherà in futuro, una volta divenuto adulto. Per cui si tratta di lavorazioni che non devono assolutamente gravare sulla crescita psicofisica del cane, che devono riguardare più gli ambiti del controllo e dell’obbedienza, i suddetti esercizi che possono essere svolti all’interno di un campo di agility e non solo, in poche parole devono rispettare l’età fisica e mentale del cane. Non dimentichiamo che non bisogna mai esagerare. E soprattutto ciò che deve prevalere è sempre il buon senso. Premesso tutto ciò, possiamo cominciare a lavorare sulla mente del nostro cane con questi paletti-presupposti abbastanza presto. Mentre sulla vera e propria attività sportiva bisogna attendere che la crescita sia completa. Arnaldo, qual è l’ostacolo che insegni per primo a un cane? I primi ostacoli sono il tunnel, il salto e il tavolo. Come giudichi l’agility nel nostro paese rispetto al resto del mondo? La nostra agility ben figura nel rapporto con il resto del mondo. Sappiamo di essere molto competitivi, lo dimostrano i risultati ottenuti dalle varie nazionali. Credi che l’avvento di docenti stranieri porti sempre giovamento alla nostra agility? Sicuramente l’avvento di docenti stranieri ha portato e porta tutt’oggi un giovamento alla nostra agility, guardare le cose sotto aspetti diversi, aprirsi a modi nuovi di lavorare cercando di adattarli al proprio sistema. Questo è senz’altro importantissimo per far progredire questa disciplina, un po’ quello che faccio io quando insegno la nostra agility all’estero. Ma questa splendida disciplina potrà mai diventare sport professionistico a tutti gli effetti? È difficile prevederlo, sicuramente non lo vedo come un traguardo semplice, soprattutto perché purtroppo non è uno sport così diffuso (se parliamo di sport professionistico) e, inoltre, la cultura rispetto al cane è ancora troppo poco sviluppata, va detto. Tu che sei anche un giudice molto bravo e preciso, come “giudichi” l’operato dei tuoi colleghi nei vari campionati italiani? Ci sono state tante occasioni in cui ho piacevolmente riscontrato una certa professionalità in chi mi ha giudicato. In altre, però, devo dire che non è stata la stessa cosa, probabilmente è dovuto a una mancanza di esperienza. Non è un “mestiere” semplice, per cui in qualsiasi circuito si diventi giudice bisogna avere un importante supporto nella formazione, soprattutto dove non c’è assolutamente esperienza pregressa. La tua vita è un susseguirsi di successi sportivi. Ancora adesso garantisci eleganza, spettacolo e risultati quando gareggi. Ma il tempo, purtroppo, non può fermarsi e la mia domanda forse vuole essere anche una curiosità personale di quello che ne sarà della tua vita quando appenderai definitivamente “il guinzaglio al chiodo”. Insomma, hai pensato al tuo futuro? Non mi pongo limiti, i cani, l’addestramento e l’agility saranno sempre la mia vita, non appenderò mai il guinzaglio al chiodo, un’evoluzione logica ci sarà, ma è ancora molto lontana. Credi che possa un domani nascere un’associazione di soli istruttori di agility, così come esiste per gli allenatori di calcio, che ne tuteli tale figura? Mi piacerebbe molto, sarebbe una delle cose più importanti da fare, non solo ne tutelerebbe la figura, ma soprattutto aiuterebbe a mettere un po’ d’ordine su quello che dovrebbe essere l’ “istruttore”, come è ovvio e come accade in tutti i settori, non ci si può improvvisare in un mestiere difficile come questo, sicuramente cominciare con un corso formativo è il primo di molti altri passi che andrebbe fatto prima di esercitare in questa professione. Per questo, credo che un’associazione di categorie andrebbe regolata su questo tipo di problematica, sempre che si riesca a mettere da parte per un attimo il proprio tornaconto. Amico mio, ti ringrazio per la tua disponibilità. Il mio più grande augurio è quello di vederti sui campi ancora per tantissimo tempo e così garantire professionalità e tanta simpatia a tutti. Ciao amico, a presto, tuo Al

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di Alfonso Sabbatini

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